Lovecraft ha lasciato un forte segno nella letteratura (non solo di genere), ma anche nell’immaginario comune: le atmosfere oniriche delle sue opere (spesso ispirate dagli incubi dello scrittore), il senso d’impotenza dei personaggi dinanzi a qualcosa di troppo grande per essere comprensibile alla mente umana, le divinità aliene così lontane dall’immaginario cristiano o di qualsiasi altra religione, sono stati qualcosa che è rimasto nei lettori e anche in chi non ha conosciuto i lavori dello scrittore, data l’influenza che hanno avuto su film, fumetti, videogiochi, giochi da tavolo, musica.
Tra le sue creazioni più famose c’è sicuramente Cthulu, uno dei Grandi Antichi, gigantesca creatura aliena giunta sulla Terra quando il pianeta era agli albori, e il Necronomicon, il famoso libro dei morti; quest’ultimo, un tomo all’interno delle sue opere, ha talmente colpito l’immaginario che diversi hanno creduto e credono ancora che esso esista veramente, non importa che l’autore abbia smentito la sua esistenza, asserendo che era soltanto un’invenzione della sua mente.
Perché i lavori di Lovecraft creano un fascino così potente?
Uno degli elementi più forti è la ricerca di una conoscenza proibita, sconosciuta, perché le conoscenze attuali sono insufficienti; una ricerca che a tratti è ossessiva, disperata e che porta alla scoperte di cose che arrecano solamente danno, che non solo non danno le risposte cercate, ma che fanno rimpiangere di averle inseguite. Un destino in cui spesso incorre l’uomo. Certo questa visione non è molto ottimistica, ma è proprio questo un altro elemento delle opere di Lovecraft: un pessimismo dilagante, dove non c’è speranza per nessuno. L’uomo non è importante, al centro di tutto, come tanti pensano sia, ma è qualcosa d’insignificante, schiacciato da forze soverchianti: non ha scampo contro di esse, può essere solo spettatore terrorizzato, incapace di mutare alcunché. In Lovecraft l’orrore regna sovrano, ma non è un horror come tanti film ci hanno mostrato (le cosiddette pellicole splatter), dove c’è sangue e smembramenti, bensì un horror che colpisce la psiche, che sconvolge la mente: si tratta di un qualcosa d’interiore, un tormento dal quale non si può scappare e che forse solo la morte può liberare. Ma anche qui non c’è da sperare di trovare consolazione, un aldilà benefico dove incontrare la pace. Non per niente in La città senza nome, Lovecraft scrive “Non è morto ciò che può vivere in eterno, e in strani eoni anche la morte può morire”.
Sogni (o meglio, incubi) ricorrenti, città gigantesche, creature spaventose, forze sinistre che non danno pace sono alcuni degli elementi che si possono incontrare nelle opere di Lovecraft. Per chi fosse curioso di conoscere un po’ di più di questi mondi, ma non volesse comprare i libri, c’è la visione di questo video dove, attraverso un libro game, Giada Cristina Bessi e Marco Mottura ci mostrano Il Richiamo di Cthulhu; se invece si vuole qualcosa di più “inedito”, ma con sempre atmosfere lovecraftiane, c’è Il mistero di La Fontaine, campagna a cui sto partecipando online.
Commenti recenti