Domenica 17 aprile ci sarà il referendum sulle trivellazioni, se continuare a farle fino a esaurimento del giacimento o terminarle alla conclusione delle concessioni. Non potevano mancare le uscite di certi esponenti del governo che inneggiano all’astensionismo, che è un bene non andare a votare, perché se si va a votare e si si vota sì, s’impoverisce il paese, dato che dovrà importare poi le risorse da altre nazioni, diventando dipendente da esse. Non solo: se vincesse il sì, questo porterebbe al licenziamento di migliaia di lavoratori, si farebbe crescere la disoccupazione.
Un modo di ricattare che fa leva sul senso di responsabilità, sulla colpa, perché chi è al governo ha forti interessi con imprenditori e multinazionali: non gliene importa niente dell’ambiente, del territorio, delle persone che lavorano, ma solo dell’interesse economico legato a loro (è di pochi giorni fa il caso Guidi e le spese pazze del Capo di Stato Maggiore della Marina, tanto per fare alcuni esempi).
Ci si è stancati di questo continuo prendere in giro di governi e politici che ormai si perpetra da anni (possono cambiare gli interpreti, ma il modo di fare è sempre lo stesso) e che pensano solo ai soldi e non al bene del paese. Ci si è dimenticati come s’inneggiava al fracking come una gran risorsa all’apparenza illimitata e di cui in Italia non si sapeva nulla e non si è approfondita la questione prima di far partire i lavori? E come questi lavori in Emila Romagna abbiano causato il terremoto?
Basta prendere in giro, non se ne può più.
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