La fantasia nella nostra società non è elemento incentivato; nel caso avvenga è perché si cerca un utile, un ottenere denaro, ma in questo caso fa perdere molto del suo significato e del suo potenziale, perché fa passare il pensiero che non è concepito qualcosa che non crei profitto, che esista solo per essere quello che è, ovvero qualcosa di bello che arricchisce interiormente, dando un significato all’esistenza o magari permettendo di renderla più sopportabile.
Una realtà non solo attuale, ma che è sempre esistita. La fantasia, dalla maggioranza, è sempre stata sottovalutata o disprezzata; l’unica fantasia considerata accettabile era (ed è) quella rivolta all’ambito sessuale, per non parlare di quella di conquista, di accumulo di denaro, di potere. La fantasia volta a creare qualcosa di bello, in grado di far sognare, invece è denigrata, da tutte le parti.
Se si è giovani e si fantastica, si sogna, si viene presi in giro dai coetanei, che sbeffeggiano, mettono in ridicolo quello che si fa come è tipico dell’adolescenza, perché gli adolescenti possono essere molto crudeli (per non usare un altro termine): “ma vai a f**a!”, “dai, vieni che ci andiamo a prendere una bella pitona!”, “prova questa pasticchetta: vedrai che viaggio, altro che le tue fantasticherie”. Questi sono solo alcuni esempi di come viene trattato chi prova a volgere lo sguardo verso qualcosa che non è nel concreto, ma si trova a un diverso livello d’esistenza; ma i commenti possono essere molto più taglienti e i comportamenti molto più feroci, partendo dall’emarginazione, arrivando a insulti e a vero e proprio accanimento, perché si cerca qualcuno su cui gettare le proprie frustrazioni, su cui scaricare il fatto di aver rinunciato (o essere stati costretti a rinunciare) ai propri sogni, cercando così di distruggere anche quelli degli altri.
Gli adulti non sono certo meglio: i più cercano in ogni modo di disincentivare il fantasticare, compatendo chi lo fa. “Smetti di stare con la testa tra le nuvole”, “Sei grande per queste cose”, “Cerca di badare più al concreto e vedi di crescere, non perderti sempre dietro a fantasie di bambini” sono tra le frasi che più spesso di sentono dire.
Se è un adulto a fantasticare, le cose non vanno certo meglio: i giudizi sono ancora più traccianti. “Disadattati”, “Gente mai cresciuta”, “Minorati mentali”, questi sono alcuni dei giudizi dati con disprezzo e compatimento.
Questo pensa la maggioranza a riguardo della fantasia e di chi la segue. E visto che la maggioranza la pensa così, allora deve essere per forza il pensiero giusto.
Ma se si è andati avanti nell’evoluzione, non è stato certo grazie a questa mentalità. Anzi, per chi fa parte di tale modo di pensare vale solo un giudizio: “Chi scandalizza uno di questi piccoli che credono, è meglio per lui che gli si metta una macina girata da asino al collo e venga gettato nel mare.” (Marco 9,42) (con piccoli non ci si riferisce solo all’età della fanciullezza, dell’essere bambini in base all’età biologica, quando a mantenere quell’aspetto psicologico di cui poeti come Pascoli hanno parlato e che tanti esperti di psicologia si sforzano di far riscoprire all’individuo dopo che il sistema in cui sono vissuti ha cercato in ogni modo di cancellare).
Se il mondo è andato avanti è stato grazie ai sognatori, a chi ha usato e seguito l’immaginazione. Perché l’immaginazione è un guardare oltre, verso quel che ancora non si comprende e che porta a scoperta ed evoluzione. “I have a dream” proclamava Martin Luther King, “If you can dream it, you can do it!” diceva Walt Disney.
Se gente come Pasteur, Da Vinci, i fratelli Wright, si fosse lasciata scoraggiare nel seguire i suoi sogni perché erano qualcosa di lontano dal reale, che non ne faceva parte (solamente una fantasia come ritenevano i più), l’umanità sarebbe sempre rimasta ferma.
Per questo ci sarà sempre bisogno di sognatori: perché sono loro quelli che fanno andare avanti e permettono all’umanità di essere tale e non un gretto abominio che sa solo distruggere.
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