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Verbo e Vuoto

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Su Fantasy Magazine è stato pubblicato un articolo che ho scritto sulla saga del Verbo e del Vuoto di Terry Brooks.
Una lettura attuale, dovuta se si vuole comprendere come la società attuale sia un popolo sotto assedio, ciascuna persona si sia isolata dagli altri e dal mondo nel tentativo di trovare un percorso sicuro in mezzo ai relitti dell’odio e della collera, usando figli e amici come se il loro amore e la loro fiducia siano sacrificabili e privi di significato, pensando prima a se stessi e poi agli altri. Si mente, si ruba, s’imbroglia nelle piccole cose, pensando che non sia importante, con la giustificazione che tutti lo fanno e pertanto è giusto farlo. Così parlerebbe O’olish Amaneh; questa sarebbe la morale che darebbe raccontando una storia sul suo popolo o sull’umanità. Una morale pesante e sgradevole come solo la verità sa fare; una verità che fa paura, ma che può temprare come fuoco, capace di ricordare che anche da un gesto sbagliato può nascere del bene: perché il male è tale solo se c’è volontà d’assecondarlo e permettere di farsi largo.
Questo e molto altro è rappresentato nella trilogia scrittta da Brooks. Il fantasy non è solo “roba” da adolescenti, “roba” da quattro soldi fatta solo per divertire, come molti pensano. Anche una storia fantastica, d’avventura può dare tanto, quanto un saggio o un trattato di filosofia.
Gli antichi, come i greci per esempio, sapevano che attraverso un’invenzione si poteva far scoprire la verità: mediante la recitazione mostravano comportamenti, atteggiamenti umani da prendere a modello o da evitare, una catarsi capace d’impiantare più in profondità di tante lezione teoriche un insegnamento di vita.
Allo stesso modo può fare un libro fantastico.
Un genere che tengo a mostrare quanto possa essere valido, ricco di contenuti. Un genere che va difeso, che una buona fetta d’editoria e lettori stanno bistrattando per guadagno e consumismo: un libro non dev’essere un qualcosa di rapido consumo, che non dura nemmeno una stagione. Una buona storia può accompagnare una persona per tutta la vita e trasmettere motlo.

Ira

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Suggerisco la lettura dell’articolo Furor Brevis presente sul sito di Loredana Lipperini: un approfondimento interessante, utile per conoscere meglio un lato dell’umanità.

L'idiota

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Forse il mondo è sempre stato così. Forse è sempre stato distruttivo: una mentalità che non ha fatto altro che portarsi dietro strascichi e danni.
Non ci sono prove di questo, dato che la mente umana ha la tendenza a rimuovere gli errori del passato, ad allontanarli, ricacciandoli nel profondo. Purtroppo questo non fa altro che peggiorare le cose, dato che il nemico peggiore è quello che lavora in silenzio, senza che ce ne si accorga.
Per quanto si conosce dai reperti archeologici scoperti, la storia è sempre stata percorsa da cicli di creazione seguiti da cicli di distruzione.
Così nel grande, così nel piccolo.
Pochi, davvero pochi, specie nel paese in cui viviamo,avvolti da un clima d’inerzia e d’annichilimento etico e morale (tralasciando quello psicologico e spirituale che sono ancora più in basso), sono capaci di darsi da fare e realizzare qualcosa di buono: troppi lasciano andare, lasciano perdere, perché non ci si può far nulla, perché tutti fanno così. Molti subiscono; pochi si ribellano. Non a parole, ma coi fatti: a parole si è buoni tutti, ma è alla prova pratica che si dimostra valore o mancanza.
Però si è bravissimi a criticare, a sputare sentenze, a emettere giudizi. Ci si sente delle cime, dei saggi, ma se esistesse uno specchio che mostra la vera immagine, si vedrebbero tanti spiriti molli e giallognoli, accidiosi e invidiosi, iracondi e superbi.
Criticare, distruggere: tutto facilissimo.
Difficilissimo creare.
La verità è che la maggior parte dell’umanità adesso ha deciso d’abbracciare il Distruttore. Chi cerca di seguire una strada diversa è considerato un sempliciotto, un ingenuo, un idealista. Bisogna adeguarsi, seguire la corrente del mondo, sono i suggerimenti dati con sorrisi plastificati, per il bene di chi non calpesta certe vie; per “aiutarli”, per “redimerli”. Perché altrimenti si è tagliati fuori, si è idioti.
Ma chi è l’idiota?
E’ davvero la persona semplice,non preda dell’ipocrita ambiguità professante moralità ma agente in modo meschino e approfittatore, o lo sono i manipolatori, gli illusionisti, i vampiri?
Ci si vende davvero per poco, un pezzo alla volta, fino a quando non rimane più niente. E quando questo avviene, si vuole privare anche gli altri di ciò che hanno, perché non abbiano nulla e si sia tutti uguali.
E non avendo più niente, ci si sente il tutto, il meglio che possa esserci.
Così va il mondo. Così è la povertà.
Un’idiozia.

In una città viveva un uomo, tutti ritenevano che fosse il più grande idiota della regione. Quell’uomo era molto preoccupato poiché, ovunque andasse, la gente lo derideva e trovava risibile qualsiasi cosa dicesse. Anche quando diceva cose giuste, tutti lo deridevano, poiché nessuno riusciva a credere che quell’idiota potesse dire una cosa giusta. Ormaii tutti presumevano che fosse un perfetto idiota. Un mistico Sufi visitò il villaggio e l’idiota andò da lui, confidandogli: “La mia vita è completamente rovinata: tutti pensano che io sia un idiota! Potresti aiutarmi?”.
Il mistico rispose: “È facilissimo! Devi solo metterti a criticare e fra sette giorni torna da me. Io rimarrò qui per una settimana, solo per te: in sette giorni, tutto cambierà. Ma tu devi criticare! Se qualcuno citerà Shakespeare, replicherai immediatamente: `Cosa sarà mai? Sono tutte assurdità senza senso, è tutta immondizia!’. Se qualcuno dirà: `La Luna è bellissima, guardala!’ replicherai: `Che cosa sarà mai? Non vedo alcuna bellezza: dimostrami che nella Luna c’è bellezza!’. Nessuno riuscirà a dimostrarlo, poiché non si può dimostrare la bellezza. Se qualcuno dirà: `Che bel mattino!’ lo sommergerai immediatamente di critiche. Per sette giorni non dovrai fare altro che andare in giro per la città, criticando tutto e tutti”. Dopo sette giorni l’idiota tornò dal mistico. Non era solo, aveva un seguito di centinaia di persone, che dissero al mistico: “Hai fatto un miracolo! Il più grande idiota della regione si è trasformato nel più grande saggio. Nessuno riesce a tenergli testa nelle discussioni!”
L’idiota-Cechov (racconto)

Sempre la solita storia

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Sul sito di Loredana Lipperini è stato pubblicato questo articolo: non c’è bisogno di dilungarsi in spiegazioni. Uno perché il pezzo è chiaro e ben scritto; due perché ne ho già parlato tante volte sul sito in cui scrivo. Questo vuole essere un mostrare realtà che tanti non conoscono e non vogliono vedere, un non stare zitti, perché non si può abbassare sempre la testa.
Solo una nota: arriva il momento in cui non si riesce più a sopportare, che si arriva a un punto di rottura. E ci si sta avvicinando.
Dopo non si pianga e si recrimini per le conseguenze, perché sono state cercate.

Nuovo Inizio

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E’ cominciato un nuovo anno.
Un nuovo inizio.
Ma ogni giorno, ogni momento può essere per ciascuno un nuovo inizio, un punto di partenza per cambiare la propria esistenza, il proprio essere, per fare nuove scoperte; non ci sono limiti alla crescita, al cambiamento.
Ogni passo che viene fatto in avanti non porta certezze, solo la consapevolezza che il fine che ci si prefigge crea ciò che siamo e vogliamo essere. Convinzione comune è che sia il passato a creare ogni cosa; in realtà è in grado solo di plasmare i modi di pensare della gente. E’ il futuro che genera il presente, ciò a cui aneliamo essere, costruendolo momento per momento: è una delle poche certezze della vita. Tutto il resto è mistero e scoperta.

Appoggiato al muro dell’edificio, Ariarn osservava lo scorrere della folla. Era arrivato da un paio di giorni a Markal seguendo le informazioni raccolte; ora doveva verificare se quanto saputo aveva un riscontro. Le indicazioni erano incomplete e imprecise, ma i segni di un mutamento erano in atto e non potevano essere ignorati; suo compito indagare con discrezione, per non scatenare tensioni. Difficile credere che in una cittadina senza importanza potessero esserci i semi del cambiamento.
Guardò oltre l’angolo del muro.
Nelle strade, il caldo sole primaverile accompagnava i passanti. La voce dei mercanti risuonava nell’aria decantando la qualità della merce in vendita. Uomini e donne si accalcavano davanti agli ingressi dei negozi. Madri di famiglia erano occupate a scegliere la frutta e la verdura per preparare il pranzo; bambini recalcitranti le seguivano, cercando di trovare occasioni di svago. Il ritmico clangore del martello e lo sfrigolio delle lame roventi immerse nei barili d’acqua accompagnavano le voci di contadini e soldati intenti a contrattare con i fabbri: gli uni alla ricerca d’arnesi per dissodare i campi e falciare le messi, gli altri per affilare armi o riparare armature e scudi ammaccati.
L’odore di ferro battuto e di spezie si perdeva avvicinandosi al centro della città, sostituito dall’aroma emanato dal pane appena sfornato.
Lungo le vie affollate drappelli di guardie pattugliavano la formicolante attività.
Agli angoli della piazza i saltimbanchi si esibivano per il pubblico di giovani e bambini.
“Non s’accorgono di niente, vivono ignari di ciò che li circonda, chiusi nel piccolo mondo fatto di gesti semplici. Sono fermi alla superficie, quando ci sono strati e strati di realtà che s’addensano in una massa intricata.”
Spostò lo sguardo sul fondo della piazza, dove gli uomini della scorta stavano terminando i preparativi per il viaggio. Far parte del gruppo armato che avrebbe accompagnato i mercanti di Caleton fino a Nhal era una buona copertura per la missione in cui era impegnato: avrebbe potuto osservare la situazione della regione senza dare nell’occhio.
Il più era verificare se le tracce si sarebbero di nuovo rivelate elusive.