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Storie di Asklivion – Strade nascoste : una recensione

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Storie di Asklivion - Strade NascosteSul suo blog, Gabriele Ninci (conosciuto in rete con il nickname Tanabrus) ha scritto la recensione di Storie di Asklivion – Strade nascoste.
Come scritto nel commento lasciato in risposta al suo post, mi sono trovato concorde con il punto di vista che ha espresso. L’avevo già scritto in un altro post, ero e sono convinto della bontà del lavoro svolto; questo non significa che non lo reputi migliorabile, anzi. Soprattutto la prima parte (proprio su questa la recensione pone attenzione) reputo che sia quella più lenta, che può coinvolgere di meno il lettore perché non s’addentra subito nel vivo della storia, ma ci si avvicina lentamente, in apparenza facendola sembrare slegata a essa, come se ogni capitolo iniziale dedicato a un singolo personaggio fosse un racconto a sé stante. Riprendendo le parole di Gabriele, può sembrare di leggere una storia di Sapkovski, come visto nelle antologie di racconti dedicati a Geralt di Rivia (anche se ai tempi in cui scrivevo quelle parti (2001) non avevo letto nulla dell’autore polacco, dato che non era stato ancora tradotto in Italia, cosa avvenuta solo dal 2010 in poi, e che io non leggevo romanzi in inglese all’epoca).
Perché usare un approccio del genere?
Quando ho iniziato a scrivere non avevo l’esperienza scrittoria acquisita negli anni e con le capacità di allora è stata a mio avviso la scelta migliore, puntando al non cercare di fare, o meglio strafare, ma al fare cose semplici: avere un approccio soft per permettere al lettore di ambientarsi e conoscere con calma il mondo e i personaggi. Non sono pentito di quella scelta, ma con l’esperienza acquisita nello scrivere, anche grazie a letture fatte in seguito (EriksonSanderson e Jordan allora non li avevo ancora letti, ma dalle loro opere c’è da imparare molto), più sintesi e un’alternanza maggiore in alcuni punti della prima parte tra azione e pensiero sarebbero stati appropriati; attualmente, se volessi modificare l’impostazione della prima parte basterebbe usare una costruzione differente che riassume molto senza perdere nulla (l’uso dei flashback, come fatto in seguito, permetterebbe una maggiore incisività). E non è detto che non lo faccia, proprio come ho fatto con Non Siete Intoccabili, anche se in questo caso si tratterebbe di un lavoro differente: occorrerebbe solo fare dei tagli, tenendo le parti più rilevanti, non dover riscrivere interi brani cambiando anche struttura della storia e dei personaggi; questo in Storie di Asklivion – Strade nascoste non è necessario, occorre solo velocizzare l’inizio.
Parlando d’esperienza, penso abbia cominciato a farsi vedere dal capitolo dieci, quando ormai erano due anni che scrivevo, permettendo di avere un approccio con il lettore più efficace, con il ritmo che diventa più veloce e i tasselli della storia che cominciano a dare forma al quadro d’insieme, lasciando da parte gli aspetti filosofici e psicologici che avevano avuto largo spazio finora, specie con Ghendor.
Perché ho puntato tanto su simili aspetti?
Perché si scrive quello che piace e per me la ricerca di consapevolezza, la scoperta di cose nuove e del passato è importante: per questo ho voluto attraverso l’uso di filosofia, teologia, simbolismo farne uno dei perni del romanzo. Non è una scelta commerciale, che si adegua alla maggioranza di libri fantasy che vengono prodotti (cosa propone e fa andare per la maggiore il mercato) perché reputo che sia un modo di dare maggior rispetto al genere, che ha nelle sue corde un grande potenziale per essere una letteratura da cui si può imparare molto. Sono consapevole che il personaggio di Ghendor risulta pesante e pedante, ma questo è il giudizio che ho voluto che si creasse conoscendolo soprattutto all’inizio (non è mai capitato nella vita reale d’incontrare qualcuno con la tendenza a voler insegnare e ad averlo giudicato stancante e seccante?), per mostrare come il restare chiuso nei suoi studi e nella vita quotidiana l’abbiano limitato e bloccato, rinchiuso in una esistenza che non è quella che ha da vivere, dove ha tanto da imparare ancora, piuttosto che cercare d’insegnare agli altri.
Altro punto fatto notare dalla recensione è l’uso che faccio dell’introspezione: è un elemento che uso molto perché è un mezzo che in un libro ritengo sia utile per affrontare cose di cui è difficile parlare; magari una sintesi maggiore può essere utile per essere più incisivi.

La recensione è mirata ed equilibrata a focalizzare punti forti e deboli del romanzo, utile a migliorare come lo è stata quella su Non siete intoccabili, perché ha dato spunti che sono serviti per dare idee su dove intervenire e migliorare il lavoro.

Progetti presenti e futuri: Non siete intoccabili e altro

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Da poco ho terminato la seconda revisione di L’Ultimo Demone, il romanzo che conclude il ciclo I Tempi della Caduta: è il quarto di questa serie, anche se inizialmente era in programma che fosse una trilogia. Ma con L’Ultimo Potere sono saltate fuori trame e vicende che per avere una degna realizzazione hanno necessitato di un altro volume: alla luce dei fatti è stata la scelta giusta e il lavoro fatto è stato soddisfacente. Proprio alla luce di quanto scritto, ci sono stati degli input per la nascita del secondo volume in ordine cronologico della serie: ogni libro, anche se autoconclusivo, presenta degli elementi che lo collegano agli altri e quanto scritto in L’Ultimo Demone ha fatto chiarezza su cosa scrivere in questo romanzo. Le basi del progetto e su cosa e come si sviluppa la trama erano già chiare, ma quanto scritto è servito per avere una visione migliore dei dettagli e del percorso da seguire per arrivare dal punto in cui si comincia a quello in cui si vuole arrivare.
Ma prima di arrivare alla stesura di tale volume, ho un altro progetto da portare a termine: la riscrittura di Non Siete Intoccabili. Nel 2008/2009, periodo in cui lo realizzai, diedi vita a qualcosa di diverso da quello che avevo realizzato fino a quel momento, Strade Nascoste del ciclo Storie di Asklivion: l’idea di un romanzo più breve, più diretto, più di denuncia sulla realtà, era nata con forza e necessitava di prendere forma, perché non dava spazio per altri lavori (a causa di essa ho dovuto interrompere la stesura di Strade Smarrite, seguito di Strade Nascoste, al decimo capitolo), reclamava di essere scritta.
Nella realizzazione di questo romanzo ho voluto discostarmi dall’approccio usato con Strade Nascoste, portando all’estremo dialoghi, situazioni, andando “sopra le righe” per essere più diretto, per colpire con più forza: ho sperimentato un modo diverso di lavorare, di approcciarmi alle storie.
Ora però, grazie anche a spunti e idee nate con L’ultimo Demone, una nuova stesura è necessaria per fare sì che ci siano i collegamenti giusti; soprattutto occorre riscrivere la storia con lo stile che è divenuto mio nelle varie opere che ho realizzato. Dialoghi, riflessioni, descrizioni: tutto verrà cambiato. La storia manterrà l’impronta di base (la denuncia al sistema basato sull’economia che calpesta gli individui), ma assumerà toni più paranormal; soprattutto darà sfumature diverse ai protagonisti.
Terminato questo progetto, sarà la volta di dare vita a una novel basata su un racconto scritto anni fa e poi passare al secondo volume di I Tempi della Caduta per così arrivare a rendere completo questo ciclo. Fatto ciò, sarà la volta di riprendere in mano un’opera dedicata ai bambini e poi tornare alle origini, a riparlare del mondo di Asklivion, con le sue storie e i suoi protagonisti.

Un po' di pubblicità

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Qualche tempo fa sul blog Evasione dalla Realtà è stato pubblicato un post nel quale viene presentata la sinossi e un breve pensiero che riassume il punto di vista che ho sullo scrivere e sul genere fantasy nel presentare la prima opera che ho realizzato, Strade Nascoste – Storie di Asklivion: un modo per far conoscere il romanzo che ho scritto e dargli un po’ più di visibilità.
Non sono tra quegli autori che pubblicizzano molto le proprie opere, uno perché preferisco concentrare tempo ed energie nel processo creativo, due perché sono dell’idea che sia l’opera a dover essere al centro dell’attenzione e a parlare di sé, con l’autore che deve restare in secondo piano e non rubarle la scena: è lei che deve essere protagonista.
Sono conscio che il modo di fare attuale è diverso da come agisco io, con gli scrittori che si fanno vedere finendo con il parlare più di sé che del proprio operato: questo permetterà di farsi conoscere di più, ma per come la penso si perde la cosa più importante, ovvero ciò che il libro vuol trasmettere. Tuttavia fare come è stato fatto nel post è una cosa che accetto, perché l’attenzione è sul romanzo e sta a lui convincere il lettore a farsi conoscere.
Ho già parlato altre volte di Strade Nascoste – Storie di Asklivion (basta cliccare sulla tag omonima), su come è stato realizzato, che cosa l’ha ispirato, e quindi trovo al momento che quanto era da dire è stato detto; certo fa uno strano effetto vedere come opera conosciuta da sfidare Memorie di Luce del duo Jordan/Sanderson. Una scelta non fatta da me, ma proposta da chi gestisce quel sito, che però fa piacere perché è un romanzo che mi è piaciuto di una saga epica e perché è scritta da due professionisti che trovo validi per quanto dimostrato. Una scelta che ho apprezzato perché rispecchia il mio voler sempre migliorare, realizzare opere sempre migliori e per farlo occorre volgere lo sguardo verso i migliori del settore: è questa la volontà che metto in quanto faccio e che voglio trasmettere.

Semi piantati

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Dopo un periodo di stacco, ho iniziato la revisione di L’Ultimo Demone, l’ultimo romanzo che da poco ho terminato. Qualche correzione (di piccolo conto) per rendere la trama più scorrevole, eliminazione di refusi, messa a punto a livello di stile per rendere più fluida la lettura, ma nel complesso, a parte alcuni punti, il lavoro è meno impegnativo di quello che ho dovuto fare con Strade Nascoste – Storie di Asklivion: non che allora ci fossero problemi con la storia, ma essendo agli inizi non avevo acquisito la capacità di sintesi e uno dei tanti errori in cui s’incorre quando si comincia a scrivere è che si ritiene che più si usano parole, meglio è. Con l’esperienza si capisce che non è così che si ottiene il lavoro migliore (come si capisce che non si devono usare troppo gli aggettivi, gli avverbi e i pronomi possessivi), ma come ogni cosa ci vuole il suo tempo e solo con la pratica ci sono elementi che possono essere acquisiti; elementi che permettono di ottimizzare le risorse e il tempo, evitando un surplus di lavoro nelle successive fasi la prima stesura.
Ma più che il lavoro di messa a punto, il pensiero è andato alla nascita di questa storia. Non mi riferisco al fatto che è legata direttamente a L’Ultimo Potere (anche se sono due volumi separati, li considero parte della stessa opera, un’unica “entità”), quanto a come è sorta l’idea di parlare di un mondo finito in rovina, con l’umanità preda di vizi e dei suoi lati più oscuri. L’idea di parlare della caduta del mondo e dell’uomo è sorta nel 2009 alla conclusione di Non siete intoccabili (dove il nucleo del romanzo era l’attacco al potere economico) e allora ho gettato le basi per un romanzo che narrava le conseguenze dei fatti accaduti; il progetto, benché terminato e pronto per la stesura, è stato messo in attesa di maturazione perché un’altra idea è nata con forza e che spingeva per prendere vita: in un mondo che s’allontana sempre più da valori quali dignità, rispetto, etica, dove sempre più si spinge per andare dietro a simboli vuoti e dannosi, cercare di capire cosa è stato a causare tutto ciò. Certo i Demoni, queste essenze spirituali corrotte che hanno contaminato gli uomini e che si sono infiltrate in qualsiasi istituzione, hanno avuto la loro parte, ma non è dovuto solo a loro lo sfacelo: le cause sono state cercate molto più lontano, perché hanno radici più profonde.
Questa è stata l’idea da cui è partito il tutto. Ma andando a ritroso nel tempo, grazie allo sfogliare vecchi album di foto, rileggendo libri e ascoltando musica che ascoltavo tempo fa, mi sono accorto che i semi di questa storia erano già stati piantati ai tempi delle scuole superiori. Allora non avevo nessuna velleità di mettere per iscritto le storie che immaginavo (il dover scrivere era un supplizio, causato dalla scuola che richiedeva di dover scrivere di cose che non m’interessavano), né tantomeno avrei immaginato che di lì a qualche anno avrei iniziato il percorso di scrittura che tuttora sto percorrendo, ma capitava che da un libro, un film, l’immaginazione prendesse spunto e cominciasse a creare una storia con vita propria. In quel tempo furono due elementi a dare spunto per quella che anni dopo sarebbe stata la storia di Guerriero, protagonista di L’Ultimo Potere: il videogioco Duke Nukem e una melodia che anni dopo ho ritrovato nella canzone Enjoy The Silence dell’album Karmacode dei Lacuna Coil. Il tema del videogame e il sound della musica mi hanno fatto immaginare una città dai palazzi resi scuri dal fumo, costantemente sotto un cielo plumbeo, con strade piene di barricate e rifiuti. In essa s’aggira un uomo, uno dei sopravvissuti dell’invasione di mostri feroci (la loro natura è ignota, non si sa se demoni, alieni o un esperimento scientifico andato a male), reso duro dalle esperienze, armato di tutto punto, che vive in un bunker fortificato con muri e spesse porte blindate d’acciaio, difeso con ogni sorta di ritrovato tecnologico. In una delle sue uscite in cerca di cibo salva una ragazza dai capelli neri e la prende con sé, difendendola dagli attacchi delle mostruose creature.
Una storia semplice, di certo non originale, usata per fantasticare alle volte nel tempo libero, ma che faceva provare qualcosa, che è rimasta viva per più di quindici anni in attesa di venire narrata e che dimostra che ciò che conta davvero trova sempre il modo di tornare e avere il suo spazio, non importa quanto tempo deve aspettare.

Comunicazione di servizio

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Un utente mi ha segnalato che nella versione pdf di Storie di Asklivion – Strade Nascoste risultano mancanti diverse pagine: ho verificato e ho potuto costatare questo stato delle cose. Come sia potuto succedere lo ignoro: ho controllato il file che ho sull’hard disk e non c’è nessuna anomalia, tutte le pagine sono presenti. Il file non risulta essere quindi danneggiato (in quando non permetterebbe altrimenti la sua apertura): ciò che è accaduto, a quanto visto, è una perdita di “dati” durante l’upload dal mio pc al server. Non so se questo è dovuto al programma usato FilezillaClient, o al fatto che ho una connessione lenta (non sono raggiunto da Adsl, 3G, wi-fi e visto l’uso che faccio di internet non ho intensione di effettuare un’installazione satellitare); tuttavia ogni volta che ho provato a caricare file pdf superiori a 1Mb, immancabilmente delle pagine rimangono vuote dove invece ci deve essere testo.
Per questo, anche se l’idea non mi entusiasmava eccessivamente (mi ricorda il vizio dell’editoria italiana di suddividere i romanzi in più volumi, ma almeno nel mio caso non si specula sul portafogli altrui), ho diviso il romanzo in tre parti: i nuovi file sono stai caricati e ho appurato che sono completi in tutte le sue parti. Adesso non manca nulla.
Mi scuso per l’inconveniente tecnico occorso con coloro che, scaricandolo, si sono ritrovati con un romanzo con delle parti mancanti: non è mai piacevole, in qualsiasi caso, trovarsi tra le mani un prodotto incompleto.

Storie di Asklivion - Strade Nascoste

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Storie di Asklivion – Strade Nascoste è stato il primo romanzo che ho scritto. Il romanzo con il quale è iniziata la parte della vita che possiedo dedicata alla scrittura; prima il pensiero di scrivere non esisteva (da tralasciare la parte inerente all’ambito scolastico: quello era un obbligo, non una scelta voluta, e che pertanto non facevo volentieri). Non avevo il sogno di realizzare un libro o il desiderio di diventare scrittore. Ma mi piaceva in certi momenti ritagliarmi degli spazi dove creare mondi e avventure, esplorare luoghi nuovi, non esistenti, viaggiare in compagnia di personaggi con i quali avere un fine comune, uno scopo da raggiungere: una cerca che poteva aiutare gli altri, salvarli dalle difficoltà; un mettersi alla prova e superare i propri limiti. Un’esperienza che hanno fatto in tanti, specie nell’infanzia, lasciando andare questi pensieri con l’avanzare della crescita. Per me non è andata in questo modo, è stata una presenza costante: alle volte più forte, alle volte più labile, ma sempre presente; un modo per riuscire a rilassarmi, a staccare la spina dagli impegni. Consideravo queste fantasie uno svago, però con il tempo e l’esperienza ho imparato che sono molto più di questo: possono essere un mezzo per parlare della realtà, per mostrare significati e aprire porte, come ha fatto Micheal Ende con quel capolavoro che è La Storia Infinita. Un mezzo che trova la sua realizzazione attraverso la scrittura. Un mezzo che è espressione di sé, che è una delle strade che appartengono a un individuo. Ed essendo proprie, non importa quanto tempo debba trascorrere e in che modo avvenga perché siano riconosciute: se uno ha una strada da percorrere, arriva il momento in cui la imbocca. Non si tratta di predestinazione, ma di trovare ciò per cui si è portati, il proprio scopo. Certo, lo scopo può non essere unico, ce ne sono tanti nella vita in una persona: quello che si deve fare è riconoscere quelli giusti che rispecchiano il proprio essere.
Come si fa a riconoscerli?
Se sono veri, se sono sinceri, il pensiero rivolto a loro non se ne va mai, rimane una presenza costante. E alla fine, se si ha il coraggio d’ascoltare, essi prendono forma e crescono sempre di più. Un passo alla volta, un cominciare dalla piccole cose, come nel caso della scrittura può essere un racconto, come molti consigliano; una regola saggia, una valida linea guida.
Ma le regole, se possono essere utili, non significa che siano vincolanti e uno deve seguire la propria convinzione se sente con forza quello per cui sta lavorando. Così le prime pagine scritte sono state quelle di Storie di Asklivion – Strade Nascoste, un romanzo che come lunghezza raggiunge Il Signore degli Anelli, dando il via a un percorso a ora lungo undici anni, quattro libri portati a conclusione e altrettanti in corso d’opera. Scrivendo dopo il lavoro e i vari impegni, ritagliando ore al sonno, ho impiegato cinque anni per giungere alla conclusione della sua prima stesura; dopo di essi, e un anno di revisioni e riletture, sono trascorsi altri cinque anni in cui l’ho sottoposto all’attenzione delle case editrici. Un periodo in cui non sono stato certo con le mani in mano, visto che ho dato vita ad altre opere: aspettare che giunga qualcosa senza fare niente è uno spreco di tempo e di vita: si va avanti, tenendosi pronti a saper cogliere l’occasione se arriva.
E se per il momento non arriva, si accetta questa evenienza.
A patto che ci siano delle ragioni valide, che se non si viene pubblicati è perché c’è gente che ha realizzato opere migliori, più valide; se il lavoro realizzato non trova spazio perché si dà la preferenza ad autori come Guy Gavriel Kay e Brandon Sanderson, non si ha nessuna obiezione da opporre. Se invece questo non avviene perché in fase di valutazione si dà la preferenza a testi come Gli Eroi del Crepuscolo, Bryan di Boscoquieto, Il Re Nero, la saga di Amon e quella di Unika, allora, di fronte a un modo di lavorare del genere arriva la non accettazione perché c’è una mancanza di rispetto, un prendere in giro gli altri. Un modo di fare che non mi sta bene perché sono per l’onestà, per dare il meglio in quello che si fa, cercando sempre di migliorare.
Ritengo di aver fatto un buon lavoro?
Sì.
Ritengo che sia migliorabile?
Certamente. Anche se ho dato il massimo con i mezzi acquisiti in base all’esperienza maturata nel leggere e nel scrivere (e mi accorgo confrontando Strade Nascoste con L’Ultimo Potere come già sia diverso lo stile, il modo di sviluppare la storia a distanza di pochi anni: una sintesi maggiore che rende più fluente la lettura) sono convinto che si possano trovare ancora dei modi per migliorare quanto realizzato. Questo per me è dimostrare onestà e soprattutto rispetto nei confronti di chi legge, perché ritengo che il lettore non deve sentirsi preso in giro, ma trattato con la massima intelligenza.
Cosa che non si può dire per le opere sopra menzionate. Se dei professionisti che si ritiene siano preparati, esperti nel loro ruolo, che si fanno pagare per fare questo mestiere hanno pubblicato tali lavori o non sono capaci, non avendo le conoscenze necessarie per lavorare nell’ambito della letteratura fantastica, oppure hanno ritenuto che non bisognasse fare alcuno sforzo perché tanto tutto va bene, facendo passare così il messaggio che il lettore di questo genere è un ignorante che può sorbirsi qualsiasi castroneria perché incapace di dare un giudizio e fare qualsiasi distinzione tra il valido e non valido.
Stando così i fatti, non mi sta bene un tal modo di fare, sentendo dire che è il massimo che si può realizzare e trovare, vedendo attribuite etichette altisonanti e affermazioni celebrative e incensanti, perché è una menzogna, è solo un cercare di tirare acqua al proprio mulino per fare guadagno e sfruttare gli altri usando l’inganno.
Come non mi sta bene vedere pubblicata roba simile quando c’è molto di meglio che potrebbe essere venduto al loro posto: questa editoria ha fatto scelte sbagliate e continua a farle, dato che punta su seguiti di testi che hanno dimostrato la loro immaturità editoriale e negatività in fatto di realizzazione.
Di fronte a un’editoria che non ha coraggio, che piange miseria dopo essere stata causa del proprio male, che spezza volumi in due o tre parti per avere maggiori introiti (v. Mondadori con Martin), che sceglie di pubblicare per lo più libri di due-trecento pagine vendendoli a un prezzo che in altri paesi corrisponde a quello di tomi di mille pagine, seppure a malincuore, perché mi sarebbe piaciuto vedere pubblicato il libro da un editore credendo nella bontà di quanto realizzato, ho deciso di mettere tramite licenza Commons&Creative sul mio sito Storie di Asklivion – Strade Nascoste.
Con Non Siete Intoccabili ero consapevole della difficoltà di trovare chi era disposto a pubblicare un libro che, anche se sotto forma fantastica, denunciava il mobbing, le morti bianche, criticando l’operato degli imprenditori, dato che si è in un paese che è stato a lungo in mano a essi: avendo loro il potere, si è stati condizionati nel non dare spazio a voci che sollevavano critiche verso certe caste e certe questioni, facendo passare un’informazione e quanto legato a media e pubblicità che li raffigurasse come eroi e benefattori, e non sfruttatori. Con questo libro tuttavia ritenevo che la storia fosse differente. Invece, i fatti hanno dimostrato, ma non solo con me, che la qualità non ha valore, che tutto funge solo per il guadagno, poco importa quello che si propina.
Quando leggo affermazioni come queste date da un editor di una casa editrice (Casini), dove conta più reclamizzare il prodotto, dare spazio all’apparenza, invece di soffermarsi sulla qualità e fare un buon lavoro attento a qualsiasi dettaglio, quando mi tocca di ricevere risposte che quanto scritto non può andare bene nel fantastico perché è un genere adatto solo agli adolescenti e che per comunicare con loro i personaggi dei romanzi debbono essere per forza a loro volta degli adolescenti, è evidente che il sistema editoriale creatosi non ha alcun rispetto per i lettori e nemmeno per la letteratura: serve, riconosce e rispetta solamente il soldo. La standardizzazione dei temi trattati che si adeguano alla moda del momento, realizzando opere che sono fatte con lo stampino, tutte uguali, tutte sullo stesso copione, come accade in questo periodo con il paranormal-romance, è un altro elemento di un modus operandi fastidioso e, se si vuole, pure nocivo: il libro non è più un’opera culturale, ma una produzione da realizzare in serie, industrialmente, come se fosse cibo in scatola per gatti.
Storie di Asklivion – Strade Nascoste è invece un lavoro artigianale, fatto con cura e impegno, realizzato con le mie sole forze, senza l’aiuto di nessuno: creazione di mondo e personaggi, stesura, revisioni ed editing tutto effettuato da me. Un lavoro che ritengo buono e del quale sono soddisfatto dato che il mio dovere verso chi legge (ma anche verso me stesso) è scrivere e cercare di farlo bene (e in questo credo di esserci riuscito). Il che è molto di più di quanto tanta letteratura di genere pubblicata negli ultimi anni può dire: sarebbe ora che una parte dell’editoria cercasse di fare altrettanto, che avvenisse un cambiamento, anche se, osservando la realtà, ci sono dubbi che questo avvenga. Le cose continueranno ad andare come sono andate finora, anche se vengono criticate: certe persone non vogliono capire, vogliono andare avanti come fatto finora, nell’illusione che i “tempi d’oro”, quelli del guadagno facile, perdurino ancora. Non vedo gesti che possono cambiare tale stato, né la possibilità che possa nascere una mentalità, una coscienza diversa nonostante ci sia chi si accorga di quanto tutto ciò è sbagliato e lo si giudichi nella maniera che merita. Non li vedo in questo settore, ma non li vedo da nessuna parte, nonostante tutto stia crollando e la vita stia rendendo a tanti quanto hanno fatto, colpendoli con la forza di un treno in corsa: si sta ripetendo la storia del Titanic (dove si continuava a ballare malgrado la nave affondasse), del periodo della Bella Epoque (il pensiero rivolto solo al divertimento e poi si è ritrovati ad avere a che fare con la Prima Guerra Mondiale).
Per quanto riguarda l’ambito letterario, mi limito a scrivere, a provare piacere nel farlo e cercare di rendere al meglio il lavoro svolto, mettendolo a disposizione di chi voglia una lettura fantastica, capace anche di far riflettere; una lettura libera di piacere, libera d’essere criticata, ma sempre onesta, non fosse altro per il fatto che per farla non occorre spendere nulla, se non il tempo da dedicarle. E di questo, di fronte a quanto c’è adesso, è un guadagno.
Aggiungo la quarta di copertina per mostrare l’idea del tema su cui si basa l’opera, anche se sul sito ho già pubblicato capitoli del libro che possono rendere più chiara la sua natura (si possono trovare a questa tag).

Gli uomini hanno dei limiti: è questa la benedizione e la maledizione della loro natura.
Sono queste le parole su cui riflette Ariarn mentre è impegnato nella ricerca dove è coinvolto l’Ordine della Rivelazione, a cui i governi si sono rivolti per trovare la cura alla malattia che ha colpito le regioni di Asklivion. Un cammino che lo vedrà incrociare le strade di Periin, Ghendor, Reinor e Lerida, ritrovandosi a percorrere un sentiero che li farà addentrare nell’ombra del mondo che conoscono, affrontando realtà nascoste, verità dimenticate, macchinazioni progettate da lungo tempo e battaglie che porteranno ad affrontare nemici insospettabili.
Nemici che senza che ce ne sia resi conto sono stati protetti.
Nemici in grado in qualsiasi momento di creare mostri dal sottile e devastante potere distruttivo.

Come nasce un Mondo

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Per quanto riguarda il mondo reale, la scienza negli ultimi decenni ha dato la sua spiegazione attraverso diverse teorie, tra le quali la più famosa è quella del Big Bang; per secoli invece le religioni di qualsivoglia parte del mondo attribuivano la sua creazione a entità superiori, che con la loro volontà ed energia avevano dato vita a tutte le cose.
Per quanto riguarda invece i mondi immaginari, tutto nasce da un’idea, che può sorgere in qualsiasi momento, per qualsiasi motivo; ne avevo già parlato in questo articolo narrando come aveva preso vita Storie di Asklivion – Strade Nascoste.
Ci sono autori che prima creano l’ambientazione, poi vi fanno agire i personaggi; altri lo costruiscono in base alla storia sviluppata dai protagonisti. Per me invece è stato un andare avanti di pari passo tra le due cose; mentre scrivevo la stesura di come si sarebbe sviluppata la trama, realizzavo la cartina del mondo, aggiungendo un pezzo alla volta.
E’ stato un piacere vedere come la matita dava forma alla geografia delle terre che i personaggi stavano attraversando o verso i quali erano diretti. E mentre città e regioni sorgevano, nasceva anche la storia che li aveva caratterizzati, episodi che nel passato li avevano resi famosi. Un mondo che si è ingrandito disegno dopo disegno, dando connotazioni sempre più precise e ampie allo scenario dove i personaggi vivono e lottano.
Un lavoro che non si è limitato a dare forma al palcoscenico per le vicende narrate nel romanzo, ma che è continuato, perché la storia che si era vista crescere aveva dato vita ad altre storie ed esse ad altri parti del mondo, lasciando spazio a vicende che sarebbero state narrate nei libri successivi.
Un lavoro che sta ancora crescendo perché ha ancora parti da sviluppare, ma che quando ci si sofferma a guardarlo dà un bel senso di soddisfazione e compiacimento, vedendo che la mappa ha raggiunto l’estensione di quattro fogli A4 ricchi di dettagli.
E’ proprio vero il passo della Genesi: “E Dio vide quanto aveva fatto ed ecco, era cosa molto buona. E fu sera e fu mattina: sesto giorno”. Un passo che rende molto bene i sentimenti nati dall’atto della creazione.

Attaccamento

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L’attaccamento appartiene a una famiglia rognosa di bestie e ce ne sono di diverse specie.
C’è l’attaccamento verso le persone, verso un certo tipo di pensiero, verso il passato.
E c’è l’attaccamento per la roba, come Verga ha ben mostrato in Mastro Don Gesualdo. Un atteggiamento che calpesta qualsiasi valore, sentimento, dove il possesso delle cose materiali è posto al di sopra di tutto: nessun legame di sangue, nessuna dignità viene rispettata; un sacrificare ogni affetto a ragioni strettamente economiche che alla fine fa ritrovare schiacciati e sconfitti dall’aridità di cui ci si è circondati.
Verga ha realizzato una disamina lucida e cruda di questo aspetto della realtà; non per nulla è quanto si prefigge il Verismo.
Naturalmente questo movimento non ha scoperto nulla di nuovo, dato che si tratta di atteggiamenti da sempre presenti nella razza umana: lo è stato nel passato, lo è nel presente. Questa Era dell’Economia ha ampiamente dimostrato come per il profitto, il guadagno, l’accumulare e l’appropriarsi di ricchezze abbia creato un sistema arido che lascia in mano soltanto un vuoto, una disperazione, un voler inutilmente rimediare quando non è più possibile come succede a Mastro Don Gesualdo, che in punto di morte cerca di riscattare il lato umano dei sentimenti che per tutta la vita non ha fatto altro che mettere da parte. In questo caso è stata l’età a spegnere la fiamma della vita del protagonista del romanzo di Verga, ma se non si fa attenzione l’attaccamento fa andare incontro a cose spiacevoli, alle volte anche la morte.
Il problema con l’attaccamento è che gli individui s’identificano nel possesso delle cose, come se fossero esse a rendere più di valore la vita che vivono, a renderli delle persone migliori. Ma le persone non sono le cose che possiedono; come è scritto anche nel Vangelo, “Che cosa è più grande, l’offerta o l’altare che rende sacra l’offerta?” (Matteo 23, 19). Ovvero, le cose sono importanti perché sono le persone a renderle tali, perché senza le persone sarebbero niente. Quindi, ciò che è di valore è l’individuo, la vita che possiede e il modo in cui decide di viverla; il resto è solo un optional.

Mentre erano gettate le ultime palate di terra, quattro figure al riparo dei ruderi erano riunite per prendere una decisione.
«Prima o poi le fiamme si estingueranno e avremo di nuovo addosso quelle furie: dobbiamo muoverci ad abbandonare questo posto.» Disse Reinor appoggiato a una ruota con il rostro spezzato.
«Spero che quando dici noi ti riferisca ai qui presenti e basta.» Periin stava ripulendo le spade dal sangue delle bestie uccise. «Quelli là non abbandoneranno le merci, cercheranno di salvarne quante più possibili: questo li rallenterà, rendendoli un bersaglio facile.»
«E’ comprensibile il loro comportamento: lì c’è la loro vita, tutto quello che hanno creato.» Ariarn osservava gli ultimi mercanti che si allontanavano dalle fosse.
«Se lo faranno non avranno alcuna possibilità.» Ribatté freddamente Periin.
«Allora li lasciamo morire senza fare niente?» Sbottò Lerida.
Periin liquidò con un’occhiata il suo intervento, facendola inviperire.
“Tra i due non scorreva buon sangue.” Osservò Reinor dalla sua posizione. “Se li lasciamo fare, la discussione rischia di andare per le lunghe.”
Ariarn fu più veloce di lui a intervenire. «Certo che no: troveremo il modo di convincerli.»
«Non c’è modo di convincere un mercante quando si tratta della sua merce.» Fu la replica stroncante di Periin.
«Non c’è bisogno di convincerli.» Intervenne Reinor. «Basta che non abbiano niente che li tenga legati.»
«Impossibile.» Commentò scettico Periin.
«No, se si elimina il pomo della discordia.»
L’espressione di Ariarn si fece pensierosa. «Sarà dura da accettare.»
«Ma saranno ancora vivi. Ho un amico mercante: so quant’è dura ragionare con gente simile su questo punto. Se è l’unico modo di dargli la possibilità di salvarsi, non esiterò a metterlo in pratica.» Disse Reinor senza esitazione.
Lerida posò lo sguardo su ognuno di loro. «Non capisco.»
«Vuole distruggere le merci.» Spiegò semplicemente Periin.
La donna rimase senza parole di fronte alla drastica soluzione.
«Andrò a parlare con loro.» Sentenziò Ariarn. «Non possiamo aspettare oltre, dobbiamo sfruttare la presenza delle fiamme per muoverci: avremo una certa protezione per arrivare a Womb Rendin.»
Periin osservò il compagno allontanarsi. «Un buon piano se non finiremo arrostiti.» Aggiunse prima di seguirlo.
Reinor e Lerida rimasero soli.
Era la prima volta che vedeva un Usufruitore all’opera, rimanendone intimorita. Ora era anche spaventata dalla sua determinazione, incurante delle ripercussioni e del prezzo da pagare per le proprie decisioni. Provava timore eppure avvertiva anche ammirazione: avrebbe voluto una parte del suo carattere.
«Lo farai davvero?» Chiese a bassa voce temendo di seccarlo. «Non hai paura del loro giudizio?»»
«Se mi fossi preoccupato del giudizio altrui sarei sempre rimasto fermo.»
Lerida provò lo stesso disagio di quando parlava con Periin e se ne andò, raggiungendo gli altri due.
Malgrado i pazienti sforzi di Ariarn, la posizione dei mercanti non si smosse. Decisi a salvare quanto più possibile, si ostinavano a non voler sentire ragioni. Periin se ne stava in disparte, senza intervenire nella questione.
Lo stallo tra le parti fu rotto dalle grida d’alcuni membri della carovana, quando si accorsero che il fuoco aveva raggiunto i resti dei carri e li stava consumando.
Tutti si lanciarono a soffocare l’incendio. Il forte calore ricacciò indietro gli uomini. Le fiamme dilagarono con estrema velocità, avvolgendo tutto in un gigantesco falò.
Agli inermi mercanti non restò che osservare il lento consumarsi di ciò che avevano avuto. Sconvolti dall’ennesimo colpo del destino, alcuni tentarono di gettarsi nel rogo nel disperato tentativo di salvare i loro averi, fermati dai compagni che gli risparmiarono una fine atroce.
Rattrappita da un senso di vuoto incolmabile, la gente prese ad allontanarsi. Diverse paia d’occhi passarono sul gruppetto che non apparteneva alla carovana, indugiando su una figura in particolare. Un brusio prese a serpeggiare tra i mercanti, un passaparola che si diffuse con gran rapidità. Occhiate cupe saettarono nella stessa direzione. Le semplici proteste si mutarono in invettive cariche di rabbia.
Reinor lasciò che gli insulti rimbalzassero sulla corazza che anni di disciplina avevano forgiato.
L’odio cominciò a varcare il limite e mani cominciarono a stringersi a pugno.
Periin si pose davanti dalla massa urlante.
«Cosa volete?»
Le voci si accavallarono una sull’altra, come cavallette impazzite.
«Dobbiamo fargliela pagare!» Si levò più forte l’urlo di un uomo.
Tutti sottolinearono con alte grida l’idea.
«Per quale motivo?» Li fronteggiò Periin.
Un vecchio dalla barba bianca si fece avanti. «Ha distrutto i nostri beni! Per colpa sua non abbiamo più nulla!»
«Non avete prove che sia causa sua quanto è accaduto.» Disse con calma Periin
La piccola folla esplose.
«Prove? Non è stato lui a incendiare la piana? Lui ha creato il fuoco ed è questo che ci ha portato via quanto avevamo! Senza di lui nulla sarebbe andato distrutto.»
Periin si portò più vicino ai mercanti. «Sareste morti senza il suo intervento, idioti. Siete così accecati dalla roba che possedete che non vedete oltre il vostro naso.» Le parole erano prive di compassione. «Vi state commiserando come se fosse finito il mondo. Imbecilli, se siete ancora vivi potrete ancora vendere delle merci. Chiedete ai vostri amici laggiù se possono dire lo stesso.» Indicò le tombe. «Avreste meritato di fare la stessa fine.» Accompagnò il discorso appoggiando le mani sull’elsa delle spade.
Nonostante la vicinanza delle fiamme, sugli animi scese un gelo penetrante.
Periin non si curò più di loro, seccato da quella storia. Era partito da solo e si era ritrovato a far da balia a una donna convinta che da lei dipendeva il destino del mondo, un uomo pronto a sacrificarsi per chiunque e infine un branco d’incapaci che sarebbero morti per qualche carabattola.
Balzò in sella al cavallo, rivolgendosi ad Ariarn. «Troverò un passaggio tra le fiamme. Chi vorrà seguirmi può farlo; gli altri possono restare a morire.» Partì al trotto senza aspettare nessuno.
Ariarn, seguito da Lerida, andò a liberare i cavalli ancora imbrigliati nelle imbracature dei carri.
Reinor rimase al limitare della zona ancora verde, attento a un’eventuale, quanto improbabile, attacco dei mercanti.
«Dobbiamo muoverci.» Disse Ariarn quando furono pronti con le cavalcature. «L’incendio si sta estinguendo e se questo agevola il passaggio, dall’altro ci priva della protezione dalle bestie.»
Reinor e Lerida, saliti sui cavalli, si avviarono nella direzione di Periin. I mercanti si fissarono l’un l’altro indecisi; più di una testa si voltò a guardare gli ultimi guizzi della pira delle loro merci.
Ariarn provò compassione per loro. «Non c’è più nulla che vi trattenga qui. Siete ancora vivi e, anche se con fatica, potrete ricominciare: è questo quel che conta.» Con un gesto della mano li invitò a seguirlo, avviandosi alla loro testa.

Bilanci

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Quando si giunge alla fine di un anno ci si ferma, ci si volta indietro e si guarda quanto è stato.
E’ tempo di bilanci.
Non che i bilanci si debbano fare per forza a fine anno, dato che ogni momento è valido per farli: in qualsiasi istante, stagione, periodo della vita ci si può soffermare a fare una valutazione di quello che si è raggiunto e quello che si è diventati. Ma per l’uomo, così abituato a schematizzare, suddividere, classificare, creare involucri e confini per poter riuscire a spiegare quanto lo circonda, così d’avere sicurezze che rassicurino ansie e paure, che gli diano quella tranquillità, quelle basi che rendano la vita più a sua misura, è più facile agire in questa maniera.

Della vita privata non parlo, dato che sono dell’idea che ci sono cose che si possono condividere con gli altri e altre che non debbano essere messe in piazza. Con l’espandersi della tecnologia, della multimedialità, della rete e dei modi di comunicare, molti si sentono in dovere di esporsi, raccontare tutto di sé, un modo per parlare di sé, ma anche di far parlare di sé. Di farsi ammirare, come scrive Val in questo post.
Tuttavia, tra alti e bassi (ma è la normalità dell’esistenza, fatta di salite e di discese), senza fatti eclatanti, è stato un anno di piccole cose che hanno riempito, cambiato, fatto ritrovare piaceri che hanno dato serenità.
Mi soffermerò invece con più calma su due punti di cui spesso ho parlato: la scrittura e la lettura.
Partiamo dalla scrittura.

E’ stato un periodo in cui le revisioni l’hanno fatta da padrone, il lavoro più meticoloso nel processo di realizzazione di un’opera, ma necessario se si vuol rendere al meglio quanto creato. Una messa a punto che va fatta con metodo perché tutto fili liscio, sia come stile, sia come intreccio. Un lavoro minuzioso e anche stancante (rileggere più e più volte lo stesso scritto può arrivare a essere sfibrante e snervante), ma utile non solo per una migliore resa del libro, ma anche per far evolvere le capacità di scrittura, per comprendere dove si sbaglia e su quali punti si deve concentrare una maggiore attenzione. Un lavoro a cui a un certo punto bisogna anche dire basta, perché uno scrittore è portato a volere il massimo dal proprio lavoro, ma se si lascia prendere la mano entra in un ciclo che lo spinge sempre a intervenire e a ricercare lo stile migliore che faccia risaltare quanto scritto.
Arrivato a questo punto, allo scrittore non rimane che mettersi alla ricerca del modo di arrivare alla pubblicazione. Un lavoro lungo e duro, specie in questo periodo e in questo paese, specie se non si vuole intraprendere la via dell’editoria a pagamento, scelta cui sono sempre stato contrario dato che è l’equivalente di dover pagare per poter lavorare. Continuerò a sottoporre i lavori che ho realizzato a case editrici, anche se non nutro speranze e non perché non creda o sia convinto della bontà di quanto realizzato, ma perché le condizioni di questo particolare periodo non lasciano grandi spazi, specie in ambito fantastico, dove vige la mentalità che sia un genere semplicistico atto a realizzare storielle adatte a bambini e adolescenti, di mero intrattenimento e che non sia in grado di andare in profondità: se un romanzo non rientra in tali canoni, e pertanto si considera che non sia in grado di dare risultati di vendite e profitto, non viene preso in considerazione. Nonostante sia conscio del mercato e delle sue regole, proseguo sulla strada che chi ha seguito le pagine di questo sito conosce: il fantastico è in grado d’insegnare molte cose, di far maturare, è molto più di quello che la mentalità comune e la scarsa conoscenza di questo genere hanno prodotto nell’immaginario collettivo. Pertanto non rimpiango (anzi) di aver realizzato L’Ultimo Potere (l’ultima fatica della tastiera), anche se so già che l’editoria difficilmente prenderà in considerazione una storia che mostra i tempi della Caduta dell’Uomo, del degrado dell’umanità che ha abbandonato ogni morale seguendo i costrutti creati dall’Era dell’Economia e dai Culti dell’Ego, dove Vizi, Demoni, Virtù incontrano Archetipi in un mondo post-apocalittico abitato da Mutantropi, Chimere e Posseduti, dove la civiltà è ricordata solo da macerie e la razza umana non è che l’ombra di quanto è stato.
Come sono soddisfatto di quanto creato con Storie di Asklivion – Strade Nascoste, la prima opera che ho realizzato. Un’opera che s’aggira sulle mille pagine (una limitazione, dato che le pubblicazioni attuali puntano su libri di duecento-trecento pagine per limitare i costi) e a cui ho cominciato da tempo a lavorare sul secondo volume: un continuo, certo, ma anche se si mantengono gli stessi personaggi del primo libro, quest’ultimo può essere considerato come una storia conclusiva, dove gli intrecci creati lungo il cammino trovano risoluzione e non lasciano punti in sospeso. Certo, ci sono delle porte aperte, ma questo perché nel romanzo, come nella vita, non ci sono dei veri arrivi, ma tutti possono essere dei punti di partenza.
Questo è uno dei lavori in corso, ma ce ne sono altri, la cui progettazione è già stata attuata e la cui realizzazione in parte è avviata: due opere di I Tempi della Caduta sono già imbastite e a metà del guado c’è un libro per bambini. Quest’ultimo non è un lavoro lungo (non raggiunge la monumentalità di Strade Nascoste e nemmeno si avvicina lontanamente alla lunghezza di L’Ultimo Potere o a quello di Non Siete Intoccabili), ma richiede un particolare stato d’animo, una leggerezza, un sentore di “buono”, assolutamente necessari per quanto si vuole trasmettere: se ciò non è presente è meglio aspettare che i tempi siano giusti, lasciare che le cose decantino e maturino, come la natura insegna: per le cose buone occorrono i tempi giusti.
Sempre sul lato scrittura c’è la collaborazione con la rivista Fantasy Magazine.
Ormai è più di un anno che collaboro con essa e diverse sono state le recensioni e gli approfondimenti su romanzi di genere fantastico che ho realizzato: un piacere certamente, ma soprattutto un modo per dare il giusto rispetto a un genere che di rispetto ne ha poco e che invece ne meriterebbe molto di più. La decisione a collaborare con la rivista è stata proprio questa: dare un punto di vista diverso dal conosciuto in Italia. Certo, avrei potuto usare il sito che gestisco, ma avrebbe avuto una visibilità minore, un minor seguito di quello che invece necessita se si vuol sperare di dare una direzione diversa da quella attuale. Non ho la presunzione con quello che scrivo di poter cambiare le cose, ma sono convinto che il contributo dato possa servire a qualcuno, a essere un aiuto, un consiglio per chi vuole conoscere approfonditamente un genere che non è solo qualcosa di moda o di consumistico, cercando di far conoscere quanto di buono c’è. Naturalmente sono conscio che come ogni ambito ci sono delle cose che non vanno, dove l’editoria effettua delle scelte puramente commerciali a discapito della qualità, realizzando materiale immaturo, inadatto alla pubblicazione: un sistema sbagliato, che va giudicato e criticato.
Ma c’è modo e modo per farlo (come nei film di satira, a esempio. I primi due film di Fantozzi sono chicche che mostrano la società italiana con le sue grettezze, meschinità, ossessioni, piccolezze, grettezze, vigliaccherie, il suo opportunismo e arrivismo. Un modo intelligente per mettere di fronte a tutti una realtà dove molti si credono chissà cosa, ma che nei fatti rivelano che non sono gran ché. Quelli di Boldi invece sono soltanto pellicole grezze, demenziali e volgari.)
Perché se è vero che è giusto criticare, mostrare i lati che non vanno, fare solamente questo è un errore che non porta da nessuna parte, fa ristagnare la situazione, creando sterili polemiche e facendo compiacere chi le crea e chi vi partecipa, come la politica italiana ha ampiamente dato dimostrazione. Un comportamento cui bisogna fare molta attenzione, perché ad andare con lo zoppo s’impara a zoppicare e ci si ritrova ad accusare gli altri di quanto non hanno fatto o di quanto di sbagliato hanno fatto, ma non si fa mai niente di propositivo e costruttivo per cambiare lo stato delle cose.
Così non si va da nessuna parte.

Arriviamo ora alla lettura che oltre a trasmettere molto, a far passare ore piacevoli, è anche uno strumento indispensabile per chi vuole scrivere, perché dal confronto con stili e storie diverse si può apprendere più di quanto si possa immaginare.
Tutto quanto letto durante l’anno ha saputo dare qualcosa e non sono qui per fare una lista dei libri terminati e nemmeno per dire quanti ne sono stati letti: la quantità, i numeri non servono a molto, se non come forma d’ostentazione, di dimostrazione d’essere di più di altri. Spesso ci si sofferma su questi dettagli, persi in una corsa che ricorda il consumismo, il voler usare e accumulare il più possibile come se questo rendesse migliori, un’ansia che spinge sempre a essere in movimento, in cerca di qualcosa di nuovo, senza mai soffermarsi a gustare e recepire appieno quello che si ha avuto la fortuna d’incontrare.
Le letture che ho scelto mi hanno soddisfatto, tutte sono state valide, anche se ce ne sono state alcune che ho sentito più vicine di altre. Una è stata La Casa del Tempo Sospeso, l’altra è 1Q84.
Nell’attesa di poter leggere la conclusione di quest’ultima, altre sono le storie in attesa di essere scoperte. La prima, che sto leggendo in questo periodo, è La Via dei Re di Brandon Sanderson. Ho sempre apprezzato le storie epiche (non è un caso che nella libreria che possiedo ci siano autori come Erikson e Kay), che parlano di eroi, dei e poteri superiori (altro non caso il fatto di avere una predilezione per i miti greci, arturiani e scandinavi) e Sanderson ha saputo cogliere quel genere di racconti che mi piace ascoltare e scrivere.
Il suo ultimo lavoro continua a correre sugli stessi binari e a mantenere il livello di quanto finora dimostrato, anche se devo fare un appunto per la prima volta a questo scrittore. Avendo letto la trilogia Mistborn non mi hanno sorpreso più di tanto i poteri di questo nuovo mondo, ma non è questo il neo a cui mi riferisco, quanto piuttosto al modo di mostrare le cose del prologo del libro uno: con quanto dimostrato finora, Brandon poteva trovare un modo migliore per far conoscere al lettore certi elementi. Anche se mi ripeto, quando si vogliono le cose fatte per bene, ci vuole calma, occorre trovare i momenti giusti per dare informazioni, occorre che avvengano in maniera fluida, naturale. Se necessario, lasciare il lettore con un senso di straniamento, impegnato a chiedersi cosa sta succedendo e perché, un po’ come succede con I Giardini della Luna di Steven Erikson (magari non proprio a questi livelli 😉 ). Tolto questo appunto, la lettura prosegue bene e ci si lascia coinvolgere dal mondo delle Cronache della Folgoluce, un mondo molto più caratterizzato e vivo rispetto a quello incontrato nella saga Mistborn. (Andando oltre il discorso del valore indiscusso dell’opera, ci sarebbe da parlare del prezzo, che ha sollevato da più parti proteste: 30 euro non sono pochi, anche con gli sconti 25 non scherzano. Prendendo in considerazione la lunghezza (1146 pagine), le cartine del mondo realizzate a colori, la presenza di illustrazioni all’interno del tomo, potrebbero giustificare il prezzo, basta vedere certe versioni del Signore degli Anelli che hanno un costo equivalente. Più scandaloso è vedere libri di 200 pagine che costano 20 euro e non s’avvicinano neanche lontanamente alla bontà del romanzo di Sanderson. Tuttavia una domanda è lecito farla: perché all’estero lo stesso libro viene venduto indicativamente a 20 euro? Più che rivolgere critiche a Fanucci, c’è da fare una riflessione su tutto il mondo editoriale italiano, dato che all’orizzonte lo scenario non cambia di molto, anzi alle volte è pure peggio).
Ora, nell’attesa di cambiare numero alla data dell’anno, non resta che continuare nella strada che ognuno ha deciso di intraprendere. E anche se questo è molto più importante di qualsiasi augurio che si possa fare, ugualmente lo faccio perché ci sia sempre la spinta a migliorarsi e a rendere il mondo (magari anche solo il pezzetto in cui si vive) un luogo migliore.