Tanto tempo fa un santo monaco aveva con sé un allievo, un ragazzo molto attento e ubbidiente. Un
giorno lo chiama e gli dice: «Vai a prendere l’asino e andiamo in città». Il giovane prende l’asino, aiuta l’anziano monaco a salirvi e si avviano verso la città, il monaco in groppa all’asino e il ragazzo a piedi. Alla prima svolta incontrano un gruppo di persone. Qualcuno, naturalmente, ha qualcosa da ridire: «Ma guarda quanto è infingardo quel vecchio monaco: lui a cavallo, e quel povero ragazzo così gracile e delicato lasciato a piedi!».
Il vecchio monaco, appena udite queste parole, scende dall’asino, vi fa salire il ragazzo e tutti e tre si rimettono in cammino. Poco più avanti incontrano altre persone: «Oh, guarda cosa si deve vedere. Un giovane sano e robusto a cavallo e un povero vecchio a piedi. Non c’è più rispetto, non c’è più carità». A queste parole il ragazzo salta giù dall’asino, aiuta l’anziano monaco a salirvi di nuovo, risale anche lui e proseguono verso la città.
Strada facendo, altra gente, altri commenti: «Guarda quella povera bestia! Fra poco morirà stremata, sotto il peso di quei due fannulloni! Ci vorrebbe almeno un po’ di pietà». Il santo monaco e il ragazzo, allora, scendono in silenzio e proseguono il cammino a piedi.
Ma qualcuno non è ancora soddisfatto: «Guardate, guardate… S’è vista mai una cosa più sciocca? Quei due hanno l’asino, e vanno a piedi!»
A questo punto l’anziano monaco dice al ragazzo:«Torniamo a casa».
Strada facendo gli spiega: «Hai capito la lezione, figliolo? Per quanto ti sforzerai di assecondare gli altri, ci sarà sempre qualcuno che avrà qualcosa da ridire. E allora tu impara a tirar diritto per la tua strada e a non prestare ascolto alle chiacchiere della gente».
E invece la gente sai che fa? Monta il monaco sull’asino quando incontra un certo tipo di gente, monta il ragazzo quando ne incontra altra, monta entrambi quando ne vede altra ancora e li fa scendere quando ne incontra dell’ultimo tipo. Invece di adattarsi solo a sè stessi, ci si addatta a tutti gli altri.
Già. Qualcuno chiama questo atteggiamento adattamento, furbizia, quando invece si tratta solo d’opportunismo e conformismo.
La storia farebbe (e volendo fa) sorridere, oltre e soprattutto far riflettere, se non fosse che in questo periodo non trovo nulla che sia meritevole di sorriso, soprattutto vedendo la gente fare come hai scritto tu.