Gli Europei di calcio di Francia 2016 sono stati brutti Europei, su tutti i fronti.
Pervasi dal timore di attentati, si sono svolti in un’atmosfera cupa e di allerta, non di festa e divertimento come dovrebbe essere una manifestazione sportiva di questo livello.
Si sa però che ormai il calcio è una questione di soldi, un business dove circolano miliardi di Euro, dove ci sono fortissimi interessi economici e l’aspetto sportivo va sempre più in secondo piano. Non bastasse questo, le partite di calcio ormai sono il modo per tanti per scatenare le proprie frustrazioni: quindi non è stata una sorpresa assistere a vere e proprie scene di guerriglia, con quartieri di diverse città messe a ferro e fuoco dai continui scontri tra varie tifoserie.
Guardando il lato sportivo, gli Europei sono stati uno degli spettacoli più mediocri visti negli ultimi decenni: il tasso tecnico è stato molto basso, partite noiose, dove succedeva poco e niente, spesso decise ai supplementari o ai calci di rigore perché nessuna delle squadre in campo riusciva a creare qualcosa di buono per sbloccare il risultato. Che il Portogallo sia campione d’Europa la dice tutta: tasso tecnico più basso di tante altre squadre più quotate (tolto Cristiano Ronaldo, il resto non eccelleva), è arrivato a vincere perché tante cose gli sono girate per il verso giusto (e da come certe cose girano, si capisce che è l’anno buono per certe squadre, come è capitato anni fa alla Grecia; se poi ci si aggiunge che in diverse partite l’eroe di questa nazionale è stato Quaresma, allora si è detto tutto: chiedete il perché di questo ai tifosi interisti).
In tutto ciò, la nazionale italiana, tanto ingiustamente esaltata, ha avuto modo di farsi riconoscere come è suo tipico, ovvero non in maniera negativo: atteggiamenti tronfi, sopra le righe, con affermazioni sprezzanti, a cui ormai nel nostro paese ci si è abituati (è modo tipico di fare non solo di certe squadre che dominano il campionato, ma orami radicato nell’essere italiano: la dimostrazione la si ha continuamente, dalla politica alle persone comuni). Immancabilmente, a questo bel modo di porgersi, non è potuto che seguire la solita figura barbina: si può essere sconfitti ai calci di rigori (è una lotteria dove influiscono tanti fattori quali fortuna, stanchezza, sangue freddo), ma non com’è successo all’Italia, dove certi giocatori hanno voluto fare i fenomeni, prendere in giro gli avversari, finendo per fare una figuraccia che rimarrà nella storia del calcio (naturalmente, le prese in giro si protrarranno a lungo, come è giusto che sia: se certe cose si vanno a cercare, poi ce le si deve tenere strette).
Qualcosa di positivo c’è stato: è stato bello vedere piccole squadre sottovalutate come Islanda, Galles e Irlanda (tutte e due le sue squadre) andare avanti nel torneo a discapito di altre più blasonate. Ed è stato bello vedere i suoi tifosi vivere la manifestazione per quella che dovrebbe essere: una festa dove divertirsi, non prendersi a botte e ammazzarsi.
Per l’Italia nulla di positivo allora? No, qualcosa di positivo c’è stato: il commento alle partite tenuto dalla Gialappa’s Band, perché certe cose vanno prese alla leggera, occorre riderci un po’ sopra, e non prenderle sul serio, come se fosse una guerra, una questione di vita o di morte, non esaltarle come se fossero l’unica cosa che conta al mondo, come invece viene vissuto in Italia il calcio e che andrebbe di parecchio ridimensionato.
Quello che oggi è normale, e una volta non succedeva, è il codazzo di incidenti, feriti, morti (uno, mi sembra), insulti all’inno nazionale altrui eccetera.
Che bella Europa che abbiamo creato.
Per tanti è normale, per me no: con queste condizioni, certe manifestazioni non si devono fare, devono saltare o essere sospese. Ma non lo si fa perché ci sono troppo soldi in gioco: the show must go on. Non solo che Europa, ma che bel mondo si è creato.