“Alkalina è una rivista di fiction per autori esordienti. È la rivista per chi si è stancato delle case editrici a pagamento, dei concorsi più o meno truffaldini, di un mercato che ignora tutte le nuove proposte e dei soliti racconti stile “Marco ama Laura” (e lo dico con il massimo rispetto per Marco).
Vogliamo leggere e promuovere la narrativa di genere: science fiction, fantasy, horror, steampunk, thriller, action, noir, erotico, e tutti gli ibridi del caso. Se scrivi racconti che mettono alla prova l’immaginazione, forse fanno al caso nostro. Se non sai bene che genere sia: ottimo, non lo sappiamo neanche noi, ma ti leggiamo volentieri.
Ci interessano i racconti brevi: quelli che sono impossibili da pubblicare altrove, a meno di non essere uno dei soliti nomi della letteratura. Ci interessa spacciarli in giro agli angoli delle strade, e sì, se necessario anche direttamente fuori dalle scuole. Ci interessa perché sono un formato interessante, che ti costringe a essere breve e incisivo, e permette agli autori di allenare i muscoli e sperimentare.”
Questa è la presentazione che fa Alkalina sul proprio sito. Una presentazione divertente (e capace di strappare un sorriso: il “dei soliti racconti stile “Marco ama Laura” (e lo dico con il massimo rispetto per Marco)” è esilarante), ma che rivela anche una realtà: in Italia i racconti non trovano molto spazio nell’editoria tradizionale. Certo, ci sono delle eccezioni (si pensi ad autori come Dick, Matheson, che però sono mostri sacri) ma sono appunto eccezioni: esordienti o autori poco conosciuti hanno possibilità davvero scarse di vedere pubblicate storie brevi. Eppure, in una società frenetica come la nostra, i racconti dovrebbero essere preferiti ai romanzi, dato che richiedono un impegno minore, sia per quanto riguarda il tempo di lettura, sia per quanto riguarda l’attenzione, dato che le trame sono meno lunghe e complesse.
Nata nel 2019 dalla collaborazione di quattro amici, Alkalina raccoglie al suo interno racconti che spaziano dal fantasy alla fantascienza, con contaminazioni di genere che li rendono più vari, senza che siano legati a degli standard. La varietà è il punto di forza della rivista, dando ampio respiro alla lettura; chi è molto legato a un particolare genere, potrà non apprezzare del tutto questa scelta editoriale, ma se i racconti pubblicati riescono a trasmettere qualcosa, questo passa in secondo piano.
In questo articolo si esaminerà il secondo numero della rivista. Partiamo dalla copertina: molto bella, che fa riferimento al terzo racconto presente al suo interno. Si sarebbe preferito che l’immagine non andasse a coprire il sottotitolo, ma nel complesso il giudizio è più che positivo.
Passiamo ai racconti.
Il primo è Amyllen, di Giorgia Scalise: siamo in una città dove dei bambini spariscono senza lasciare traccia. Si tratta di un losco traffico dietro al quale ci sono i nobili cittadini; a occuparsi e risolvere la questione penserà Vanya, assieme alla collaborazione di Calind. Un racconto dallo sviluppo semplice, che vede umani e le altre razze che convivono insieme, con i primi che non ne escono rappresentati molto bene, soprattutto i nobili; piacevole, con i dialoghi un po’ da rivedere perché non convincono appieno, dato che appaiono come qualcosa di già visto e in alcuni casi sono forzati.
Il secondo, di Pasquale Aversano, Kartful il ripetitivo, sembra la descrizione di un videogioco. O meglio, il game over di un videogioco. Kartful, barbaro conquistatore, dominatore di terre, flagellatore di demoni, entra nella tana di un drago rosso per ucciderlo e impossessarsi del suo tesoro, ma viene ogni volta ucciso, per poi tornare in vita e ritornare da dove è cominciato, avanzando ogni volta di più nella lotta col mostro, fino a quando l’ultima delle sue vite si consuma. Breve, ma efficace.
Un cielo rosso papavero di Axa Lidia Vallotto è il miglior brano della rivista: coinvolgente, ben scritto. A tratti ha fatto venire in mente The sky crawlers di Mamoru Oshii. Siamo in un futuro dove la Coalizione e l’Unione combattono l’una contro l’altra in una guerra che viene mostrata attraverso gli occhi di uno dei piloti di aeronavi dell’Unione. Perdite, tradimenti, il senso di vuoto che ci si porta dietro dopo certe esperienze: un racconto che mostra quello che porta la guerra. Molto attuale e soprattutto un testo molto bello.
Il battesimo del fuoco di Noemi Simoncini è probabilmente il brano più criptico. Una creatura alata, assieme alle altre, deve effettuare un rituale che la vede passare attraverso delle fiamme; è ossessionata dalle sue ali, le ali più belle. Dapprima è spaventata dal fuoco, poi non vede l’ora di trovarne dell’altro. Ben scritto, ma va riletto per poterlo apprezzare.
Sotto un cielo d’ametista di Federico de Manachino è ambientato in una Milano post apocalittica. La società è crollata e nella città imperversano bande che cercano d’accaparrarsi quello che è rimasto per sopravvivere. La civiltà è andata in rovina dopo che la generazione precedente a quella che vive ora decise di unirsi a Indra, quella che i governi mondiali definirono un’Intelligenza artificiale auto creatasi nelle profondità del web; il mondo era già in rovina e la maggior parte delle persone decise di rifugiarsi con la mente nel paradiso virtuale creato da Indra. Un paradiso che fa rivivere un passato dell’umanità in cui le cose vanno ancora bene. Enea decide di seguire le orme della sorella Atlanta e cercare di entrare tra i Seguaci di Indra per accedere al mondo virtuale e sfuggire alla desolazione della realtà; per farlo deve avere l’Alkaest, una sostanza che permette di accedere all’etere: la prima volta la si ottiene gratuitamente, ma dopo, in un modo o nell’altro, occorre pagare. Enea scopre così un mondo nuovo, che però è passato, e ne diverrà subito dipendente, pronto a tutto per esserci dentro. Un brano ben scritto, che mostra la dipendenza dai mondi virtuali, luogo dove fuggire per non affrontare la realtà, ma che denuncia anche che mondo le generazioni precedenti hanno lasciato a quelle attuali. Piccola nota a margine, sarebbe occorso un poco di attenzione in più per refusi e dialoghi (dopo le virgolette di chiusura del discorso diretto, i vari “disse”, “parlò”, “rispose” vanno messi in minuscolo), anche se questo non pregiudica la bontà dell’opera.
Il secondo volume di Alkalina è stata una buona lettura, capace di riservare piacevoli sorprese.
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