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Brîsa ciapér pr al cûl 4

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Ormai è chiaro che l’Italia è il paese delle prese in giro e delle brutte figure, dove diritto, rispetto e dignità vengono mandate a farsi benedire.
Ne sono esempio i casi di Sarri e De Rossi, che insultano gli avversari, ma se la cavano con niente, anzi ci si ride sopra; in altri paesi queste due persone avrebbero preso mesi di squalifica, e in alcuni casi sarebbero stati esonerati o messi fuori rosa. Ma se si appartiene a certe squadre (Napoli, Roma, Juventus) la si passa liscia; Mancini che ha denunciato quanto fatto da Sarri è stato stigmatizzato e la sua squadra, dopo i fatti della partita del Napoli, è stata penalizzata dagli arbitri nelle partite successive.
Per non parlare delle indagini che il fisco sta conducendo su decine di persone del mondo del calcio (da dirigenti a procuratori e giocatori), dove chi è coinvolto con nonchalance annuncia che sono cose prive di valore, che saranno archiviate senza problemi. L’ennesimo esempio di quanto è marcio il mondo del calcio (vedere i casi delle scommesse e di Calciopoli).
Si passa poi a parlare del governo, che quando fa le cose o favorisce immancabilmente delle parti (imprenditori) e afferma che ha fatto un lavoro equo e giusto, dove tutti sono contenti, o fa dei pastrocchi che vanno a complicare la vita ai cittadini. Un esempio è la riforma del canone Rai, dove la pubblicità battente non fa che ripetere quanto ora è più facile pagarlo. Tuttavia non è ancora chiaro come pagare il canone; da siti internet e call center dedicati non ci sono risposte, perché non si sa ancora come fare, dato che dovrebbe uscire un decreto a metà febbraio atto a chiarire il guazzabuglio che è stato fatto con il cambiamento. Una cosa è chiara però: i cittadini dovranno tribolare, gli si è complicata ulteriormente la vita. Altro che tutto più semplice (e la gente che crea questi casini viene pagata migliaia di euro al mese per pensare all’attuazione di questa roba).
Ma la cosa più clamorosa, è la pessima gran brutta figura fatta con la visita del capo di stato iraniano in Italia, con le statue artistiche coperte per non offendere Rouhani. Innanzitutto, non c’è nulla di offensivo in quelle statue: è arte pura e semplice. Se proprio si voleva, si poteva far passare l’ospite da un’altra parte e non c’erano problemi; incredibilmente (ma mica tanto) nessuno sapeva niente della decisione, nessuno l’ha presa, e tutti si rimpallano la responsabilità (poco ci manca che si dirà che le statue si sono coperte da sole). Si è così data una dimostrazione di paggeria e servilismo verso chi ha dei soldi, rinnegando la propria identità, storia e cultura per il denaro altrui. Perché Rouhani è stato invitato per stringere accordi economici e in ballo ci sono miliardi di euro, cosa che a politici e imprenditori fa molta gola; infatti Squinzi non ha fatto mancare il suo appoggio, che investire in Iran è una gran opportunità, dato che là gli imprenditori spenderebbero pochissimo e non avrebbero problemi con leggi e sindacati, visto che i diritti umani in Iran quasi non ci sono, e quelli che ci sono vengono perennemente calpestati. Siamo nell’Era dell’Economia e tutto va bene (per niente), ma ci si dimentica che se un occidentale va in Iran, deve rispettare le loro tradizioni, i loro costumi, altrimenti va incontro alla loro dura legge, che non fa passare nulla; mentre qua si fa gli zerbini, pronti ad accettare e a rinnegare di tutto. Un due pesi due misure che fa proprio rigetto, ma l’Italia è questo: sceglie sempre la parte sbagliata dove stare, si piega alle cose più ingiuste e rinnega dignità e diritti per ottenere un tornaconto per pochi. Basta vedere che è agli ultimi posti nel mondo in fatto di corruzione.
Per l’ennesima volta si ribadisce il detto: brîsa ciapér pr al cûl.

2 comments to Brîsa ciapér pr al cûl 4

  • Ma dell’immonda gazzarra messa in atto dai lacché del presidente del consiglio in visita in Arabia Saudita, tutti in baruffa per impossessarsi dei Rolex dati in omaggio, vogliamo parlarne? Simili figure da cialtroni non le fanno nemmeno i governi dei paesi del terzo mondo, senza offesa per nessuno di essi.

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