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Nel segno della pecora

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nel segno della pecora Erano gli anni dei Doors, dei Rolling Stones, dei Byrds, dei Deep Purple, dei Moody Blues. C’era qualcosa di esaltante nell’aria, si aveva l’impressione che bastasse una spallata per far crollare tante cose. Bevevamo cattivo whisky, facevamo goffamente sesso, ci perdevamo in discussioni sconclusionate, ci scambiavamo libri… cosí passavamo le nostre giornate. E intanto su quei maldestri anni Sessanta calava scricchiolando il sipario. (1)

Con queste poche parole Haruki Murakami in Nel segno della pecora riesce a descrivere l’atmosfera che si respirava alla fine degli anni ’60. E il protagonista, pubblicitario trentenne (di cui non si conosce il nome, perché i nomi sono per le cose fisse, come l’autore fa dire a un personaggio, mentre l’uomo è un costante mutamento) ben rappresenta l’andare alla deriva e il perdersi di quel periodo. Se si osserva, di nessuno dei personaggi si conosce il nome, tranne che di Jay, proprietario di un bar; si può dire che è l’unico punto fermo, l’unico punto dove il protagonista e il suo amico Sorcio sanno di poter trovare rifugio.
La vita che conduce il protagonista è un tirare avanti giorno per giorno, senza sogni, senza obiettivi, con un matrimonio fallito alle spalle, una fidanzata con cui non ci sono progetti in atto e un lavoro che gli permette di vivere ma che non lo esalta. Murakami con il suo tratto tipico mostra la quotidianità della gente comune, fatta di gesti che si ripetono, che va avanti uguale, con al massimo qualche scossone o imprevisto.
Ed è proprio l’inaspettato che giunge a stravolgere l’esistenza monotona che conduce il protagonista, facendolo nel modo più strano: una foto di un paesaggio montano, dove pascolano delle pecore. Nulla d’eccezionale, se non che tra quelle pecore ci sia una pecora che non appartiene a nessuna specie, una pecora speciale, ricercata a lungo da un potente uomo politico conosciuto come il Maestro. Il protagonista così si troverà coinvolto nella sua ricerca, intraprendendo un viaggio difficile accompagnato dalla sua fidanzata (dotata di un particolare sesto senso che lo porterà sulla strada giusta) che lo porterà in un vecchio hotel a conoscere il Professor Pecora e la sua particolare storia, fino a giungere all’arrivo e a scoprire la verità in mezzo al silenzio e alla solitudine delle montagne.
Quella solitudine che tanto è cara a Murakami, che sempre è presente nelle sue opere e fa affrontare ai suoi personaggi un confronto con se stessi e come si rapportano con il mondo, un mondo che spesso appare lontano ed estraneo, di cui non ci si sente parte e che per questo è facile abbandonare.
Nel segno della pecora è un ottimo libro, con un ritmo calmo e introspettivo, con il soprannaturale che è presente nella vita quotidiana o vi entra lentamente; una presenza, come quella della pecora, capace di stravolgere la vita di quelli che incrociano il suo cammino.

1. Nel segno della pecora. Haruki Murakami. Einaudi 2013, pag. 5

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