Sulla strada è un romanzo di Jack Kerouac pubblicato nel 1957 con protagonisti Sal Paradise e Dean Moriarty (in realtà l’autore e l’amico Neal Cassady) ambientato verso la fine degli anni quaranta. Suddiviso in cinque parti, racconta i viaggi da una parte all’altra dell’America (Denver, San Francisco, New York, Chicago), Sulla strada è un continuo spostamento tra viaggi in autobus, auto, autostop, a piedi, dove ci si spinge sempre ad andare oltre, a vivere al massimo, a darci dentro. Se in apparenza può apparire qualcosa di caotico, senza una trama ben definita, in realtà il romanzo è ben rappresentativo di una generazione in cerca di un qualcosa che desse un senso alla vita, che facesse trovare dei valori diversi da quelli che la società aveva dato fino ad allora. Nelle sue pagine si legge la disillusione, la perdita di fiducia verso la società, le istituzioni, mostrando attraverso un viaggio continuo la desolazione e l’alienazione del sottoproletariato americano di quegli anni. Se i continui spostamenti possono essere qualcosa di ripetitivo (fatti di scarsezza di fondi economici, alcool, droghe, avventure sessuali e dissertazioni filosofiche alle volte astruse), in quello che c’è dietro si trova un’anima tormentata da un disagio, da un’ansia che mostra quanto può essere vuota la vita vissuta, sempre in cerca di qualcosa che non soddisfa mai quel bisogno a cui non si riesce a dare un nome, ma che non fa trovare pace, che spinge sempre a correre, proiettati verso una meta che non si sa nemmeno qual è, ma nella quale si ha l’illusione di poter trovare una risposta, una soluzione a un vuoto che pare non si possa mai colmare.
Non l’ho letto ma mi hanno detto che è un libro molto datato, che si può ignorare tranquillamente. Ovviamente vista la celebrità del tomo sono perplesso.
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L’ho letto perché mi ha incuriosito il titolo e lo scorcio di alcune pagine, non per la \sua notorietà; avendolo trovato poi in una libreria che vende usato, il prezzo ha aiutato a prenderlo, vista la curiosità di approfondire la lettura.
La trama è ripetitiva, è sempre quell’essere in viaggio, ma si riesce a percepire l’atmosfera dell’epoca, ce se ne fa un’idea, benché per comprendere appieno un certo periodo bisognerebbe viverlo, ma non sempre questo è possibile; per me il romanzo è riuscito in questo intento e perciò l’ho trovata una lettura interessante, senza togliere che ha dei limiti.