In Berserk 80 non succede niente che faccia progredire la storia: le due trame presenti in questo numero vengono sospese sul più bello.
Dopo tante traversie, finalmente Caska ritrova la ragione, anche se non tutti i ricordi del suo passato sono tornati a galla. Uno dei momenti più attesi, che sarebbe dovuto essere carico di pathos, viene sminuito dai siparietti tra Shilke e Ibarella; senza contare dell’intervento del re degli elfi, che per l’incontro con Gatsu, dona alla guerriera l’abito che fa da copertina al volume. Quando stanno per rincontrarsi, con Caska finalmente consapevole di sé, degli altri e del mondo che la circonda, i ricordi dell’Eclisse riemergono con forza, facendola urlare.
Lontano dall’isola degli elfi, su un campo di battaglia indefinito, la nuova Armata dei Falchi affronta un esercito di barbari giganti provenienti dal mondo fantastico; nonostante la scesa in campo anche di un’idra, i seguaci di Grifis hanno facilmente la meglio sugli avversari. Subito dopo la vittoria trovano delle antiche rovine simili a Stonehenge (ma non di forma circolare) che, ricostruite, permettono di creare un passaggio che li fa muovere nel cielo, attraverso i rami dell’Albero del Mondo, fino a tornare a Falconia.
Berserk 80 è un volume di preparazione, se vogliamo usare questo termine, per qualcosa si spera di un certo impatto. Quello che manca è il pathos che si avvertiva in molti numeri del passato; l’esercito di Grifis vince con troppa facilità sugli avversari, non c’è nulla che li possa fermare o anche solo mettere in difficoltà. Anche il ritorno alla ragione di Caska pare arrivare con troppa facilità, troppa accettazione, anche se i ricordi della guerriera non sono tornati del tutto.
Berserk 80 al lettore non lascia molto. A livello grafico siamo sempre su alti livelli, tuttavia ci sono delle scelte che lasciano perplessi. Il vestito dato a Caska è molto bello, ma appare fuori luogo in una serie come Berserk; d’accordo la deriva verso il fantasy, ma ci dovrebbe essere un limite a certe cose. Anche i giganti barbari, seppur disegnati con cura, appaiono troppo stravaganti in certi suoi elementi. Il disegno meno riuscito però è quello dell’idra: linee troppo tondeggianti, che non danno una sensazione di minaccia e pericolosità.
In conclusione, un numero deludente, che si risolleva un po’ nel finale con le possibili implicazioni che il passaggio sui rami dell’Albero del Mondo suggerisce.
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