Per Sempre è un racconto che ho scritto (è possibile scaricarlo dalla sezione Download) per partecipare al concorso letterario “Una penna per Poe” comparso sul sito La Tela Nera, un’iniziativa per far diffondere la conoscenze di uno scrittore del passato come Edgar Allan Poe e del genere per il quale scriveva.
Non ho letto tutte le opere che ha realizzato, ma ho trovato nei suoi scritti sempre qualcosa che colpiva, lampi che mostravano i lati oscuri del’essere umano. La grandezza di questo autore, come tutti i grandi, è stata postuma: nel presente in cui tali individui vivono, sono poche le persone capaci d’apprezzare quanto hanno da dare.
Il motivo è semplice: rispetto agli altri sono andati avanti, sono “evoluti”, raggiungendo un livello di consapevolezza superiore.
“Conosci te stesso” era la scritta presente sull’oracolo di Delfi, monito per ricordare che per avere la conoscenza del mondo e della vita occorre partire dall’interiorità dell’inviduo, il frammento più piccolo di quanto più grande è esistente: una conoscenza di sè che deve essere completa, anche e soprattutto dei lati più oscuri dell’animo, immergendosi negli abissi dello spirito per portarli alla luce, dove poterli osservare e comprendere.
Gli scrittori, quelli veri, hanno la capacità di mostrare queste realtà attraverso le opere che scrivono.
La loro benedizione e maledizione.
Un grande dono, che ha però un costo.
Uno scrittore possiede una doppia vista, uno sguardo che si distacca dalla realtà materiale e s’affaccia su mondi che solo lui può vedere, spettarore e creatore alla stesso tempo di luoghi e vicende. Pochi riescono a comprendere il suo modo di vivere, così lontano dalla quotidianità: come se osservare un falco che vola dia comprensione sulla sua natura. Solo chi è nella stessa condizione può farlo: altrimenti ci sarà sempre una distanza che tiene separati.
Benedizione e maledizione.
Se un individuo diventa consapevole di avere la natura dello scrittore, scopre di essere destinato a scrivere per tutta la vita, troverà sempre storie da narrare. Certo, potrebbe provare a ignorare questo lato di sè, ma questa particolare energia che possiede premerà in continuazione per essere utilizzata, arrivando anche a ostacolarlo se non sarà ascoltata.
Realtà che conosce bene Stephen King e che mostra attraverso uno dei suoi personaggi: Roland di Gileal, il Pistolero, la sua proiezione dell’essere uno scrittore.
Perché come Roland, il Cavaliere sempre in cerca, Stephen sa che c’è sempre un orizzonte da varcare, dove non si arriva mai, che è destino per uno scrittore continuare a scrivere, anche quando vuole smettere. Una maledizione, si potrebbe dire, che può essere spezzata quando si comprenderà che non esiste una meta, un fine, finchè non si trova ciò che veramente conta. E ciò che veramente conta non è la meta, ma la strada che si percorre e le persone con cui si decide di condiverla. Perché la strada dello scrittore è una strada solitaria e il desiderio più grande che ha è di avere qualcuno al fianco che lo comprenda: è questa la benedizione che cerca per sé e trovandola può espanderla anche ad altri, a tutti quelli che gli stanno attorno. Altrimenti è solo una forza che trascina e porta via, lontano.
Una strada solitaria, quella della scrittura, una strada che esige sacrificio, tempo, sudore.
A volte mi chiedo perchè ho intrapreso tutto questo, e ogni volta mi rispondo che il perchè non ha importanza così come non ha importanza sapere se ne vale la pena: la scrittura è inevitabile, tanto vale assecondarla.
Quando fa parte di te, è meglio averla come amica che come nemica.
Certe strade s’intraprendono per scelta, altre volte s’incrociano senza sapere che sono proprio quelle che si devono percorrere per trovare se stessi. Alle volte occorre lasciar dispiegarsi certi percorsi, senza fare domande, permettendo solamente che si realizzino.
cool!