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La violenza non è una questione di sesso

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Le violenze che stanno accadendo ora alle donne (stupri, botte, omicidi) sono qualcosa di allucinante, allarmante e purtroppo sempre più dilagante. Un segnale della totale mancanza di rispetto per loro e per la vita. Purtroppo in giro si sente dire che è qualcosa che c’è sempre stato, che la storia è costellata di stupri e violenze sulle donne, ma una cosa, anche se perpetrata nel tempo, non è qualcosa di normale, a cui ci si deve abituare: una cosa sbagliata rimane sbagliata sempre e comunque, nel passato, nel presente e nel futuro. Si sente anche dire che se gli uomini fanno certe cose è perché sono stati provocati dalla femminilità, dagli atteggiamenti, dal modo di vestire delle donne: un ragionamento assurdo, che dimostra come, in un sistema e modi di fare sempre più folli e degenerati, si voglia far passare per normale ciò che normale non è. Cercare di sminuire un crimine, come spesso si fa in Italia, è qualcosa di totalmente sbagliato. Uomini che commettono simili reati non possono avere giustificazione e vanno condannati.
violenzaÈ facile (o almeno dovrebbe esserlo) giudicare la violenza quando è così immediata; più difficile quando è qualcosa di più sottile. Ci sono violenze verbali, psicologiche che hanno lo stesso potere distruttivo di una violenza fisica: anch’esse sono violenze e le donne le subiscono costantemente.
Ma non sono le uniche a subire simili violenze: ormai tutti nella nostra società le subisco. E le donne alle volte sono le fautrici di queste violenze, perché non esiste un sesso che è carnefice e l’altro che è vittima (anche se certe notizie fanno più scalpore di altre): non è il sesso di una persona che rende carnefice, ma come decide di vivere, quali scelte fa, quale morale (o nessuna morale) vuole seguire.
C’è un brano di Parole di Luce di Brandon Sanderson che fa riflettere su simile condizione:
Usare un viso affascinante per indurre gli uomini a fare ciò che vuoi non è diverso da un uomo che usa i muscoli per costringere una donna a fare come vuole lui. Entrambe le cose sono spregevoli e verranno meno con il passare dell’età.” (1)
Alcuni potrebbero obiettare che si tratta di due cose differenti, che non c’è paragone, che non si possono mettere sullo stesso piano. Alcuni potrebbero obiettare che nel caso delle donne si tratta d’intelligenza (a differenza degli uomini che sono considerati brutali a usare la forza fisica), perché usano le proprie caratteristiche per emergere, perché debbono fare così perché altrimenti verrebbero schiacciate in un mondo forte, loro che sono deboli e debbono fare in un qualche modo per riuscire a prevalere. Ma questo è un ragionamento offensivo, che manca di rispetto all’individuo, perché prima di essere uomini o donne si è individui, e di questo spesso ci si dimentica. La verità è che tutto ciò che spinge a far fare qualcosa all’altro contro la sua volontà, in qualsiasi forma esso si presenti, è da considerarsi una violenza. Su questo bisognerebbe riflettere e prendere coscienza.

1. pag. 255 di Parole di Luce. Brandon Sanderson. Fanucci 2014

Sesso: tra storia, spreco e vero significato

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Il sesso è una parte importante nell’esistenza: senza non potrebbe esserci la vita, è grazie a esso se può perpetrarsi.
Eppure ci sono state religioni che per secoli l’hanno perseguitato, l’hanno considerato un male, anche se necessario, condannando qualsiasi cosa vi fosse legata. Il sesso era visto come fonte di peccato, di tentazione, come elemento demoniaco, che poteva essere ammesso solo se fatto attraverso la sacralità del matrimonio e solo se volto al concepimento (il piacere era visto come un sinonimo della lussuria). I concetti qui esposti sono molto riassuntivi e limitativi di un argomento molto più lungo e complesso, ma rendono a grandi linee come il sesso molto spesso è stato visto nel passato da certe culture (esempio quelle cristiana ed ebraica). Un modo di vedere che si è protratto per secoli, facendo diventare il sesso un tabù (nel suo senso negativo, perché il tabù può avere anche una connotazione positiva, ed è legata al mistero, alla scoperta e alla comprensione a cui si arriva).
Per Sigmund Freud è stato uno dei punti più importanti dei suoi studi, dando una grossa impronta alla nascente psicologia.
Nella società attuale il sesso per molti è qualcosa di centrale, quasi ossessivoSeppur da sempre presente nella storia dell’uomo in uno dei lavori più antichi, negli ultimi decenni il sesso è diventato un vero e proprio business, creando un fatturato di milioni e milioni di euro (o di dollari, se si preferisce): il settore della pornografia ha trovato una grande ascesa con i suoi film, ma non solo con essi. Con la liberalizzazione sessuale si è creato un grande mercato che va dall’oggettistica alla creazione di nuove figure professionali (quali a esempio i sessuologi). In breve si è passati da un estremo all’altro: dal non poterne neanche parlare, allo sbandierarlo in continuazione in ogni luogo, facendolo diventare il centro di tutto. Tutto (dai libri, ai film, alla pubblicità, ai rapporti personali) punta al sesso, facendolo diventare un’ossessione, facendogli perdere il suo vero senso.
Il sesso, da elemento naturale, è diventato qualcosa di stravolto; seppure non si faccia che parlare di sesso (trasmissioni televisive, articoli su riviste) il significato del sesso viene smarrito, facendolo essere un semplice mezzo per il piacere fisico, quando invece potrebbe essere qualcosa di più. Ma più che di sesso si dovrebbe parlare di energia sessuale. Per questo, si prende a esempio l’angelologia della kabbalah e in particolar modo l’angelo (*) Pehaliyah.

Secondo l’angelologia, chi nasce in questi giorni (dalla sera del 27 giugno alla mattina del 2 luglio, n.d.M.T.) dispone di un’esuberanza sessuale talmente tenace, da non poterla soddisfare attraverso il sesso. E ne sarà ossessionato se non imparerà a sublimarla, cioè a trasformarla in un’altra forma di eros: nel desiderio di conquistare le menti e gli animi della gente.
Le prime lettere di PeHaliYah (PHL) ** mostrano la formula di tale trasformazione:

– Il tuo fascino (P)
– Diventa energia spirituale (H)
– Perché tu salga più in alto (L)

Bisogna dare atto al cristianesimo d’aver tenuto sempre in gran conto la formula pehaliana: insegnando a limitare il desiderio sessuale, il clero cristiano mirava proprio a un PHL, a una trasformazione dell’energia di quello che gli orientali chiamano «il secondo chakra». E tale drenaggio avveniva in vario modo, ma sempre con la garanzia di un vantaggio pratico: ai poveri, si prescriveva di far sesso il meno possibile, perché rimanessero loro sufficienti energie per il lavoro fisico; ai ricchi, si raccomandava la temperanza perché potessero dedicarsi meglio ad attività direttive, o intellettuali.
Attualmente, invece, nella CSC sta avvenendo per tutti il contrario: il fascino erotico viene imposto all’attenzione generale come il fascino per antonomasia. Si vedono rappresentati più corpi nudi, che non volti significativi: come se il linguaggio muto delle curve piacesse alla CSC, più del linguaggio parlato. È facile intuire perché. Ciò che in tal modo viene annullato è proprio il processo descritto dalla formula pehaliana: la possibilità cioè che una nostra energia porti più in là di dove si è arrivati ora (la CSC sa che più in là, per lei, c’è soltanto la fine: le istituzioni dell’Occidente possono dunque continuare a esistere solo se tutto rimane fermo).
Troppi ci cascano, per non sembrare diversi.
Alcuni si sono messi in mente che questa erotizzazione sia addirittura una liberazione da vecchi tabù. Anche voi la pensate così?
Purtroppo, i tabù sono rimasti, oggi, gli stessi di prima. Lo si vede anche soltanto dalle parole con cui, nella lingua corrente, si indicano gli atti sessuali e gli organi con cui li si compie. O sono espressioni triviali, o sono termini dotti. Nell’uno e nell’altro caso sono sintomi di un’insufficienza lessicale, di un disagio del linguaggio, dunque anche della mentalità della gente. E un disagio del genere si ha sempre, quando si parla di argomenti tabù.
L’unica cosa che tutto ciò ha tolto agli occidentali è bensì la sensibilità al tabù: li si è abituati a ignorare l’imbarazzo che causano le sue violazioni. È un danno considerevolissimo, dato che non ci si può abituare a non accorgersi di qualcosa, senza smettere di accorgersi di molto altro. E infatti quante cose che dovrebbero suscitare imbarazzo, nella CSC (in politica, in economia, nella vita culturale) sono diventate normali per tutti? (1)

Come si può vedere, come in tutte le cose, avere una maggiore conoscenza e consapevolezza di cosa è sesso (e quanto legato a esso) non può che aiutare a vivere meglio, evitando che vada sprecato quanto di buono ha da dare.

*Precisazione su cosa s’intende per angeli: nell’antichità s’indicavano energie del nostro universo che agiscono in tutto – e che nella nostra psiche diventano anche energie psichiche (2).
**Per difficoltà nel mettere i caratteri ebraici, si è usato solo la lettera corrispondente in italiano: nel libro da cui è tratto il brano sono presenti.
1,2. Agenda degli angeli. Igor Sibaldi. Frassinelli

Erdogan: golpe mancato o epurazione programmata?

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Golpe mancato o epurazione programmata?
ErdoganQuesta è la domanda che viene da porsi vedendo con quanta velocità e precisione Erdogan si sta muovendo. Quanto sta avvenendo non è qualcosa d’improvvisato, ma sembra qualcosa di programmato tanto sono mirati i colpi che vanno a segno. I primi a essere colpiti sono stati i militari, con migliaia di suoi membri “epurati”; la cosa se si vuole può avere un senso, dato che, secondo quanto dice Erdogan, sono stati gli autori del tentato golpe. Se si vuole, può sembrare un atto di giustizia, andando a punire i colpevoli del gesto. Così facendo però si elimina anche il braccio, la parte forte, la parte armata. La parte a un primo sguardo immediatamente più pericolosa.
Poi sono stati “epurati” migliaia di giudici, la parte con il potere necessario per eventualmente condannare Erdogan qualora commettesse (o avesse commesso) crimini o ingiustizie: in questo modo si elimina la parte che può mantenere l’equilibrio, si elimina la testa.
Dopodiché Erdogan è andato a colpire la scuola, “epurando” migliaia d’insegnanti, impendendo a professori universitari di lasciare il paese. In questo modo si è andato a colpire chi è in grado di dare cultura, di creare libertà di pensiero, morale, di sviluppare la capacità di pensare con la propria testa, e non seguire i dettami altrui perché governati nell’ignoranza. Qualcuno potrebbe obiettare che occorre verificare cosa insegnavano questi professori, ma l’atto di colpire la scuola rimane. Certo verranno sostituiti, ma chi li sostituirà trasmetterà un insegnamento obiettivo o farà passare quello che vuole il governo, tirando acqua al suo mulino?
Naturalmente sono stati epurati molti giornalisti, le persone in grado di fare informazione, e mostrare quello che accade.
In questo modo Erdogan ha eliminato ciò che lo può ostacolare e minare il proprio potere. Ma sta facendo anche di più: per distogliere l’attenzione dal suo operato, atto a rafforzare la sua posizione, sta lavorando alla creazione di un nemico che attenti alla stabilità del suo paese. Prima era Gulen, poi gli Stati Uniti, ora sta asserendo che sono coinvolti anche altri paesi.
Questo è solo l’inizio di un’escalation di restrizioni che sta facendo mettere in atto: ce ne saranno molte altre fatte in nome della sicurezza, della tranquillità per il paese (questa cosa non ricorda un passaggio di V per Vendetta? O forse semplicemente è un ripetersi della storia?)
Può essere che Erdogan abbia ragione e che i nemici siano tanti. O può essere che il vero nemico sia lui e si stia assistendo alla nascita di un dittatore. Ci sono troppe cose poco chiare e troppe cose non dette per poter avere un quadro ben definito di una situazione che non fa che divenire sempre più torbida. Ma i sospetti che si sia di fronte a qualcosa che non ha nulla a che vedere con libertà, democrazia e giustizia è forte. Soprattutto quando si ha a che fare con un individuo che nega il genocidio armeno e di come abbia appoggiato l’operato della polizia durante le manifestazioni di Piazza Taksim a Istanbul, dove diverse persone sono state uccise.

Sanjuro

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Sanjuro è il protagonista del primo capitolo di L’Ultimo Demone, come ha avuto modo di vedere chi ha letto il brano, ed è uno dei personaggi al centro delle vicende della storia narrata. Già in L’Ultimo Potere c’era un discorso tra Tempo e Guerriero sull’importanza dei nomi e anche in questo caso la scelta del nome del personaggio non è casuale. Sanjuro infatti indicativamente significa “nessuno”. Perché la scelta di un nome che in pratica è l’assenza di un nome?
Toshirô Mifune nella parte di Sanjuro, samurai vagabondo e senza nome in La sfida del samuraiQuesto è legato al passato del protagonista e c’è un motivo per cui ha deciso di farsi chiamare in questa maniera (ma questa è una cosa da scoprire leggendo). Quello che invece si può scoprire è che cosa mi ha influenzato in questa decisione. Dalla prima scena e dal titolo del primo capitolo si capisce che Sanjuro è un vagabondo che viaggia in cerca di qualcosa: questo quadro si rifà in parte a La sfida del samurai, un film di Akira Kurosawa del 1961 con Toshirô Mifune nella parte di Sanjuro, samurai vagabondo e senza nome. Come si sa, La sfida del samurai ha ispirato diversi registi: Sergio Leone per la realizzazione di Un pugno di dollari (anche se forse sarebbe meglio dire che è stato copiato) e ci sono scene di Guerre Stellari e Kill Bill Vol.1 cui Lucas e Tarantino si rifanno a quanto realizzato da Kurosawa. Io, oltre al nome del personaggio e a una scena che cita un’azione del samurai che si vede a inizio film, ho voluto cogliere lo spirito che muove l’agire di Sanjuro: anche se viene celato da un senso d’indifferenza e opportunismo, il personaggio ha una certa carica umanitaria, dato che vuole risanare dal male (in L’Ultimo Demone la presenza demoniaca sulla Terra, in La sfida del samurai un paese dalla presenza di due famiglie malavitose).
Oltre a ciò, in Sanjuro/Nessuno si può vedere un riferimento a Ulisse, protagonista della famosa Odissea, che beffa il ciclope dicendo che il suo nome è appunto Nessuno.
La canzone che riecheggia nella mente di Sanjuro alla fine del capitolo, è una famosa canzone dei Nomadi (qual è, è facile scoprirlo).
Altro non si aggiunge, perché altrimenti si andrebbero a rivelare elementi della storia che risulterebbero spoiler.

coincidenze storiche

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Il 15 luglio c’è stato il tentativo di golpe per ribaltare il governo turco. Un tentativo andato a male e non certo il primo tentato in Turchia: ne parla Bruno Bacelli in questo articolo.
“Questo golpe non mi ha convinto fin da subito. Erdogan scappa e poche ore dopo ritorna: quando c’è un golpe difficilmente si ritorna. Poi troppo veloce la risoluzione: non si risolvono queste cose così.
Non mi sorprenderebbe che tutto ciò fosse una montatura orchestrata da Erdogan per eliminare i suoi nemici. E non penso d’essere l’unico a pensarlo, come non ero l’unico a pensare che l’attacco in Iraq fosse una montatura (infatti Blair poi lo ammise). Questo succede con tiranni e dittatori: per avere sempre più potere, si ricorre alla menzogna e a giocare sul sangue altrui (e la gente, non abituata a pensare ed essere obiettiva, si fa usare).”

Coincidenze storiche tra la Rivoluzione Francese e il tentato golpe in Turchia?Così ho scritto in un commento nel post di Bruno: ci sono tante cose che non sono chiare e forse solo il tempo le farà saltare fuori. Quello su cui invece voglio fare una piccola riflessione è sul fatto che migliaia di persone si facciano usare da pochi per perseguire i loro fini, obbedendo ciecamente e furiosamente. La gente turca è scesa in piazza a combattere e s’è fatta uccidere a centinaia per obbedire ai loro capi, non certo per la libertà; capi che di certo non tutelano i diritti del popolo e non lo fa certo vivere bene. Questa non è certo una novità e la storia lo insegna: il 14 luglio 1789 scoppiava la Rivoluzione Francese. Si tratta di contesti diversi e con risultati diversi, ma una cosa in comune c’è: migliaia di persone, senza pensare, hanno eseguito la volontà di chi stava in alto, che li hanno sfruttati per i propri fini (cosa che, a pensarci un attimo, succede da sempre).
Si tratta di coincidenze storiche? Non ne sono sicuro.
Di certo è allarmante come tanti non riescono a vedere la realtà e per ignoranza si facciano usare. E il prezzo da pagare è dolore, sangue e distruzione, dove non si guadagna nulla, tantomeno diritti e libertà.

Varie e news su Brandon Sanderson

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Su Letture Fantastiche è stata pubblicata la recensione dei primi due libri della saga degli Eliminatori (Steelheart e Firefight) di Brandon Sanderson, che riprende quanto avevo già scritto sul mio sito.
Per quanto riguarda il terzo capitolo, Calamity, la pubblicazione italiana dovrebbe avvenire indicativamente fine estate/inizio autunno (settembre), arrivando qualche tempo dopo quella americana.
In prossimità di arrivo pure il terzo volume della Serie Wax e Wayne legata al mondo Mistborn (i primi due, Mistborn: Shadows of Self e Mistborn: Bands of Mourning, sono usciti rispettivamente nell’ottobre 2015 e nel gennaio 2016).
Per l’estate 2016 è in arrivo anche il quinto volume della serie Alcatraz (mai pubblicata in Italia), Alcatraz versus the Dark Talent.
White Sand di Brandon SandersonSempre per il 2016 dovrebbe essere in arrivo il secondo volume della serie Il Ritmatista, The Aztlanian.
Ma il lavoro del prolifico scrittore non si arresta ai soli romanzi: è stata terminata la graphic novel White Sand (in uscita in America il 28 luglio il primo volume di tre, data la grandezza dell’opera): Sanderson è molto soddisfatto di quanto svolto dal team (Dynamite, Rik Hoskin, colui che ha adattato la storia, l’artista Julius Gopez, il colorista Ross Campbell, il letterista Marshall Dillon, e l’editor Rich Young).
Questa la sinossi: “Sul pianeta di Taldain, i leggendari Maestri della Sabbia sfruttano i poteri arcani di manipolare la sabbia in modi spettacolari. Ma quando vengono massacrati in una sinistra cospirazione, il più debole di loro, Kenton, crede di essere l’unico sopravvissuto. Circondato dai nemici, Kenton forgia un’improbabile società con Khriss-un misterioso Darksider che nasconde segreti su se stesso.”

Dulcis in fundo, Sanderson fa sapere che il lavoro sul terzo volume delle Cronache della Folgoluce sta procedendo: si tratta di un romanzo molto lungo, diviso in cinque parti. Al momento è al 60% sulla seconda parte, che assieme alla prima, risulta essere quella più lunga (le altre sono più brevi); secondo una sua stima, è circa a metà dell’opera e spera di concludere il lavoro per la fine del 2016, con rilascio dell’opera nel 2017.
Non c’è che dire: di carne al fuoco ce n’è.

Europei di calcio Francia 2016

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Gli Europei di calcio di Francia 2016 sono stati brutti Europei, su tutti i fronti.
Pervasi dal timore di attentati, si sono svolti in un’atmosfera cupa e di allerta, non di festa e divertimento come dovrebbe essere una manifestazione sportiva di questo livello.
Si sa però che ormai il calcio è una questione di soldi, un business dove circolano miliardi di Euro, dove ci sono fortissimi interessi economici e l’aspetto sportivo va sempre più in secondo piano. Non bastasse questo, le partite di calcio ormai sono il modo per tanti per scatenare le proprie frustrazioni: quindi non è stata una sorpresa assistere a vere e proprie scene di guerriglia, con quartieri di diverse città messe a ferro e fuoco dai continui scontri tra varie tifoserie.
Guardando il lato sportivo, gli Europei sono stati uno degli spettacoli più mediocri visti negli ultimi decenni: il tasso tecnico è stato molto basso, partite noiose, dove succedeva poco e niente, spesso decise ai supplementari o ai calci di rigore perché nessuna delle squadre in campo riusciva a creare qualcosa di buono per sbloccare il risultato. Che il Portogallo sia campione d’Europa la dice tutta: tasso tecnico più basso di tante altre squadre più quotate (tolto Cristiano Ronaldo, il resto non eccelleva), è arrivato a vincere perché tante cose gli sono girate per il verso giusto (e da come certe cose girano, si capisce che è l’anno buono per certe squadre, come è capitato anni fa alla Grecia; se poi ci si aggiunge che in diverse partite l’eroe di questa nazionale è stato Quaresma, allora si è detto tutto: chiedete il perché di questo ai tifosi interisti).
In tutto ciò, la nazionale italiana, tanto ingiustamente esaltata, ha avuto modo di farsi riconoscere come è suo tipico, ovvero non in maniera negativo: atteggiamenti tronfi, sopra le righe, con affermazioni sprezzanti, a cui ormai nel nostro paese ci si è abituati (è modo tipico di fare non solo di certe squadre che dominano il campionato, ma orami radicato nell’essere italiano: la dimostrazione la si ha continuamente, dalla politica alle persone comuni). Immancabilmente, a questo bel modo di porgersi, non è potuto che seguire la solita figura barbina: si può essere sconfitti ai calci di rigori (è una lotteria dove influiscono tanti fattori quali fortuna, stanchezza, sangue freddo), ma non com’è successo all’Italia, dove certi giocatori hanno voluto fare i fenomeni, prendere in giro gli avversari, finendo per fare una figuraccia che rimarrà nella storia del calcio (naturalmente, le prese in giro si protrarranno a lungo, come è giusto che sia: se certe cose si vanno a cercare, poi ce le si deve tenere strette).
La Gialappa's Band, che ha commentato gli Europei di Francia 2016Qualcosa di positivo c’è stato: è stato bello vedere piccole squadre sottovalutate come Islanda, Galles e Irlanda (tutte e due le sue squadre) andare avanti nel torneo a discapito di altre più blasonate. Ed è stato bello vedere i suoi tifosi vivere la manifestazione per quella che dovrebbe essere: una festa dove divertirsi, non prendersi a botte e ammazzarsi.
Per l’Italia nulla di positivo allora? No, qualcosa di positivo c’è stato: il commento alle partite tenuto dalla Gialappa’s Band, perché certe cose vanno prese alla leggera, occorre riderci un po’ sopra, e non prenderle sul serio, come se fosse una guerra, una questione di vita o di morte, non esaltarle come se fossero l’unica cosa che conta al mondo, come invece viene vissuto in Italia il calcio e che andrebbe di parecchio ridimensionato.

L'Ultimo Demone - Primo capitolo. Vagabondo

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Roland, protagonista della Torre Nera di Stephen King, non c'entra nulla con L'Ultimo Demone, ma è un ottimo esempio di vagabondo in cercaLe dita passarono sulla superficie opaca del metallo, frastagliata da graffi e ammaccature. Medaglia: un tempo così la chiamavano gli uomini; un modo per riconoscere il valore dei proprio simili, un simbolo per conferire rinomanza a chi si distingueva dagli altri.
Serrò le dita sull’oggetto, quasi lo volesse sgretolare. “Come se un piccolo pezzo di metallo possa dimostrare l’integrità, il coraggio di un uomo. Il valore non ha bisogno di riconoscimenti: il valore dà valore a se stesso, non necessita d’altro, solo d’essere usato al momento giusto nel luogo giusto. Questo è essere un uomo; il resto è puro e semplice ego che ha bisogno di parole, applausi, per sentirsi vivo, per conoscere il proprio valore. Ma chi ha avuto bisogno di questo non aveva valore, faceva semplicemente parte di un gioco cui molti avevano preso parte, sostenendosi a vicenda: un continuo scambio di compiacimenti che non faceva altro che offuscare la capacità di osservare e comprendere la realtà. Strati su strati di falsità che hanno portato cecità e con essa il disastro.”
Sentì sulla pelle le punte smussate della medaglia: la rappresentazione di una stella, segno dell’aspirazione a qualcosa di elevato.
“Quanta ipocrisia e presunzione. Ma che cosa c’è da aspettarsi da popolazioni che non hanno saputo quanto stavano facendo, che hanno vissuto ignare anche dei loro veri desideri, al punto che sono arrivate ad affogarli come tanti inermi gattini?”
Lasciò cadere la medaglia nella mano del suo proprietario, come se fosse rimasta in attesa che gli fosse restituita. Il metallo picchiettò sulle ossa scarnificate e spezzate con un rumore vuoto.
“Formano davvero una coppia perfetta con il paesaggio: cose morte in un ambiente morto, dove la desolazione si estende oltre l’orizzonte.”
Nessuno. Non c’era nessun essere vivente per chilometri.
“Nessuno eccetto me.”
La costatazione gli fece storcere la bocca in quello che un tempo era un sorriso, quando ancora era capace di sorridere e soprattutto aveva senso farlo. “È ironico che proprio io faccia un pensiero del genere. Ma se non io, chi altro può farlo? Chi meglio di me, dato il nome che ho scelto di portare?”
«Sanjuro, tu devi andare verso oriente.»
“Oriente. La terra dei Draghi. La Terra dei Demoni. Così i miti e le leggende descrivevano queste regioni: fantasie, allegorie di tradizioni e culture antiche per dare senso a ciò cui non si riusciva a dare spiegazione. Peccato che la realtà sia riuscita a superarli e le creature delle storie siano apparse davvero sulla Terra e ne abbiano assunto il comando.”
«Non vuoi che venga con te, Maestro?»
«Ciò che vogliamo non corrisponde a ciò che dobbiamo fare: le forze su quel fronte non sono sufficienti per contrastare ciò che si verificherà.»
«Quindi sarà in quel punto che si avrà la maggior concentrazione di energie demoniache.»
«Sì, ci sarà una vergenza. E sarà necessario che tu sia là.»
«Pensi che potrà essere trovata la fine, dopo tutto questo tempo?»
«I cerchi sono fatti per chiudersi, non importa quanto siano grandi.»
«Hai visto questo nella Visione?»
«È una delle possibilità tra le tante.»
«E se si verificasse, questa volta sarebbe davvero finita? Riusciremo a far cessare definitivamente la loro esistenza e cominciare una nuova era?»
«Sei stanco?»
«Perché fai domande di cui conosci già la risposta?»
Maestro lo scrutò a lungo. «Se riusciremo a fare le cose giuste, il nemico verrà sconfitto. Quanto al suo scomparire per sempre, non so dare risposta: va oltre la mia comprensione. Tuttavia, c’è la possibilità che il passato non si ripeta, perché la vita è come un’ellisse. E nonostante le sue spire possano essere lente a salire, è inevitabile che questo avvenga; occorre solo avere pazienza perché i tempi maturino.»
«Se la sono presa comoda. E di certo gli uomini non hanno dato una mano.»
«Burattini e burattinai.»
Aveva sorriso all’osservazione di Maestro.
«Puoi usare tutte le metafore del mondo, ma sono sempre gli uomini la causa del male. Chiamali mostri, demoni, usa i termini che preferisci, ma sono loro i creatori del male che ci sta perseguitando.»
Maestro aveva continuato a fissarlo. «Ancora non hai ripreso fiducia nell’umanità?»
«E come può esserci fiducia in lei dopo quanto è stato?»
«E allora perché combatti ancora?»
«Perché non farlo significa permettere che altro male sia perpetrato. Stare fermi equivale a dare consenso a quanto viene fatto: è quello che è stato fatto tanto a lungo e per il quale ci troviamo nella situazione attuale. Per avere le comodità del loro tempo, per mantenere il loro quieto vivere, gli uomini si sono fatti comprare, sono divenuti dei mercenari senza bandiera; hanno smesso di credere pure in loro stessi. E per cosa poi? Per della melma che li ha soffocati.»
Ma il motivo per cui combatteva non era quello. O per lo meno, non era solo quello.
Combatteva perché era l’unica scelta che ancora aveva, l’unica possibilità rimasta che poteva portare a una via d’uscita. “Dopo molto tempo, ho di nuovo il mio scopo.”
Spazzando via la polvere dalle ginocchia, si rimise in piedi, stringendo le palpebre per proteggere gli occhi dal sole e scrutare l’orizzonte. “Avanti, bisogna andare sempre avanti, come un passero nella tempesta. Come un vagabondo. Un vagabondo che non appartiene a nessun luogo.”
Riprese il cammino nel deserto sconfinato, la sabbia rovente che grattava le suole degli stivali consumati, mentre nella sua mente una canzone, già vecchia quando era giovane, su un vagabondo e su Dio, scorreva su una lenta melodia che non aveva dimenticato.
Le falcate della sua ombra solcavano le dune, distendendosi mentre il sole cominciava la sua discesa a occidente.
“Dio se n’è andato: ne ha avuto abbastanza del mondo, sua creazione impazzita. Soprattutto ne ha avuto abbastanza degli uomini. Evidentemente ha puntato troppo su di loro e ne è rimasto deluso: succede sempre così quando si conta troppo su qualcuno.” Il passo si allungò. “Ecco cos’è rimasto della fiducia: un deserto. Un luogo che nemmeno gli animali spazzini frequentano, perché è solo un posto dove andare a morire e non lasciare traccia della propria presenza nel mondo.”
Lo scheletro di un gigantesco animale collassò su se stesso. Le pietre crepitarono nell’aria rovente e nuove crepe andarono a formarsi sulla loro superficie. Tutto attorno risuonava di morte. Ma per lui le regole dei vivi e dei morti non valevano, venendo attraversate come se niente fosse.

 

IT - Alcune riflessioni sull'uscita del film

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It è il romanzo capolavoro scritto da Stephen King nel 1986. Per chi non conoscesse la trama, la storia inizia nel 1957 nella cittadina americana di Derry con una barchetta di carta, un tombino, un clown e un bambino ucciso brutalmente. Una morte violenta, ma che non è certo l’unica che deturpa la quiete della comunità, come alcuni hanno modo di accorgersi. E quelli che si accorgono davvero di quanto sta accadendo non sono altro che ragazzi poco più che bambini, un gruppo che si fa chiamare i Perdenti e che si trova unito in una lotta contro qualcosa di più grande di loro, un male che periodicamente si risveglia per nutrirsi e quando lo fa, fa dilagare la follia e la violenza di cui è portare. Ben Hanscom, Eddie Kaspbrak, Bill Denbrough, Richie Tozier, Stan Uris, Beverly Marsh, e Mike Hanlon sono gli unici a opporsi a IT, l’essere spietato che ha fatto di Derry la sua casa. La cosa non va bene al mostro, che prende a perseguitare i membri del gruppo, ma questo non basta a fermarli: affrontano la malefica creatura, sconfiggendola ma non uccidendola. I ragazzi temono che ritornerà e allora fanno un giuramento di affrontarlo nuovamente se tornerà a saltare fuori.
Passano ventisette anni. Tutti hanno lasciato Derry e hanno avuto successo; tutti tranne Mike, che è rimasto nella cittadina ed è l’unico che non ha dimenticato il mostro e il passato: lui è la memoria del gruppo ed è quello che li ricerca per farli tornare e affrontare IT. Uno di loro non reggerà a questo ritorno, ma gli altri andranno avanti nella lotta, perché sanno che non avranno un’altra possibilità per fermarlo.
It

Questa è a grandi linee la storia narrata da King, ma la trama del romanzo è molto più profonda e articolata e solo leggendola nella sua interezza si può comprendere l’ampiezza del lavoro dello scrittore, di quanto va a fondo nel caratterizzare i personaggi e scavare nella realtà di Derry e dell’animo umano. It è molto più di un romanzo dell’orrore: è una storia di consapevolezza, che parla della crescita, dell’amicizia, della memoria e della perdita; è qualcosa di una bellezza difficile da spiegare a parole, ma è qualcosa che rimane dentro.
Proprio per questo, per le sue tante sfaccettature e sfumature, è difficile pensare che una trasposizione per il grande schermo (nel 2016 dovrebbero iniziare le riprese per due film dedicati a IT) possa riuscire a suscitare le emozioni che il romanzo è capace di creare, e soprattutto possa riuscire a cogliere il vero significato del libro: occorrerebbe una grande sensibilità, aver colto appieno il suo spirito.
I dubbi che sorgono in questi casi sono diversi: ne parlo in questo articolo su Letture Fantastiche, dove faccio alcune riflessioni ed esprimo alcuni timori sull’uscita della pellicola tratta dal romanzo di King. Riuscirà il regista (e chi ha realizzato il copione) a mostrare quanto contenuto nel libro? Il compito preso in consegna non è cosa da poco e non è esente da rischi, come non è esente da ricompense: se si riesce nell’intento, si può realizzare un capolavoro. Altrimenti si perde una grande occasione.