
Cosa…avevo fatto al mio cane?
Avrei dovuto giocare più con lui.
Avrei dovuto portarlo più spesso a passeggiare.
Avrei dovuto fargli respirare di più l’odore dei guardrail, dei cordoli e dei pali elettrici…fino a stancarsi e tirarlo…con la forza….
Avrei dovuto volergli bene senza paura…
Questi sono i pensieri di Okutsu, un personaggio di Il cane che guarda le stelle di Takashi Murakami, quando ritorna a pensare al cane che ha avuto da giovane, nati soprattutto al momento della sua morte. Chi non ha vissuto con un cane, non ha passato del tempo con lui, non è stato legato a lui, difficilmente può comprendere i sentimenti che si provano alla sua scomparsa, ma anche quando sta male, quando non si può passare con lui il tempo che meriterebbe.
I cani ci amano in modo sincero, da farci quasi sentire in colpa, è scritto sulla quarta di copertina riprendendo una frase del manga: questa è una cosa vera. Spesso ci si trova a sentirsi in colpa per non esserci quanto si vorrebbe, per non essere riusciti a fare di più per lui.
Gli animali non possono essere disonesti, o bugiardi, per questo li amiamo. Però sono avvantaggiati, perché sono limitati dalla loro natura.
Hanno una parte razionale meno sviluppata della nostra, ma mi domando alle volte se questo sia per noi un vantaggio: abbiamo creato molte cose che ci facilitano la vita, ma abbiamo creato anche molte cose capaci di distruggerci. Temo che siamo l’unica specie capace di distruggersi da sola.