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Mondadori e i soldi dei giochi online

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La puntata di Report del 30 ottobre mostra il conflitto d’interessi in cui si trova coinvolto il presidente del consiglio, che dopo essere stato operaio, imprenditore e diversi altri titoli, ora è anche croupier.
Come mostrato dall’inchiesta, la Mondadori, di cui il premier è proprietario, fa parte della Glaming, una concessionaria a cui è stata data concessione sui giochi online (concessione data dai Monopoli dello Stato, che a loro volta dipendono dal governo), detenendone la fetta maggiore, il 70 %; il 30 % invece è controllato dalla Fun Gaming, di cui il 51% è controllato Marco Basssetti (socio del presidente del consiglio e di Gagliardi, l’imprenditore che si fregava le mani per i ricavi che poteva trarre dagli appalti per la ricostruzione dell’Aquila) e il 49% da una fiduciaria i cui proprietari sono sconosciuti. Aldo Ricci (che è stato per due volte amministratore delegato della Sogei (l’occhio telematico del fisco sulle concessionarie dei giochi) e che è manager di Marco Milanese, ex braccio destro di Tremonti) ne è il presidente.
Cosa c’entra la Mondadori con i giochi online?
Si tratta come sempre di una questione di soldi: un sistema per tamponare il bisogno di liquidità, per guadagnare un mucchio di denaro e compensare le perdite dell’editoria. Tra queste vanno annoverati i 564 milioni di euro pagati a De Benedetti e il fatto che negli ultimi tre anni la ditta ha aumentato di propri debiti con le banche passando da 75 a 293 milioni di euro.
L’ancora di salvezza arriverebbe, come spiegato dal consulente commercialista Gian Gaetano Bellavia, attraverso la raccolta dei soldi dei giochi, grazie al cash pooling, un meccanismo contabile che consente di compensare crediti e debiti bancari di società diverse che però appartengono allo stesso gruppo.
La società Glaming incassa i soldi delle giocate, ovvero i suoi ricavi, i soldi che deve dare allo stato e quelli che prima o poi dovrà dare ai giocatori sotto forma di vincite. Anche se tale società può tenersi solo una parte del totale delle entrate, ogni giorno il totale finisce nelle sue casse, ma con il sistema di cash pooling la liquidità va a finire però sui conti Mondadori, così che la casa editrice non paga più gli interessi alle banche.
Riassumendo in parole povere, sono i cittadini che attraverso i giochi emessi dallo stato pagano i debiti contratti dalle aziende di famiglia del premier: si stanno salvando i suoi interessi. In condizioni normali, un imprenditore fallirebbe, pagando di tasca propria; in questo caso siamo noi a pagare. Quello che ora è presidente del consiglio è entrato in politica per fare leggi che lo tutelassero e per arricchirsi sulle spalle della gente, nello stile classico dell’imprenditoria attuale. Solamente che uno stato non è un’impresa e i cittadini non ne sono i dipendenti: i dipendenti sono quelli che stanno al governo, eletti dalla popolazione e che visti i risultati è ora che vengano licenziati. E non solo: devono restituire quanto preso e scontare pena per i danni che hanno causato.

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