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Perché la morte è una cosa seria.

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Tutti hanno avuto a che fare con la morte, perdendo un proprio caro, un conoscente.La morte della maestra Cristina, uno dei personaggi del mondo di Don Camillo e Peppone Non esiste nessuno al mondo che prima o poi non si sia trovato a vedersi passare a fianco la nera signora. Ogni giorno muoiono tantissime persone, alcune sole, abbandonate, dimenticate da tutti; altre invece hanno milioni di persone che pregano per loro, gli sono vicine con il pensiero se non possono essere al loro fianco fisicamente. Questo dipende dal modo in cui si è vissuto, se si ha avuto più o meno notorietà, se si sono stretti più o meno legami. Ci si può spegnere serenamente, dignitosamente, atrocemente, nel dolore, nel rimpianto, in modo che nessuno verrà mai a sapere come ce ne si è andati.
Sulla morte si potrebbero dire tante cose, ma c’è qualcosa che non cambia: rimane sempre il fatto che la morte è una cosa seria. Non è uno show, non è un qualcosa per mettersi in mostra, di cui stimarsi, esaltarsi; non è qualcosa da applaudire, qualcosa da cui trarre audience, fare scoop o qualsiasi cosa legata al mondo dei media. In questo ultimo periodo molto persone note se ne sono andate: per citarne alcune, Papa Benedetto XVI, Siniša Mihajlović, Gianluca Vialli, Pelè.
Proprio su questi ultimi due ci si vuole soffermare. Per quanto riguarda il primo, erano appena passate poche ore dalla sua scomparsa che i giornalisti di Mediaset erano già sotto casa dei suoi genitori a fare il loro servizio fastidioso. Sì, fastidioso, perché hanno dato l’immagine di avvoltoi che si fiondano sul cadavere per sfruttare quanto più possibile esso può ancora dare.
Le cose sono andate ancora peggio con il secondo, con Infantino, Presidente Fifa, che non ha mancato di farsi selfie sorridenti sulla salma di uno dei più grandi, se non il più grande, della storia del calcio. Il buon senso dovrebbe far capire che queste non sono cose da fare, che dinanzi a chi è scomparso, occorre rispetto, perché anche se siamo nell’era dei social, non tutto può e deve finire in rete, non tutto deve essere condiviso e postato (e sinceramente, ci si è stufati da un pezzo di persone che perché hanno dei soldi o s’inchinano ai soldi, ritengono di poter dire o fare tutto quello che vogliono: sì, perché è chiaro che Infantino si è inchinato ai soldi, in ultimo a quelli del Qatar. Anzi, si è prostrato).
Anche se siamo in un mondo sempre più tecnologico, ci sono delle cose che devono rimanere come sono sempre state e il rispetto dei morti è proprio uno di questi. Perché la morte è una cosa seria, come dice la maestra Cristina, personaggio del mondo di Don Camillo e Peppone, nei suoi ultimi istanti di vita. E di questo non ci si dovrebbe mai dimenticare.

2 comments to Perché la morte è una cosa seria.

  • Casualmente, pochi giorni fa c’è stato il funerale di una mia parente, una cosa semplice e sobria. Ho fatto parecchie ore di macchina per esserci.
    Uno dei pochi vantaggi delle persone anonime e povere è che la loro morte non diventa uno spettacolo. Per i potenti e famosi, credo che sia inevitabile che i media si scatenino, ma potrebbero farlo in maniera più intelligente (solo alcuni lo fanno) raccontando quello che c’è da sapere sul personaggio. Ma purtroppo lo stile da “influencer” dilaga, e quindi le foto, i selfie, le cose stile “io c’ero.”

    • Mi spiace per la tua parente, ti faccio le condoglienze.
      Sì, è inevitabile che per potenti e famosi i media ci siano, ma ci dovrebbero essere dei limiti, dettati dal buon senso, che dovrebbero far capire cosa fare e non fare.

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