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Come inizia una Storia

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C’era una volta…

Quante storie cominciano in questa maniera, ma non è questo di cui voglio parlare, non adesso perlomeno.

Che cosa spinge uno scrittore a scrivere una storia?
Di certo conta il piacere di scrivere e una forte vena creativa che deve trovare concretizzazione sulla carta.
Ma qual è la scintilla che fa arrivare a questo punto, che fa scoprire la volontà di usare le parole per dare vita a mondi e personaggi? Se non scocca, si può ignorare questo lato del proprio essere a lungo, accorgendosene di tanto in tanto per poi farlo riaddormentare; se invece avviene, scoprendo la propria motivazione, si arriva a raccontare degli altri mondi che vivono dentro di lui. Ognuno ha la sua per arrivare a questo punto.
Con me è cominciato per gioco.
Riflettendo con il senno di poi, non è stato un fattore tanto strano: il gioco ora viene inteso come semplice passatempo e divertimento, ma si dimentica che ha un ruolo propedeutico di primaria importanza nella crescita di una creatura. Perché il gioco serve a insegnare, attraverso di esso è più facile imparare valori e capacità che servono nella vita di ogni individuo. La natura è maestra: i cuccioli di qualsiasi razza imparano i modi di sopravvivere attraverso il gioco tra loro e con gli adulti. Certo, nel caso della scrittura non si tratta di sopravvivere, ma ciò che arricchisce la vita è qualcosa d’importante.

Conoscevo i giochi di ruolo attraverso la lettura di romanzi basati su questi sistemi di divertimento e ho avuto modo d’approfondirne la conoscenza con l’acquisto di manuali. Come a molti è successo, la loro lettura ha invogliato a realizzare ambientazioni e a crearne la storia e le fondamenta: i gdr sono un’ottima fonte d’inventiva da condividere con altre persone, passando momenti di divertimento in cui, per qualche istante, s’avverte la sospensione della realtà e si può quasi attraversare il velo e giungere in una dimensione diversa. Chi ha fatto questa esperienza sa di cosa sto parlando.
Alle volte però può succedere altro: dalla storia creata sorgono personaggi che reclamano una parte attiva, vogliono agire all’interno del mondo e delle vicende; cominciano ad avere vita propria. L’immagine di un’azione, l’ombra che passa in un vicolo, una frase percepita all’improvviso nella mente: non basta più creare spunti per i compagni d’avventura, si vuole dare spazio a queste figure che cominciano a muovere i passi nella creazione, dando seguito alle vicende che li stanno rendendo protagonisti e che suggeriscono d’essere raccontate. A quel punto da creatore di mondi ci si trova a essere spettatore e narratore delle azioni dei personaggi che stanno uscendo dall’ombra e salendo sul palcoscenico. (Se ci si sofferma a riflettere, non è così anche nei racconti della creazione da parte delle religioni? Una divinità, o essenza superiore, crea un mondo, lo popola e poi lascia le creature libere di agire e con le loro azioni creare e modificare il mondo che gli sta attorno. Qualcuno nel passato disse “Voi siete Dei”: e non è forse nell’atto del creare che riscopriamo, anche per solo un istante, un frammento della nostra divinità?)
Si dice che lo scrittore sappia già come far muovere i personaggi; quando scrive di certo sa già quello che succede. Ma è lui a decidere cosa far fare ai personaggi o sono loro che gli stanno dettando i pensieri e le azioni che vogliono mettere in atto? Chi ha in mano il potere e le redini della storia?
Razionalmente si può rispondere che è l’autore, che pensieri differenti sono solo fantasia; ma non è forse tutto una questione d’immaginazione? Il mondo che vediamo, quello reale, non è forse forma dei nostri pensieri, del nostro modo di desiderare, giusto o erroneo che sia? E questo modo, di cui spesso non capiamo l’agire, non giunge forse dall’inconscio, dalla parte di noi che non conosciamo? Chi ci dice che nell’ombra non ci siano forze, energie che stanno agendo per farci giungere in una certa direzione? Non mi riferisco a forze soprannaturali, ma a lati di noi che non conosciamo ancora, che si stanno svegliando e che stanno assumendo certe sembianze per far conoscere chi siamo.
Perciò reputo importante l’immaginazione e il ruolo che hanno mondi fantastici e personaggi all’apparenza inventati, che altro non sono che proiezioni per far crescere ed evolvere e, se vogliamo, possiamo chiamarli anche maestri di vita.
Così, senza avere questa consapevolezza, otto anni fa mi ritrovai su un percorso che prima non avevo considerato, reputando strano trovarmi di fronte a un foglio bianco.

Inizia sempre in questo modo una storia: un’infinita possibilità di scelte da poter cogliere o scartare.
Guardandomi indietro vedo la strada percorsa da quel semplice passo: non so dove porterà, ma continuo ad andare avanti.
Perché si è liberi di fare una scelta solo all’inizio: tutto il resto è una conseguenza.

“Guardò davanti a sé.
Mai come allora la strada era apparsa oscura e incerta. Non sapeva dove l’avrebbe portato né dove sarebbe arrivato. Forse per la prima volta era arrivato il momento di mettersi davvero in cammino: era rimasto fermo per troppo tempo.
“E’ ora di partire.”
Cavallo e cavaliere s’avviarono sulla pianura.”

2 comments to Come inizia una Storia

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