
Valberici ha parlato sul suo blog di come le storie possono arricchire (discorso più ampio il suo, che tocca altri lati, ma voglio soffermarmi su questo punto).
Loredana Lipperini sul suo spazio internet affronta spesso le problematiche legate alle donne, specie in un paese come il nostro dove, varcata una certa soglia d’età, si è fuori dai giochi (anche se ormai questo è un problema che riguarda molti settori, non solo l’età o il sesso di una persona, dove se non si è utili e produttivi si è messi da parte, considerati uno spregevole peso).
Con questa “teoria” dell’essere utili si perde molto. A partire dal sapere degli anziani.
Non avranno più le energie di quando erano giovani, ma hanno esperienza da tramandare e questo avviene quando raccontano. Storie che se ascoltate possono dare tanto.
Certo, adesso esistono libri, internet per trasmettere sapere, non come nel passato quando ancora non esisteva la scrittura e c’era soltanto la tradizione orale. Ma non si tratta solo di acquisire conoscenze, perché l’esperienze vissute di persona raccontate a voce sono permeate di vita e chi le ascolta lo può avvertire: le parole sono importanti, ma è con le emozioni con cui sono investite che acquistano valore e importanza. Perché l’ascolto non è fatto soltanto con l’udito: avviene attraverso tutto il corpo. L’espressione del volto che il narratore assume mentre racconta, la postura del corpo, l’intensità che vibra nelle parole pronunciate e che arriva a tutto il corpo. Il racconto sentito di persona ha un effetto più profondo che se letto su un libro o su un monitor e si acquisisce qualcosa di più: si è permeati da un frammento di vita.
Gli anziani hanno tanto da dare, non sono inutili, possono arricchire i giovani d’esperienze che magari nella loro vita non vivrebbero, donando un bagaglio capace di rendere più ricchi e completi. Questa è una parte della saggezza antica, che ora è andata perduta perché le persone di una certa età si lasciano andare, permettendo d’essere schiacciati; i giovani, seguendo l’esempio indotto dalla società, credono d’avere tutto e di non dover imparare nulla, specie da gente che ritengono debole, inferiore a loro.
Quante cose si perdono.
Ormai è andato dimenticato il piacere di sentire raccontare una storia, perché, come dice Pascoli, c’è un fanciullino in tutti noi e come tutti i bambini, adora restare ad ascoltare chi ha qualcosa da raccontare.
Questo è il piacere delle piccole cose.
Agli occhi di molti sembra poco, proiettati e illusi come si è verso una grandezza promessa e mai mantenuta. Ma la vita non è questo e sono proprio le piccole cose a renderla meritevole d’essere vissuta. Perché c’è bellezza e grandezza anche in ciò che sta sotto i nostri occhi.
Contunuo a temere la vecchiaia.
Chissà se avrò buone storie da raccontare, un giorno. Spero almeno di averne qualcuna con lieto fine.
Vivi bene il presente e vedrai che avrai delle storie interessanti da raccontare 😉
Per la cultura africana un anziano che muore è una biblioteca che brucia. Che strano, proprio qualche giorno fa ho parlato degli anziani, raccontando con poche parole la storia di mio nonno.
http://www.culturaeculturenews.com/2010/10/un-aziano-che-muore-e-una-biblioteca.html
Succede che persone in posti diversi, senza sapere l’uno dell’altra, parlino dello stesso argomento quasi nello stesso momento. Si potrebbe parlare di coincidenze, ma si sa che non esistono: esiste solo l’illusione delle coincidenze. Credo che in fondo gli esseri umani, come tutte le creature, siano legati; alcuni chiamano questo fattore mente o inconscio collettivo.
Senza andare a finire in discorsi complessi 😉 , penso che le persone intelligenti, di fronte a un sistema come quello in cui viviamo, si pongano delle domande e attraverso questo processo arrivino a fare le stesse riflessioni.