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Le Dominazioni di Brandon Sanderson

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Perché il nuovo possa nascere, il vecchio deve morire.
E’ una legge che la sapienza trasmessa dalla saggezza da sempre insegna, il principio che sta alla base del cambiamento e dell’esistenza.
Così è per l’uomo (che dopo ogni esperienza, anche se in apparenza rimane uguale, muta perché ciò che era stato scompare e viene sostituito da ciò che è divenuto), così è per i mondi.
Spesso si parte dall’idea che il nuovo sia qualcosa di positivo e migliorativo rispetto a quanto è stato; un’evoluzione che abbia rafforzato gli aspetti buoni e sia andata a correggere o eliminare i lati negativi.
Una linea di pensiero corretta, basta avere una conoscenza e una consapevolezza tali da permettere di muoversi in maniera costruttiva e mirata. Se vengono a mancare queste condizioni, l’esito può non essere quello preventivato, ponendo in una condizione peggiore di quella che si era conosciuta.
E’ da tale punto che prende inizio la saga Mistborn di Brandon Sanderson. Un mondo scaturito dalle convinzioni e dai modi di agire di molti.
Possono davvero le scelte dei singoli individui andare a condizionare e modificare la struttura e il destino di un pianeta?
Una domanda retorica, la cui risposta è certamente.
Sanderson lo fa in maniera figurativa, ma mostra come le scelte degli uomini possano influenzarlo. Certo, nella realtà non esistono poteri superiori tali da far avvicinare gli uomini a divinità distruttive o creative, ma ogni scelta ha potere ed effetto sulla realtà circostante di chi la effettua. E la somma di tali scelte produce un risultato significativo. Un risultato che, nel bene e nel male, dimostra la forza e l’importanza del libero arbitrio concesso agli esseri umani e per il quale si è arrivati a correre il rischio di perdere tutto, come già l’autore scrive nelle prime pagine della sua storia attraverso i pensieri del Campione delle Ere “Le profezie di Terris dicono che io avrò il potere di salvare il mondo. D’altra parte lasciano intendere che avrò anche il potere di distruggerlo.”(1). Un modo perché nel lettore si instauri il sospetto che gli uomini, essendo creature materiali (e pertanto fallibili), possano far prendere una piega sbagliata alle cose, dando un risultato diverso da quello che ci si aspettava.
E il quadro di un mondo in cui ci sono piogge di cenere, le foglie degli alberi non sono verdi e la nebbia è una presenza costante, rende fin da subito l’idea della piega che può aver preso il passato.
Come già altre storie e miti hanno narrato, il mondo è stato vicino alla sua fine: una profezia antica l’ha rivelato. E una profezia altrettanto antica ha mostrato che c’era un modo per salvarlo.
Ma le profezie spesso sono nebulose, traviate da traduzioni erronee o manipolate perché si raggiungano certi scopi. Proprio quest’ultimo è il punto più pericoloso perché è difficile capire chi sta agendo nell’ombra e dello scopo che si è prefisso di raggiungere. Senza la sua conoscenza gli uomini non sono che pedine usate e il mondo, anch’esso una parte viva dell’esistenza, non è altro che un tavolo, una scacchiera su cui altri si muovono. Almeno fino a quando non si arriva al punto di rottura dell’equilibrio: a quel punto diventa una forza vendicatrice fuori controllo perché ci si è spinti oltre certi limiti.
Così gli uomini, sicuri di essere padroni del mondo e di disporre a proprio piacimento delle sue risorse, si ritrovano a essere in lotta con poteri di cui sono stati all’oscuro per secoli, la cui conoscenza è stata tenuta segreta da colui che avevano considerato un dio, il Lord Reggente. Un uomo che sì ha acquisito un grande potere, ma che è stato grazie a un’abile artefatto che è riuscito a mantenere per secoli la vita e il potere; un’azione in apparenza mossa da uno smisurato ego e da avidità, ma che in realtà cela una grande paura e il tentativo disperato di salvare il mondo da una mente ancora peggiore di quella che ha creato una società basata su nobili e schiavi, suddividendo in maniera squilibrata la ricchezza del pianeta tra pochi scelti, lasciando a molti soltanto le briciole per sopravvivere.
Una società gerarchica con lui a capo di tutto, aiutato da Inquisitori e Stipulatori per tenere sotto controllo la nobiltà e assicurarsi che le rigide regole dettate fossero rispettate: perfino le nascite erano controllate e soltanto quelle tra simili erano permesse, perché non potesse esserci niente in grado di mettere in pericolo il potere di quello che da molti era considerato un dio.
Certo, questo può sembrare la tipica paranoia dei tiranni e dei potenti che hanno paura di perdere il proprio trono e regno, che temono la morte. E il Lord Reggente teme la propria morte, ma non per se stesso, che ormai sente la propria vita come un pesante fardello che a fatica porta sulle spalle, quanto per gli altri, dato che vede la propria scomparsa come la rimozione dell’unico ostacolo capace di fermare quella forza che in ogni modo vuole uscire dalla prigione in cui è stata confinata. La cessazione della sua esistenza renderebbe vera la legge che ciò che ha un inizio ha anche una fine; perché, anche se agli occhi di molti il suo regno è stato un dominio di sopraffazione, schiavitù, limitazione, è anche vero che ha salvato tutto da una fine definitiva: le sue azioni erano per la salvezza. Solamente che nel momento della scelta non ha avuto altro modo per attuare il suo intento: la mancanza di conoscenza, l’ignoranza che stava alla base delle sue origini, non gli ha permesso di fare di più. Avendo tra le mani un potere divino, ma non il modo di gestirlo a dovere, ha potuto solo attuare soluzioni che tamponassero i danni.
Il pianeta troppo vicino al sole avrebbe bruciato sì le nebbie, ma anche ogni altra cosa, perciò fece sorgere i Monti Cenere, così che eruttando i fiocchi scuri creassero un velo capace di proteggere dai violenti raggi solari; a seguito di ciò dovette modificare la vegetazione del mondo perché potesse sopravvivere alle nuove condizioni climatiche e allo stesso modo anche gli uomini. E perché non ci fosse qualcuno che malauguratamente potesse trovare il luogo capace di liberare il pericoloso potere e la coscienza che vi era legata, modificò l’intera geografia del pianeta.
Come nel passato la mancanza di conoscenza fu causa di problemi e sofferenze che avrebbero pagato in molti (come le crociate per estirpare ogni religione e culto fino a farne perdere ogni ricordo), di nuovo essa risulta essere fonte di problemi quando le azioni mosse dal gruppo di ribelli guidati da Kelsier portano alla caduta del Lord Reggente: tutti si aspettavano che si aprisse una nuova era.
E così s’è verificato, ma di nuovo l’ignoranza ha portato conseguenze da fronteggiare senza esserne preparati (non è un caso che Sanderson abbia scelto come ambientazione un mondo in stile medievale. E’ proprio l’uso di fortificazioni, castelli, merli, guglie, simboli di uno dei periodi più bui e chiusi della storia qual è stato il Medioevo, che rende al meglio un periodo permeato da paura, mancanza d’apertura, rappresentato anche dalla ristrettezza di vie di comunicazioni e possibilità di scambi con altre società, mantenendo per secoli nella civiltà delle Dominazioni praticamente fermo lo stato d’avanzamento dell’evoluzione e dello sviluppo tecnologico). Questo è avvenuto perché la conoscenza non è soltanto una questione d’accumulo culturale, come fanno i Custodi, che seguono una tradizione secolare il cui scopo credono essere quello di dare una speranza, una ragione per gli uomini per vivere meglio; depositari di un grande sapere, sono privi di quell’unico tassello che darebbe una visione nuova e completa a tutto l’insieme, permettendo di trovare la chiave della storia del mondo. Infatti, per secoli si sono mossi ignorando che ogni religione aveva un frammento per creare questa chiave capace d’aprire la porta a una conoscenza in grado di sistemare ogni cosa, rimetterla al proprio posto.
Quante volte si sono ascoltate storie del genere, storie di culture che hanno perso il sapere del passato e sono andate in rovina o scomparse. Quante volte ascoltando i credo di diverse religioni ci si è accorti di cogliere delle sfumature simili, rendendosi conto che nessuno di essi possiede la verità assoluta, ma ognuno racchiude frammenti di verità che permettono di raggiungere una comprensione maggiore dell’esistenza.
Ma perché questo avvenga occorre una ricerca tenace come quella intrapresa da Vin, convinta che le nebbie che scivolano sul pianeta non siano soltanto un elemento atmosferico e che ci sia qualcosa d’importante nascosto dai Kandra (creature che si scoprirà essere nate dal potere e dalla manipolazione, non certo dall’evoluzione naturale), e un lavoro di tutta una vita come quello portato avanti da Sazed.
E’ proprio l’unione di questi due fattori che non solo porta alla luce il fatto che il mondo conosciuto non è che un’ombra, una brutta copia di quello originale, ma che permette di raggiungere una salvezza insperata e poter dare vita a un nuovo mondo, un mondo che sarà come quello che era un tempo e anche molto di più, perché ha avuto la possibilità di andare avanti.
Privo delle restrizioni del passato che aveva mantenuto un sistema statico, si è sviluppato un nuovo stile di vita, basato sul progresso, su una tecnologia simile a quella dei primi anni del nostro ventesimo secolo: ferrovie, macchine a vapore, strade e case illuminate dall’elettricità.
Il mondo cambia e così anche il modo di vedere le conoscenze passate: quello che un tempo era considerato realtà, ora è visto come racconti, tradizioni appartenenti a miti e religioni, fatti che sono considerati storie lontane e distanti dalla realtà.
Così accade sempre per ogni cosa che diventa passato, lasciando posto al nuovo. Ma se si sa cercare, si scopre che c’è sempre la verità sotto strati di dimenticanza: aspetta solo d’essere riscoperta.

(1) L’ultimo impero, pag 41. 2009 Fanucci Editore

Il ciclo dei Mistborn: L’Ultimo Impero, Il Pozzo dell’Ascensione, Il Campione delle Ere, La Legge delle Lande

(Questo articolo è stato pubblicato sul numero 5 della rivista Effemme)

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