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Di spade

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Le spade sono un elemento che è stato ben presente nella vita dell’uomo, sia nella realtà, sia nelle storie inventate.
Sono state oggetti ornamentali, fautori di violenza e morte. Sono state anche molto più di un’arma.
Per il loro essere lucenti, nell’antichità venivano usate come specchi. Non per niente un passo della Bibbia si riferisce proprio a questo: “il bagliore della spada che gira su se stessa” (Genesi 3,24) è appunto riferito a qualcosa che riflette, proprio come uno specchio. In questo caso naturalmente va inteso come un simbolo di un limite da superare.
Anche in altre culture la spada è qualcosa di più di un mezzo per difendersi o attaccare, specie per i samurai: nel periodo Tokugawa si diffuse l’idea che l’anima di un samurai risiedesse nella katana che portava con sé, a seguito dell’influenza dello Zen sul bujutsu. Senza contare che il possedere tali spade era simbolo di riconoscimento della casta di cui facevano parte.
Famoso simbolo di riconoscimento nell’immaginario collettivo umano è soprattutto la spada nella roccia (che alcuni associano a Excalibur, mentre altri le reputano due armi differenti), che avrebbe permesso di riconoscere chi sarebbe stato capace d’essere guida per il popolo e governarlo: è grazie a essa che si riconosce in Artù l’essere re del proprio paese.
Ma Excalibur non è la sola spada a essere usata come simbolo di riconoscimento. Anche Robert Jordan in La Ruota del Tempo ha fatto la stessa cosa con Callandor, la spada fatta di cristallo, la spada che non è una spada anche se può essere usata come tale, pur essendo molto di più: essa è un potente ter’angreal (residuo dell’Epoca Leggendaria che usa l’Unico Potere) che può essere liberata dal luogo dove è custodita solo dal Drago Rinato. Questo è uno dei segni che mostra il ritorno del Drago, perché solo lui è in grado di farla uscire dalla Roccia (in questo caso è la fortezza dove è stato custodito l’oggetto).
Ma di spade che sono più di una spada, la letteratura fantasy è ricca. Terry Brooks con la spada di Shannara crea un oggetto capace di mostrare la verità, di abbattere le illusioni e le menzogne (l’arma fu creata proprio per sconfiggere il druido rinnegato Brona, divenuto il Signore degli Inganni, dato che l’unica cosa in grado di sconfiggerlo era la verità su se stesso che tanto aveva cercato di non vedere). A parte Il Primo Re di Shannara dove l’arma viene creata, sia in La Spada di Shannara, sia nel ciclo degli Eredi, l’arma è custodita in un blocco di roccia; anche in questa storia, solo gli appartenenti a una determinata linea di sangue potranno usarla.
Oltre a queste si possono citare Tempestosa della saga di Elric creata da Michael Moorcock e Sanguinotte di Il Conciliatore di Brandon Sanderson, che benché non diano riconoscimenti o vengano estratte dalla roccia, sono molto più di un’arma: sono qualcosa di vivo e senziente, oltre che potente e pericoloso. Non va dimenticata Dragnipur, la gigantesca spada di Anomander Rake nella saga Malazan di Steven Erikson, contenente la Porta dell’Oscurità e capace di rinchiudere al proprio interno l’anima di chi uccideva.
Per non parlare della Spada Nera creata da Margaret Weis e Tracy Hickman nel ciclo Darksword capace d’annullare qualsiasi magia. O di Narsil, la spada che andò in frantumi tagliando il dito di Sauron cui era infilato l’Unico Anello nella famosa Terra di Mezzo creata da J.R.R.Tolkien. O Durlindana, la spada di Orlando, il paladino di Carlo Magno, narrata nella Chanson de Roland. O la gigantesca Ammazzadraghi di Gatsu nel manga Berserk di Kentaro Miura. O Gramr, la spada che Sigfrido usò per uccidere il drago Fáfnir (in I Nibelunghi è chiamata Balmung, mentre nella tetralogia L’anello del Nibelungo è chiamata Nothung).
Quale che sia il contesto in cui essa sia presente, racconto o fatto storico, una realtà è innegabile: chiunque, almeno una volta nella vita ha sognato di impugnarne una.

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