Racconti delle strade dei mondi

Il falco

L’inizio della Caduta

 

Jonathan Livingston e il Vangelo

Jonathan Livingston e il Vangelo

L’Ultimo Demone

L'Ultimo Demone

L’Ultimo Potere

L'Ultimo Potere

Strade Nascoste – Racconti

Strade Nascoste - Racconti

Strade Nascoste

Strade Nascoste

Inferno e Paradiso (racconto)

Lontano dalla Terra (racconto)

365 storie d’amore

365 storie d'amore

L’Ultimo Baluardo (racconto)

365 Racconti di Natale

365 racconti di Natale

Il magazzino dei mondi 2

Il magazzino dei mondi 2

365 racconti d’estate

Il magazzino dei mondi 2
Marzo 2022
L M M G V S D
 123456
78910111213
14151617181920
21222324252627
28293031  

Archivio

Alkalina numero 2

No Gravatar

“Alkalina è una rivista di fiction per autori esordienti. È la rivista per chi si è stancato delle case editrici a pagamento, dei concorsi più o meno truffaldini, di un mercato che ignora tutte le nuove proposte e dei soliti racconti stile “Marco ama Laura” (e lo dico con il massimo rispetto per Marco).
Vogliamo leggere e promuovere la narrativa di genere: science fiction, fantasy, horror, steampunk, thriller, action, noir, erotico, e tutti gli ibridi del caso. Se scrivi racconti che mettono alla prova l’immaginazione, forse fanno al caso nostro. Se non sai bene che genere sia: ottimo, non lo sappiamo neanche noi, ma ti leggiamo volentieri.
Ci interessano i racconti brevi: quelli che sono impossibili da pubblicare altrove, a meno di non essere uno dei soliti nomi della letteratura. Ci interessa spacciarli in giro agli angoli delle strade, e sì, se necessario anche direttamente fuori dalle scuole. Ci interessa perché sono un formato interessante, che ti costringe a essere breve e incisivo, e permette agli autori di allenare i muscoli e sperimentare.”

Questa è la presentazione che fa Alkalina sul proprio sito. Una presentazione divertente (e capace di strappare un sorriso: il “dei soliti racconti stile “Marco ama Laura” (e lo dico con il massimo rispetto per Marco)” è esilarante), ma che rivela anche una realtà: in Italia i racconti non trovano molto spazio nell’editoria tradizionale. Certo, ci sono delle eccezioni (si pensi ad autori come Dick, Matheson, che però sono mostri sacri) ma sono appunto eccezioni: esordienti o autori poco conosciuti hanno possibilità davvero scarse di vedere pubblicate storie brevi. Eppure, in una società frenetica come la nostra, i racconti dovrebbero essere preferiti ai romanzi, dato che richiedono un impegno minore, sia per quanto riguarda il tempo di lettura, sia per quanto riguarda l’attenzione, dato che le trame sono meno lunghe e complesse.
Nata nel 2019 dalla collaborazione di quattro amici, Alkalina raccoglie al suo interno racconti che spaziano dal fantasy alla fantascienza, con contaminazioni di genere che li rendono più vari, senza che siano legati a degli standard. La varietà è il punto di forza della rivista, dando ampio respiro alla lettura; chi è molto legato a un particolare genere, potrà non apprezzare del tutto questa scelta editoriale, ma se i racconti pubblicati riescono a trasmettere qualcosa, questo passa in secondo piano.
Alkalina numero 2In questo articolo si esaminerà il secondo numero della rivista. Partiamo dalla copertina: molto bella, che fa riferimento al terzo racconto presente al suo interno. Si sarebbe preferito che l’immagine non andasse a coprire il sottotitolo, ma nel complesso il giudizio è più che positivo.
Passiamo ai racconti.
Il primo è Amyllen, di Giorgia Scalise: siamo in una città dove dei bambini spariscono senza lasciare traccia. Si tratta di un losco traffico dietro al quale ci sono i nobili cittadini; a occuparsi e risolvere la questione penserà Vanya, assieme alla collaborazione di Calind. Un racconto dallo sviluppo semplice, che vede umani e le altre razze che convivono insieme, con i primi che non ne escono rappresentati molto bene, soprattutto i nobili; piacevole, con i dialoghi un po’ da rivedere perché non convincono appieno, dato che appaiono come qualcosa di già visto e in alcuni casi sono forzati.
Il secondo, di Pasquale Aversano, Kartful il ripetitivo, sembra la descrizione di un videogioco. O meglio, il game over di un videogioco. Kartful, barbaro conquistatore, dominatore di terre, flagellatore di demoni, entra nella tana di un drago rosso per ucciderlo e impossessarsi del suo tesoro, ma viene ogni volta ucciso, per poi tornare in vita e ritornare da dove è cominciato, avanzando ogni volta di più nella lotta col mostro, fino a quando l’ultima delle sue vite si consuma. Breve, ma efficace.
Un cielo rosso papavero di Axa Lidia Vallotto è il miglior brano della rivista: coinvolgente, ben scritto. A tratti ha fatto venire in mente The sky crawlers di Mamoru Oshii. Siamo in un futuro dove la Coalizione e l’Unione combattono l’una contro l’altra in una guerra che viene mostrata attraverso gli occhi di uno dei piloti di aeronavi dell’Unione. Perdite, tradimenti, il senso di vuoto che ci si porta dietro dopo certe esperienze: un racconto che mostra quello che porta la guerra. Molto attuale e soprattutto un testo molto bello.
Il battesimo del fuoco di Noemi Simoncini è probabilmente il brano più criptico. Una creatura alata, assieme alle altre, deve effettuare un rituale che la vede passare attraverso delle fiamme; è ossessionata dalle sue ali, le ali più belle. Dapprima è spaventata dal fuoco, poi non vede l’ora di trovarne dell’altro. Ben scritto, ma va riletto per poterlo apprezzare.
Sotto un cielo d’ametista di Federico de Manachino è ambientato in una Milano post apocalittica. La società è crollata e nella città imperversano bande che cercano d’accaparrarsi quello che è rimasto per sopravvivere. La civiltà è andata in rovina dopo che la generazione precedente a quella che vive ora decise di unirsi a Indra, quella che i governi mondiali definirono un’Intelligenza artificiale auto creatasi nelle profondità del web; il mondo era già in rovina e la maggior parte delle persone decise di rifugiarsi con la mente nel paradiso virtuale creato da Indra. Un paradiso che fa rivivere un passato dell’umanità in cui le cose vanno ancora bene. Enea decide di seguire le orme della sorella Atlanta e cercare di entrare tra i Seguaci di Indra per accedere al mondo virtuale e sfuggire alla desolazione della realtà; per farlo deve avere l’Alkaest, una sostanza che permette di accedere all’etere: la prima volta la si ottiene gratuitamente, ma dopo, in un modo o nell’altro, occorre pagare. Enea scopre così un mondo nuovo, che però è passato, e ne diverrà subito dipendente, pronto a tutto per esserci dentro. Un brano ben scritto, che mostra la dipendenza dai mondi virtuali, luogo dove fuggire per non affrontare la realtà, ma che denuncia anche che mondo le generazioni precedenti hanno lasciato a quelle attuali. Piccola nota a margine, sarebbe occorso un poco di attenzione in più per refusi e dialoghi (dopo le virgolette di chiusura del discorso diretto, i vari “disse”, “parlò”, “rispose” vanno messi in minuscolo), anche se questo non pregiudica la bontà dell’opera.
Il secondo volume di Alkalina è stata una buona lettura, capace di riservare piacevoli sorprese.

Le bizzarre avventure di JoJo

No Gravatar

Negli anni 90 fu realizzata una serie di sei puntate su Le bizzarre avventure di JoJo, che mostravano lo scontro finale della terza parte del manga di Hirohiko Araki (Stardust Crusaders); nel 2000 fu realizzata un’altra serie di sette puntate, sempre incentrate su Stardust Crusaders, che fungevano da prequel, mostrando com’era iniziata la storia con protagonista Jotaro.
Nel 2012 si è deciso di avviare un nuovo progetto con l’intento di portare sullo schermo tutto l’arco narrativo del fumetto. E così si ha il via con una prima stagione di ventisei episodi che ricoprono i primi due capitoli del manga, Phantom Blood e Battle Tendency, che hanno come protagonisti rispettivamente Jonathan Joestar e Joseph Joestar.
Siamo verso la fine del 1800, in Inghilterra. George Joestar, il padre di Jonathan, ha un grave incidente e pensa che Dario Brando, accorso sul luogo del misfatto, gli abbia salvato la vita, quando invece era arrivato per arraffare quanto possibile dal suo cadavere. Sentendosi debitore verso di lui, George, anni dopo, adotta, alla morte di Dario, il figlio Dio, coetaneo di Jonathan. Dio, che alla presenza di George si mostra come ragazzo modello, è in realtà un gran bastardo, meschino e crudele oltre ogni dire, che non perde occasione per fare del male a Jonathan e insidiare la sua posizione per quanto riguarda l’eredità; per essa, arriva ad avvelenare George, ma Jonathan, che ha imparato a diffidare di lui, riesce a salvare il padre e a smascherare il crudele fratello adottivo. Ed è a questo punto che le cose precipitano in un vortice di orrore: Dio usa su di sé la Maschera di Pietra, un antico manufatto azteca posseduto dalla famiglia Joestar, che lo rende un vampiro. Jonathan riesce a sconfiggerlo bruciando la casa, ma Dio non è finito; a dare man forte all’ultimo dei Joestar giunge il Barone Zeppeli, che gli insegnerà la tecnica delle onde concentrice, l’unica capace di contrastare il potere del vampiro. Loro due, assieme a Robert Speedwagon, andranno in cerca di Dio e dei suoi servi per fermarli. Non senza perdite, Joestar riuscirà a vincere e a sposare l’amata Erina. Ma sulla nave che li sta portando in luna di miele, ricompare Dio (di cui è rimasta solo la testa); Jonathan si sacrifica per fermare una volta per tutte il nemico. All’esplosione della nave sopravvivono solo Erina, il bambino che porta in grembo e una bambina che prenderà con sé.
Joseph Joestar, uno dei protagonisti della prima stagione di Le bizzarre avventure di JoJoTrascorrono diversi anni e siamo a New York, ormai agli inizi della Seconda Guerra Mondiale. Erina non si è risposata, Speedwagon ha creato un’organizzazione per saperne di più sulle Maschere di Pietra (dato che quella in possesso di George Joestar non era l’unica) e distruggerle, e Joseph, nipote di Jonathan, è appena giunto in America per recarsi in Messico dove è stato ritrovato in un pilastro un essere antico, tra quelli che hanno dato vita alle Maschere. Questi Uomini dei Pilastri sono molto più potenti e pericolosi dei vampiri e vanno fermati: vista la capacità di generare onde concentriche come il nonno, Joseph è tra i pochi che può fermarli: assieme a Caesar Zeppeli (nipote del barone Zeppeli) e a Lisa Lisa (che si rivelerà essere la bambina sopravvissuta allo scontro con Dio, nonché madre di Joseph), affronterà i tre Uomini dei Pilastri, sconfiggendoli uno dopo l’altro, anche grazie all’aiuto dei Nazisti (pure loro erano sulle tracce dei Pilastri in cerca di un potere che potesse servire alla loro causa: era risaputo che Hitler fosse affascinato dall’occulto e dai poteri soprannaturali). Non senza fatica, Joseph riuscirà a vincere (perdendo però una mano e l’amico Caesar) e la minaccia degli Uomini di Pietra eliminata. La prima stagione si conclude mostrando Joseph negli anni 80 che, all’aeroporto, sta per partire per il Giappone dove vive la figlia. L’ultima immagine è quella di Jotaro, suo nipote, dietro le sbarre di una cella (e per chi conosce già la storia, questo è l’inizio di Stardust Crusaders).
La prima stagione di Le bizzarre avventure di JoJo mostra com’è iniziato il tutto: è interessante, ma di certo non può reggere il confronto con Stardust Crusaders (questo vale anche per il manga, dato che il terzo capitolo è sicuramente il migliore di tutta la serie). Si sentono la mancanza degli stand e la varietà dei loro poteri. I disegni sono buoni, ma nulla a che vedere con quelli della serie che l’ha preceduta, che sono di un’altra categoria.
Le bizzarre avventure di JoJo di certo non annoia, ma non ci si aspetti qualcosa come introspezione o cose del genere, perché si è davanti a un battle shonen, dove i combattimenti sono il fulcro della storia. Il punto di forza di Le bizzarre avventure di JoJo (e questo vale anche per gli altri capitoli) è vedere come uno scontro verrà risolto: alle volte sarà la forza, ma non sempre questa è la mossa vincente, viste le diversità di poteri che s’incontrano di volta in volta. Adrenalina e suspense non mancano mai e quindi chi ricerca questi elementi non rimarrà deluso dalla visione di questa serie.

Mondi di Lovecraft

No Gravatar

Lovecraft ha lasciato un forte segno nella letteratura (non solo di genere), ma anche nell’immaginario comune: le atmosfere oniriche delle sue opere (spesso ispirate dagli incubi dello scrittore), il senso d’impotenza dei personaggi dinanzi a qualcosa di troppo grande per essere comprensibile alla mente umana, le divinità aliene così lontane dall’immaginario cristiano o di qualsiasi altra religione, sono stati qualcosa che è rimasto nei lettori e anche in chi non ha conosciuto i lavori dello scrittore, data l’influenza che hanno avuto su film, fumetti, videogiochi, giochi da tavolo, musica.
La copertina Mondadori di Cthulhu - I racconti del mito di LovecraftTra le sue creazioni più famose c’è sicuramente Cthulu, uno dei Grandi Antichi, gigantesca creatura aliena giunta sulla Terra quando il pianeta era agli albori, e il Necronomicon, il famoso libro dei morti; quest’ultimo, un tomo all’interno delle sue opere, ha talmente colpito l’immaginario che diversi hanno creduto e credono ancora che esso esista veramente, non importa che l’autore abbia smentito la sua esistenza, asserendo che era soltanto un’invenzione della sua mente.
Perché i lavori di Lovecraft creano un fascino così potente?
Uno degli elementi più forti è la ricerca di una conoscenza proibita, sconosciuta, perché le conoscenze attuali sono insufficienti; una ricerca che a tratti è ossessiva, disperata e che porta alla scoperte di cose che arrecano solamente danno, che non solo non danno le risposte cercate, ma che fanno rimpiangere di averle inseguite. Un destino in cui spesso incorre l’uomo. Certo questa visione non è molto ottimistica, ma è proprio questo un altro elemento delle opere di Lovecraft: un pessimismo dilagante, dove non c’è speranza per nessuno. L’uomo non è importante, al centro di tutto, come tanti pensano sia, ma è qualcosa d’insignificante, schiacciato da forze soverchianti: non ha scampo contro di esse, può essere solo spettatore terrorizzato, incapace di mutare alcunché. In Lovecraft l’orrore regna sovrano, ma non è un horror come tanti film ci hanno mostrato (le cosiddette pellicole splatter), dove c’è sangue e smembramenti, bensì un horror che colpisce la psiche, che sconvolge la mente: si tratta di un qualcosa d’interiore, un tormento dal quale non si può scappare e che forse solo la morte può liberare. Ma anche qui non c’è da sperare di trovare consolazione, un aldilà benefico dove incontrare la pace. Non per niente in La città senza nome, Lovecraft scrive “Non è morto ciò che può vivere in eterno, e in strani eoni anche la morte può morire”.
Sogni (o meglio, incubi) ricorrenti, città gigantesche, creature spaventose, forze sinistre che non danno pace sono alcuni degli elementi che si possono incontrare nelle opere di Lovecraft. Per chi fosse curioso di conoscere un po’ di più di questi mondi, ma non volesse comprare i libri, c’è la visione di questo video dove, attraverso un libro game, Giada Cristina Bessi e Marco Mottura ci mostrano Il Richiamo di Cthulhu; se invece si vuole qualcosa di più “inedito”, ma con sempre atmosfere lovecraftiane, c’è Il mistero di La Fontaine, campagna a cui sto partecipando online.

https://www.youtube.com/watch?v=cxO2OhAYRV8

Manifestazioni

No Gravatar

Sono mesi che saltano fuori manifestazioni come funghi in un bosco dopo che è piovuto. Si è manifestato contro le restrizioni per la pandemia, il green pass, i vaccini, si è manifestato contro la scuola, la guerra. Fermandoci ad analizzare le proteste: usando un poco di onestà, tutto ciò a cosa è servito? Davvero è stato di una qualche utilità?

Partiamo da ciò che è stato legato al Covid (anche se adesso si parla quasi esclusivamente della situazione ucraina, la pandemia è tutt’altro che alle spalle): è stato tutto un pretesto per scatenare insofferenza e fare polemica. Non ci fosse stata la situazione del virus, ci si sarebbe attaccati a qualcos’altro per fare casino, perché è di questo che si è trattato, nient’altro. Vero, il governo ha fatto degli errori, la gestione non è stata delle migliori e si è creata molta confusione con decisioni che venivano cambiate troppo frequentemente, ma qualsiasi decisione avesse preso, le proteste e le manifestazioni ci sarebbero state sempre e comunque. A parte creare disagi, farsi vedere in tv, non hanno influito minimamente sulla strada che il governo ha deciso di prendere, quindi sono servite solo ad aggiungere confusione a un periodo che ne aveva già a sufficienza.

Veniamo alla scuola. Le manifestazioni sono volte a protestare contro la maturità (dove si vogliono rimettere delle prove scritte), l’alternanza scuola/lavoro (dopo la morte di due ragazzi mentre erano impegnati a lavorare durante il periodo scolastico), e le presunte molestie sessuali subite dalle ragazze a scuola, oltre che da certe frasi rivolte ad alcune di esse (si usa il termine presunte non perché non si ritiene che il fatto non sia avvenuto, ma perché ci sono ancora delle indagini in corso che debbono appurare come stanno le cose).
Caso maturità. Gli studenti non vogliono gli scritti alla maturità perché il modo d’insegnare in questi due anni di pandemia (lunghi periodi di DAD) ha influito sulla loro preparazione. Difficile dare un giudizio non essendo più studenti e non sapendo com’è diventata la scuola dopo più di venti anni che se ne è usciti (a quei tempi, c’era stato il cambiamento dell’esame di maturità da quello vecchio stile, in sessantesimi, a quello nuovo, in centesimi, che prevedeva tre prove scritte, la preparazione di una tesina e l’orale, e che pesava per l’ottanta per cento sul voto finale), di sicuro si contesta il modo di fare del ministro dell’istruzione che prima dice che l’esame sarebbe stato in un modo e poi lo fa in un modo. Secondo alcuni studi, questa pandemia ha causato gravi disagi psicologici sui ragazzi, influenzandoli negativamente a livello pedagogico, al punto che hanno grandi difficoltà nella realizzazione di testi scritti. Va fatta notare però una cosa a questa analisi: da anni i giovani, perfino gli universitari, hanno grosse difficoltà quando si tratta di scrivere, presentando lacune non da poco, a tratti addirittura imbarazzanti. Quindi il problema non è tanto legato alla pandemia, ma è a monte e la cosa perciò è molto più grave, perché non è legata a un determinato momento; quando ci sono giovani che non riescono a capire semplici domande in italiano, asserendo che sono difficili da comprendere, il campanello di allarme deve suonare, perché non è accettabile che non si abbiano neppure le basi della propria madrelingua. Con la scusa che bisogna essere educativi, che bisogna essere comprensivi e ascoltare gli studenti, ci si sta dimenticando dell’aspetto di preparazione che la scuola deve dare; sembra quasi che ci sia una certa voglia di tornare ai tempi del sei politico, che non era per niente una bella cosa, perché poi si aveva della gente che non era preparata.
Caso alternanza scuola/lavoro. Che questo fosse un modo per avere manodopera gratis era una cosa che è stata chiara fin da subito, ma si protesta ora, dopo che due ragazzi sono morti mentre lavoravano sotto questo sistema; un fatto tragico, a cui occorreva dare voce, ma la protesta doveva iniziare fin da quando l’alternanza scuola/lavoro è stata immessa, perché lo sfruttamento va sempre contestato. Purtroppo, non è cosa recente: quante volte chi doveva svolgere un tirocinio veniva pagato una miseria, per non dire quando lavorava gratis? Queste sono storture del mondo del lavoro che andrebbero fatte sparire, ma come si può farlo quando tutto s’inchina all’economia e al lavoro, dove i lavoratori non sono persone ma oggetti, merci da sfruttare e accantonare quando non servono? Come si può combattere un tale sistema quando tutta la politica s’inchina alle imprese, anche quella sinistra che sarebbe nata per essere dalla parte dei lavoratori? Come si può cambiare un modo di fare che da decenni non fa che peggiorare le condizioni dei lavoratori, a partire da quella legge Biagi che ha fatto scivolare sempre più in basso il mondo del lavoro? Difficile pensare che delle manifestazioni di ragazzi possano cambiare qualcosa quando per troppo tempo non si è fatto nulla mentre venivano tolti diritti su diritti ai lavoratori e si dava alle imprese sempre più potere.
Caso molestie sessuali. Le molestie sessuali vanno condannate senza se e senza ma: su questo non ci piove. C’è chi si scandalizza e minimizza su quanto accade, perché dice che i ragazzi esagerano, vogliono attirare l’attenzione e lo fanno solo per scatenare casino, visto che in pratica non è successo nulla. Intorno a fatti che, se appurati, risultano gravi, c’è, per qualcuno, una certa aura di non credere che questo sia accaduto: ma non è certo da adesso che accadono certe cose. Avances, richieste di favori per ottenere voti migliori, ci sono purtroppo da molto tempo. Perché non si crede allora a chi denuncia queste cose? Mentalità retrograda, certo, ma anche l’esperienza di persone che si sono inventate dei fatti per screditare chi gli dava fastidio. Purtroppo, esiste ancora chi dice che se capitano certe cose alle donne (in questo caso ragazze) è perché hanno provocato, perché si vestono in un certo modo. Non per niente, alcune delle manifestazioni degli studenti si sono basate proprio su certe frasi rilasciate dai professori sul modo di vestire delle ragazze. Premesso che ognuno può vestirsi come preferisce, occorrerebbe però anche avere un poco di buon senso e capire che bisogna sapersi vestire in base alle occasioni e al luogo in cui si è. Si andrebbe in spiaggia a giocare e divertirsi in giacca e cravatta? Lo si può fare, ma non sarebbe l’abbigliamento adatto e si sarebbe fuori luogo. Si parteciperebbe a un funerale vestiti in modo sgargiante, tutti allegri e sorridenti? Si può, ma non ci si meravigli però se qualcuno fa notare che questa è una mancanza di rispetto per chi è venuto a mancare e, soprattutto, per chi ha appena perso un proprio caro. Stessa cosa vale per la scuola: non siamo in Giappone dove è d’obbligo la divisa, ci si può vestire come si vuole, ma sempre tenendo conto del buon senso, sapendo che si è in un luogo pubblico: essere liberi non significa fare tutto quello che si vuole. Le ragazze accusano di mentalità retrograda chi critica il loro modo di vestire (ombelico scoperto, minigonne), tuttavia viene da porre una domanda: quanto della loro libertà di mostrarsi è davvero loro e quanto invece è influenzata dal modo di fare di tante vip che non fanno che mostrare il loro corpo sui social per avere un seguito sempre crescente, da un mondo dei media che mercifica il corpo delle donne e le vuole in un determinato modo?

manifestazioni contro la guerra in UcrainaE arriviamo al caso più scottante, quello dell’Ucraina. Manifestazioni, fiaccolate per la pace, proteste contro la guerra: tutte cose giuste. E tutte cose che servono a poco, perché è davvero un’illusione pensare di far cambiare idea a una persona capace di eliminare chi semplicemente non la pensa come lui. Chi non ha nessuna empatia per il prossimo, non prova nessun rimorso a mandare a morte non si sa quante persone, non verrà minimamente toccato da chi supplica per la pace: se ne fregherà altamente e continuerà per la propria strada, anche se lorda di sangue, come se niente fosse, non importa se milioni di persone gli chiedono di fermarsi. Che la Russia abbia fatto la scelta sbagliata è fuori discussione. Che Putin non sia una brava persona è un dato di fatto. Ma additare Putin come il cattivo di turno, che è tutta colpa sua di quello che sta accadendo, significa non avere capito come stanno davvero le cose. Vero, è stata la Russia ad attaccare e l’Ucraina a essere attaccata, ma la realtà va oltre questi due fatti, è molto più complessa. Ed è una storia che si ripete, visto che un copione simile è stato messo in atto nella Seconda Guerra Mondiale: se Hitler ha fatto quello che ha fatto, è perché paesi come Inghilterra e Francia l’hanno permesso, perché lo reputavano meno pericoloso dei comunisti russi. Anzi, quasi quasi lo vedevano come un fattore positivo. Se Putin ha mosso guerra all’Ucraina è perché per anni nessuno gli ha mai messo un freno, è stato lasciato libero di fare senza subire conseguenze; quindi ora nessuno si scandalizzi dinanzi a ciò che ha fatto, perché tutti sapevano che era un uomo senza scrupoli con le mani sporche di sangue.
Ma come lui, anche l’Ucraina ha le mani sporche di sangue. Per arrivare a parlare di questo, occorre rivedere un poco la storia. Ora Russia e Ucraina sono separate, ma un tempo, anche se due elementi distinti, facevano parte della stessa Federazione Russa; poi, come si sa, avvenne la separazione, con i confini tra i due paesi che vennero fatti non in modo impeccabile per varie contingenze storiche e fu così che vennero a far parte dell’Ucraina delle regioni abitate da russi che volevano restare con la Russia. Occorre ricordare che l’Ucraina è un paese di estrema destra, molto conservatore e che ha dato molto potere ai neonazisti (i nazisti erano già ben visti nella Seconda Guerra Mondiale), usandoli come forza militare per tenere le zone russofone (il battaglione paramilitare Azov è stato integrato nell’esercito ucraino nonostante fosse illegale, si sia macchiato di gravi crimini di guerra negli anni e porti la svastica sulla sua bandiera). L’Ucraina, per chi non lo sapesse, ha fatto una legge dove è vietato negare l’eroismo dei fascisti ucraini, anche se questi hanno fatto massacri e persecuzioni. Fatti che sono stati lasciati correre dall’Occidente, leggasi Europa e Stati Uniti. Come è stato lasciato correre che l’Ucraina abbia vietato che nel suo territorio si parli russo, abbia imposto la cultura ucraina, senza contare che ha bandito i libri importati dalla Russia (già da questi punti è possibile vedere un odio che risale ai tempi di Stalin, al punto che i nazisti erano visti come eroi); dinanzi a ciò, non ci si meravigli del perché regioni come il Donbass e la Crimea abbiano fatto un referendum per l’indipendenza. La Russia non ha fatto altro che cogliere tale occasione, accettando il risultato del referendum; gli Stati Uniti, che come già visto hanno fatto scelte sbagliate nella storia (Iraq, Afghanistan, Vietnam), per dare contro alla Russia hanno finanziato gli ucraini, senza soffermarsi a pensare se stavano facendo la scelta giusta. Della Russia, inutile parlarne a lungo: è guidata da un individuo freddo, senza scrupoli, pronto a tutto per il potere, che ha una considerazione per la vita in generale pari allo zero. Non fossero bastati due anni e passa di pandemia, ha voluto aggiungere una guerra, le cui conseguenze saranno da valutare nel lungo periodo, di cui non c’era assolutamente bisogno (in realtà, di nessuna guerra c’è mai bisogno), a dimostrazione che questa pandemia non ha affatto tirato fuori il meglio delle persone, ma il peggio.
In questa vicenda, una cosa è chiara: nessuno ha fatto e sta facendo la cosa giusta. Ucraina, Russia, Occidente: i governi di tali paesi sono tutti colpevoli delle morti che si stanno verificando nei luoghi di guerra. Per questo non si può dire che c’è chi ha ragione e chi ha torto, perché tutti hanno torto, tutti hanno fatto qualcosa di sbagliato. Adesso è facile stare da una parte o dall’altra, trovare un “cattivo”; invece, ci si dovrebbe sedere e analizzare la situazione, cercando di capire come si è arrivati a questo punto ed evitare di ripetere in futuro simili sbagli perché, di nuovo, siamo davanti al risultato di scelte sbagliate, di aver permesso che siano state fatte e di questo in tanti sono responsabili. Di nuovo, per le scelte sbagliate di alcuni sono sempre altri a rimetterci: in primis, le popolazioni che stanno avendo morti. In secondo luogo, le persone comuni delle nazioni che non c’entrano col conflitto, che vedranno i prezzi salire e quindi impoverirsi, e ci sarà chi, che già prima a stento riusciva a farcela a mangiare qualcosa, non riuscirà ad avere di che sopravvivere. E c’è da sperare che altri non pensino di seguire l’esempio di Putin (piccola parentesi: ci si ricorda di quando Berlusconi e Salvini erano dalla parte di quest’ultimo? Con il primo ci sono stati tanti scambi e il secondo lo stimava al punto da indossare una maglietta con il volto del leader sovietico), perché di teste calde a capo di nazioni ce ne sono diverse e i danni per l’estensione del conflitto rischierebbero di essere totali.
Fare manifestazioni, come sta succedendo adesso, non servirà a evitare che ci siano tragedie, non servirà a evitare l’impoverimento di tanti. Se c’è una cosa che hanno in comune guerra in Ucraina, scuola e situazione Covid, è che le manifestazioni non hanno quell’utilità che si spera abbiano; forse una volta era così, ma ora hanno perso quella forza, dato che si manifesta in continuazione anche per futili motivi. Si può manifestare, è fuori discussione, ma alle manifestazioni occorre che seguano poi fatti concreti, fatti che permettano di cambiare le cose. Si contesta l’alternanza scuola/lavoro? Nessuno studente aderisca più alla cosa, non importa se questo influirà sul giudizio finale o se verranno ripresi e sanzionati. Si vuole rendere sensibile la Russia a non fare la guerra? La si colpisca con forza con sanzioni che minino la sua economia, non andarci leggeri per paura poi di ripercussioni varie. Si contesta la guerra perché porta solo orrori? Allora non si partecipi più a nessuna guerra, ci si rifiuti di obbedire a ordini dati da governanti che cercano solo di fare interessi politici ed economici, ma che non fanno certo il bene del proprio paese. Naturalmente, ogni scelta porta un prezzo da pagare, ma se si crede in essa, si deve essere disposti a pagarlo se si vogliono davvero cambiare le cose. Specie in un periodo dove ci sono troppe persone che vogliono imporre il loro punto di vista, non si deve più lasciar correre nulla. In chiusura, suggerisco la visione di questo video: