Storie di Asklivion – Strade Nascoste è stato il primo romanzo che ho scritto. Il romanzo con il quale è iniziata la parte della vita che possiedo dedicata alla scrittura; prima il pensiero di scrivere non esisteva (da tralasciare la parte inerente all’ambito scolastico: quello era un obbligo, non una scelta voluta, e che pertanto non facevo volentieri). Non avevo il sogno di realizzare un libro o il desiderio di diventare scrittore. Ma mi piaceva in certi momenti ritagliarmi degli spazi dove creare mondi e avventure, esplorare luoghi nuovi, non esistenti, viaggiare in compagnia di personaggi con i quali avere un fine comune, uno scopo da raggiungere: una cerca che poteva aiutare gli altri, salvarli dalle difficoltà; un mettersi alla prova e superare i propri limiti. Un’esperienza che hanno fatto in tanti, specie nell’infanzia, lasciando andare questi pensieri con l’avanzare della crescita. Per me non è andata in questo modo, è stata una presenza costante: alle volte più forte, alle volte più labile, ma sempre presente; un modo per riuscire a rilassarmi, a staccare la spina dagli impegni. Consideravo queste fantasie uno svago, però con il tempo e l’esperienza ho imparato che sono molto più di questo: possono essere un mezzo per parlare della realtà, per mostrare significati e aprire porte, come ha fatto Micheal Ende con quel capolavoro che è La Storia Infinita. Un mezzo che trova la sua realizzazione attraverso la scrittura. Un mezzo che è espressione di sé, che è una delle strade che appartengono a un individuo. Ed essendo proprie, non importa quanto tempo debba trascorrere e in che modo avvenga perché siano riconosciute: se uno ha una strada da percorrere, arriva il momento in cui la imbocca. Non si tratta di predestinazione, ma di trovare ciò per cui si è portati, il proprio scopo. Certo, lo scopo può non essere unico, ce ne sono tanti nella vita in una persona: quello che si deve fare è riconoscere quelli giusti che rispecchiano il proprio essere.
Come si fa a riconoscerli?
Se sono veri, se sono sinceri, il pensiero rivolto a loro non se ne va mai, rimane una presenza costante. E alla fine, se si ha il coraggio d’ascoltare, essi prendono forma e crescono sempre di più. Un passo alla volta, un cominciare dalla piccole cose, come nel caso della scrittura può essere un racconto, come molti consigliano; una regola saggia, una valida linea guida.
Ma le regole, se possono essere utili, non significa che siano vincolanti e uno deve seguire la propria convinzione se sente con forza quello per cui sta lavorando. Così le prime pagine scritte sono state quelle di Storie di Asklivion – Strade Nascoste, un romanzo che come lunghezza raggiunge Il Signore degli Anelli, dando il via a un percorso a ora lungo undici anni, quattro libri portati a conclusione e altrettanti in corso d’opera. Scrivendo dopo il lavoro e i vari impegni, ritagliando ore al sonno, ho impiegato cinque anni per giungere alla conclusione della sua prima stesura; dopo di essi, e un anno di revisioni e riletture, sono trascorsi altri cinque anni in cui l’ho sottoposto all’attenzione delle case editrici. Un periodo in cui non sono stato certo con le mani in mano, visto che ho dato vita ad altre opere: aspettare che giunga qualcosa senza fare niente è uno spreco di tempo e di vita: si va avanti, tenendosi pronti a saper cogliere l’occasione se arriva.
E se per il momento non arriva, si accetta questa evenienza.
A patto che ci siano delle ragioni valide, che se non si viene pubblicati è perché c’è gente che ha realizzato opere migliori, più valide; se il lavoro realizzato non trova spazio perché si dà la preferenza ad autori come Guy Gavriel Kay e Brandon Sanderson, non si ha nessuna obiezione da opporre. Se invece questo non avviene perché in fase di valutazione si dà la preferenza a testi come Gli Eroi del Crepuscolo, Bryan di Boscoquieto, Il Re Nero, la saga di Amon e quella di Unika, allora, di fronte a un modo di lavorare del genere arriva la non accettazione perché c’è una mancanza di rispetto, un prendere in giro gli altri. Un modo di fare che non mi sta bene perché sono per l’onestà, per dare il meglio in quello che si fa, cercando sempre di migliorare.
Ritengo di aver fatto un buon lavoro?
Sì.
Ritengo che sia migliorabile?
Certamente. Anche se ho dato il massimo con i mezzi acquisiti in base all’esperienza maturata nel leggere e nel scrivere (e mi accorgo confrontando Strade Nascoste con L’Ultimo Potere come già sia diverso lo stile, il modo di sviluppare la storia a distanza di pochi anni: una sintesi maggiore che rende più fluente la lettura) sono convinto che si possano trovare ancora dei modi per migliorare quanto realizzato. Questo per me è dimostrare onestà e soprattutto rispetto nei confronti di chi legge, perché ritengo che il lettore non deve sentirsi preso in giro, ma trattato con la massima intelligenza.
Cosa che non si può dire per le opere sopra menzionate. Se dei professionisti che si ritiene siano preparati, esperti nel loro ruolo, che si fanno pagare per fare questo mestiere hanno pubblicato tali lavori o non sono capaci, non avendo le conoscenze necessarie per lavorare nell’ambito della letteratura fantastica, oppure hanno ritenuto che non bisognasse fare alcuno sforzo perché tanto tutto va bene, facendo passare così il messaggio che il lettore di questo genere è un ignorante che può sorbirsi qualsiasi castroneria perché incapace di dare un giudizio e fare qualsiasi distinzione tra il valido e non valido.
Stando così i fatti, non mi sta bene un tal modo di fare, sentendo dire che è il massimo che si può realizzare e trovare, vedendo attribuite etichette altisonanti e affermazioni celebrative e incensanti, perché è una menzogna, è solo un cercare di tirare acqua al proprio mulino per fare guadagno e sfruttare gli altri usando l’inganno.
Come non mi sta bene vedere pubblicata roba simile quando c’è molto di meglio che potrebbe essere venduto al loro posto: questa editoria ha fatto scelte sbagliate e continua a farle, dato che punta su seguiti di testi che hanno dimostrato la loro immaturità editoriale e negatività in fatto di realizzazione.
Di fronte a un’editoria che non ha coraggio, che piange miseria dopo essere stata causa del proprio male, che spezza volumi in due o tre parti per avere maggiori introiti (v. Mondadori con Martin), che sceglie di pubblicare per lo più libri di due-trecento pagine vendendoli a un prezzo che in altri paesi corrisponde a quello di tomi di mille pagine, seppure a malincuore, perché mi sarebbe piaciuto vedere pubblicato il libro da un editore credendo nella bontà di quanto realizzato, ho deciso di mettere tramite licenza Commons&Creative sul mio sito Storie di Asklivion – Strade Nascoste.
Con Non Siete Intoccabili ero consapevole della difficoltà di trovare chi era disposto a pubblicare un libro che, anche se sotto forma fantastica, denunciava il mobbing, le morti bianche, criticando l’operato degli imprenditori, dato che si è in un paese che è stato a lungo in mano a essi: avendo loro il potere, si è stati condizionati nel non dare spazio a voci che sollevavano critiche verso certe caste e certe questioni, facendo passare un’informazione e quanto legato a media e pubblicità che li raffigurasse come eroi e benefattori, e non sfruttatori. Con questo libro tuttavia ritenevo che la storia fosse differente. Invece, i fatti hanno dimostrato, ma non solo con me, che la qualità non ha valore, che tutto funge solo per il guadagno, poco importa quello che si propina.
Quando leggo affermazioni come queste date da un editor di una casa editrice (Casini), dove conta più reclamizzare il prodotto, dare spazio all’apparenza, invece di soffermarsi sulla qualità e fare un buon lavoro attento a qualsiasi dettaglio, quando mi tocca di ricevere risposte che quanto scritto non può andare bene nel fantastico perché è un genere adatto solo agli adolescenti e che per comunicare con loro i personaggi dei romanzi debbono essere per forza a loro volta degli adolescenti, è evidente che il sistema editoriale creatosi non ha alcun rispetto per i lettori e nemmeno per la letteratura: serve, riconosce e rispetta solamente il soldo. La standardizzazione dei temi trattati che si adeguano alla moda del momento, realizzando opere che sono fatte con lo stampino, tutte uguali, tutte sullo stesso copione, come accade in questo periodo con il paranormal-romance, è un altro elemento di un modus operandi fastidioso e, se si vuole, pure nocivo: il libro non è più un’opera culturale, ma una produzione da realizzare in serie, industrialmente, come se fosse cibo in scatola per gatti.
Storie di Asklivion – Strade Nascoste è invece un lavoro artigianale, fatto con cura e impegno, realizzato con le mie sole forze, senza l’aiuto di nessuno: creazione di mondo e personaggi, stesura, revisioni ed editing tutto effettuato da me. Un lavoro che ritengo buono e del quale sono soddisfatto dato che il mio dovere verso chi legge (ma anche verso me stesso) è scrivere e cercare di farlo bene (e in questo credo di esserci riuscito). Il che è molto di più di quanto tanta letteratura di genere pubblicata negli ultimi anni può dire: sarebbe ora che una parte dell’editoria cercasse di fare altrettanto, che avvenisse un cambiamento, anche se, osservando la realtà, ci sono dubbi che questo avvenga. Le cose continueranno ad andare come sono andate finora, anche se vengono criticate: certe persone non vogliono capire, vogliono andare avanti come fatto finora, nell’illusione che i “tempi d’oro”, quelli del guadagno facile, perdurino ancora. Non vedo gesti che possono cambiare tale stato, né la possibilità che possa nascere una mentalità, una coscienza diversa nonostante ci sia chi si accorga di quanto tutto ciò è sbagliato e lo si giudichi nella maniera che merita. Non li vedo in questo settore, ma non li vedo da nessuna parte, nonostante tutto stia crollando e la vita stia rendendo a tanti quanto hanno fatto, colpendoli con la forza di un treno in corsa: si sta ripetendo la storia del Titanic (dove si continuava a ballare malgrado la nave affondasse), del periodo della Bella Epoque (il pensiero rivolto solo al divertimento e poi si è ritrovati ad avere a che fare con la Prima Guerra Mondiale).
Per quanto riguarda l’ambito letterario, mi limito a scrivere, a provare piacere nel farlo e cercare di rendere al meglio il lavoro svolto, mettendolo a disposizione di chi voglia una lettura fantastica, capace anche di far riflettere; una lettura libera di piacere, libera d’essere criticata, ma sempre onesta, non fosse altro per il fatto che per farla non occorre spendere nulla, se non il tempo da dedicarle. E di questo, di fronte a quanto c’è adesso, è un guadagno.
Aggiungo la quarta di copertina per mostrare l’idea del tema su cui si basa l’opera, anche se sul sito ho già pubblicato capitoli del libro che possono rendere più chiara la sua natura (si possono trovare a questa tag).
Gli uomini hanno dei limiti: è questa la benedizione e la maledizione della loro natura.
Sono queste le parole su cui riflette Ariarn mentre è impegnato nella ricerca dove è coinvolto l’Ordine della Rivelazione, a cui i governi si sono rivolti per trovare la cura alla malattia che ha colpito le regioni di Asklivion. Un cammino che lo vedrà incrociare le strade di Periin, Ghendor, Reinor e Lerida, ritrovandosi a percorrere un sentiero che li farà addentrare nell’ombra del mondo che conoscono, affrontando realtà nascoste, verità dimenticate, macchinazioni progettate da lungo tempo e battaglie che porteranno ad affrontare nemici insospettabili.
Nemici che senza che ce ne sia resi conto sono stati protetti.
Nemici in grado in qualsiasi momento di creare mostri dal sottile e devastante potere distruttivo.
Oddio, i tempi stanno cambiando in tutti i settori, in una maniera tale che, per quanto mi sia anche interessato a tanti avvenimenti negli ultimi anni, adesso quello che succede all’editoria e al mondo dello scrivere mi pare l’ultimo dei problemi, o quasi.
Che ci siano questioni più gravi e pressanti di cui occuparsi è indubbio (il pensiero va al mondo del lavoro, alla politica, come nel post che ho pubblicato oggi); certo è che se in ogni settore si lavorasse seriamente, professionalmente, determinati eventi e questioni non si verificherebbero.
[…] trovato concorde con il punto di vista che ha espresso. L’avevo già scritto in un altro post, ero e sono convinto della bontà del lavoro svolto; questo non significa che non lo reputi […]