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The Mangler - La macchina infernale

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The Mangler la macchina infernaleThe Mangler – La macchina infernale, è un film del 1994 diretto da Tobe Hooper tratto da un racconto di Stephen King, che vede tra i suoi attori Robert Englund (reso famoso dalle interpretazioni di vari Nightmare), interprete del vecchio capitalista storpio Bill Gartley. La storia, che ha anche come protagonisti il detective John Hunton (Ted Levine) che indaga su di lui e la giovane nipote di Gartley, Sherry Ouelette (Vanessa Pike), ruota attorno a un vecchio mangano della lavanderia industriale risalente ai primi anni del XX secolo di proprietà del capitalista, la Gartley’s Blue Ribbon Laundry. Già l’ambiente cupo e rumoroso, unito all’atteggiamento del vecchio, fanno capire da subito che aria tira, se poi si comincia ad aggiungere che delle persone iniziano a morire stritolate dall’inquietante e pericolosa macchina, il quadro si delinea chiaro: presto si scopre che un demone possiede il mangano, dato che anni prima Gartley, per ottenere denaro e potere, aveva stretto un patto con il diavolo sacrificando la figlia e parti di se stesso (le gambe) alla macchina infernale e che ha continuato negli anni offrendo delle sedicenni.
Il finale, con tanto di animazione della macchina, presenta un buon colpo di scena, amaro ma che ben rappresenta lo spirito della storia, già fatta presagire dall’affermazione del fotografo J.J.J. Pictureman “non fidarti della gente a cui manca un pezzo di corpo” fatta all’amico John, che lascia intendere come certe essenze non possono essere sconfitte perché le persone gli danno forza e gli permettono di esistere e che il vero male è insito nell’animo umano.
The Mangler è un film dell’orrore vecchia maniera, cattivo, senza consolazione, che senza essere didascalico è metafora (come molte storie di King) di come il vero orrore sia il mondo in cui si vive, dove per il sistema del lavoro si sacrificano parti di sé o in alcuni casi la propria vita; certo questo va inteso in senso figurativo, ma purtroppo alle volte va preso alla lettera, visto le morti che accadono sul lavoro o gli incidenti in cui si rimane feriti.
Se ci si ferma a riflettere, non ci si può non accorgere di quanto di se stessi si sacrifica per lavorare e così poter sopravvivere: sì, sopravvivere, e non vivere, perché è questo che accade. Il sistema di lavoro cui si deve sottostare non fa altro che portare via parti di sé, lasciando, chi più, chi meno, menomati, perché si devono sacrificare tempo ed energie per avere quel poco di denaro che permette di stare al mondo, a discapito di affetti, sogni, aspettative, divenendo in parte come il vecchio arido e insensibile Bill Gartley.

L'abuso della parola eroe

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Monumento all'eroe sconosciuto a BelgradoSe si è osservato, in questi ultimi tempi l’uso della parola eroe è diventato molto frequente e ne viene fatto un uso improprio.
Basti guardare alcuni telegiornali sportivi italiani per sentire giornalisti e allenatori affermare che la propria squadra, i propri giocatori sono stati eroici, quando semplicemente hanno disputato una partita di calcio, per giunta venendo pagati profumatamente, per non dire in maniera inappropriata, dato che certe cifre per un semplice gioco sono uno sproposito.
Oppure basti pensare alle affermazioni di Renzi quando asserisce che gli imprenditori sono gli eroi del nostro tempo, sono eroi moderni: parole che dimostrano quanto sia legato ai poteri forti economici (Marchionne per citarne uno) e come cerchi di mascherare una realtà tutt’altro che eroica, dato che sempre più spesso sta venendo mostrata la sua vera natura, che è quella d’individui che hanno truffato, sfruttato e corrotto. Non si ha a che fare con eroi, ma con vampiri.
Quando, come in questo caso, si abusa di una parola, il motivo è molto semplice: si cerca di coprire una mancanza, di mascherare brutture e insufficienze per non vedere e non far vedere una realtà che di positivo ha ben poco. Un modo di fare che è una presa in giro e una mancanza di rispetto verso le persone, dato che si cerca di darle una visione della realtà falsata, di condizionarle, manipolarle, cercando di farle credere qualcosa che travisa e fa l’interesse di alcuni. Questo modo di fare dimostra la considerazione che si ha degli individui, soprattutto dimostra quanto è sprezzante, irrispettoso il sistema vigente.
Maledetta è la società che ha bisogno di eroi, perché significa che è davvero messa male, ma lo è ancora di più quella che ricorre a simili espedienti, stravolgendo il significato delle cose.

Intervista su Autori sul web

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Segnalo l’intervista fatta sul sito Autori Sul Web.
Per chi fosse curioso di scoprire com’è nato il romanzo Strade Nascoste e i suoi personaggi, com’è stata sviluppata la trama, da cosa si trae ispirazione per creare la storia e del perché si scrive fantasy, questa è un’opportunità per farlo.

Strade Nascoste in biblioteca

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Strade Nascoste
Da lunedì 23 marzo, grazie all’iniziativa di Narcissus, con il quale ho pubblicato la mia opera, Strade Nascoste sarà in biblioteca, dove potrà essere noleggiato gratuitamente.
Il funzionamento è semplice: l’utente si reca in biblioteca e noleggia un ebook scegliendolo tra quelli disponibili. L’ebook viene protetto da uno speciale DRM a tempo che ne consente la lettura per due settimane. Passate queste due settimane, l’utente che ha noleggiato il libro non potrà più accedervi.
Una possibilità quella offerta da Narcissus interessante e importante, perché è un’operazione di valorizzazione delle biblioteche, che potranno continuare a svolgere la loro funzione avvalendosi anche delle tecnologie digitali. A questo va aggiunto che è un modo per l’autore di acquisire maggiore visibilità e per il lettore che, non completamente convinto dell’acquisto dell’ebook di un autore autopubblicato, ma magari curioso, può leggere l’opera gratuitamente.
Quindi, per chi vuole conoscere Strade Nascoste, questo è un modo per farlo senza spendere nulla.

Sole al tramonto

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Sole al tramonto

La Torre della Rondine

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La Torre della Rondine di Andrzej SapkowskiLa Torre della Rondine è il quarto romanzo di Andrzej Sapkowski dedicato alle avventure di Geralt di Rivia. Come ha potuto vedere chi è arrivato nella lettura fino a questo punto, tutto ruota attorno a Ciri, la Bambina Sorpresa, l’erede del regno di Cintra e del Sangue Antico, e alle diverse parti in causa che sono alla sua ricerca: l’impero di Nilfgaard, le maghe e naturalmente Geralt, dato che il suo destino è legato a lei. Attorno alla giovane ruota un’antica profezia e nella lettura delle pagine di La Torre della Rondine si scoprono le origini dell’eredità che pesa sulla protetta di Geralt, che la vede legata anche al popolo degli elfi.
Il romanzo inizia con Ciri che viene raccolta da Vysogota nella palude dove abita (che, come si scoprirà, è molto più di un eremita che caccia pellicce) e da lui curata per le ferite subite. Attraverso il racconto che la giovane fa al vecchio si scopre quello che le è successo, che cos’è la torre della Rondine che dà nome al romanzo (e come nella lingua elfica il suo nome, Zireael, significhi appunto rondine) e di come è legata alla comparsa della Caccia Selvaggia e agli eventi che ruotano attorno a essa.
Ma non è solo attraverso le parole di Ciri che si scopre ciò che la riguarda, ma anche grazie ai punti di vista di chi è al suo inseguimento, di chi le sta dando la caccia: grazie a tale struttura, la scoperta della trama è meno lineare di altri romanzi di Sapkowski e per questo risulta essere più coinvolgente, soprattutto meno didascalica del volume precedente (Il Battesimo del Fuoco), facendone guadagnare in piacevolezza.
Naturalmente non manca la parte riguardante Geralt, che ormai ha abbandonato la via dello strigo per ritrovare Ciri, anche se in misura minore. Del romanzo probabilmente questa è la parte più debole, dovuta in parte alla banalità e ingenuità con la quale Geralt si caccia nei guai: da un personaggio con la sua esperienza ci si aspetta un comportamento più navigato, non che si faccia guidare dalla prima incontrata e finisca dritto nelle mani di chi gli sta dando la caccia senza pensare che, vista ormai la sua celebrità, non si abbia una sua descrizione e così venire riconosciuto. Sapkowski ha gestito male questa parte della storia, forzando in maniera banale gli eventi per far giungere il personaggio in un determinato punto.
Nel complesso La Torre della Rondine è una buona lettura, di certo migliore del volume che l’ha preceduto, con qualche inciampo nello sviluppo della trama che però viene compensato dal sentore che si sta preparando qualcosa di grosso e che ben viene fatto percepire dalla comparsa della Caccia Selvaggia, un mito del nostro mondo che ha affascinato già altri autori (Guy Gabriel Kay con la trilogia di Fionavar e Robert Jordan con La Ruota del Tempo). Parlando di miti, sono citati con chiarezza anche alcuni dei vichinghi, specie per quanto riguarda Hemdall, Bifrost e Ragnarok, tanto per far capire che cosa ci sarà da aspettarsi nell’avvicinarsi al finale dell’esalogia dell’autore polacco.

Nuove versioni per Elantris e Parole di Luce di Brandon Sanderson

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Elantris di Brandon SandersonSul suo sito, Brandon Sanderson parlando di Elantris e delle Cronache della Folgoluce ha parlato della rielaborazione di Elantris e Parole di Luce (traduzione italiana del secondo capitolo della Folgoluce, Words of Radiance). Da quanto scritto dallo scrittore, il lavoro più grosso sarà fatto su Elantris, dando una nuova forma al romanzo in vista dei dieci anni dalla sua prima uscita. Come scrive sul sito, la nuova edizione comprenderà il racconto “La speranza di Elantris”, una nuova prefazione di Dan Wells, un’appendice Ars Arcanum (era l’unico dei miei libri del Cosmoverso a non averne uno), nuove mappe rifatte di Isaac Stewart, e una breve scena in più. Nelle mappe sono state spostate le posizioni di alcuni edifici ed eventi. Il finale è stato ottimizzato: gli eventi sono gli stessi, ma è stato modificato dove accadono; tutto questo non dovrebbe cambiare la storia. Sono state apportate alcune modifiche stilistiche per rimuovere alcune delle stranezze della precedente prosa.
Il rilascio di questa nuova versione dovrebbe essere intorno al 20 ottobre.

words of radiance di Brandon SandersonPer Parole di Luce le cose sono diverse: il lavoro sarà meno impegnativo, ma i cambiamenti, seppur minori, saranno più marcati (avvertenza per chi legge: a seguire ci saranno SPOILER sulla storia).Nello scontro finale tra Kaladin e Szeth, il secondo non sarà ucciso dal primo, ma dalla tempesta, questo per essere coerenti con il credo del Cavaliere Radioso, che è quello di proteggere, non di cercare vendetta. Nella nuova scena, Sanderson vuole mostrare l’esitazione di Kaladin nell’uccidere, ritenendola importante, perché si ricorda dei suoi giuramenti e perché si rende conto che Szeth vuole essere ucciso. Una scelta per Sanderson non facile, dato che questa scelta andrebbe a modificare la scena della resurrezione di Szeth, e del fatto che le Stratolame vive possono guarire l’anima, mentre invece quelle morte non ne hanno la capacità.

La decisione presa da Brandon Sanderson non è certo nuova, già altri scrittori hanno intrapreso questa strada. Rimanendo in campo fantastico viene in mente Stephen King con L’ombra dello scorpione (la nuova versione è un’espansione della prima versione pubblicata, avvenuta oltre dieci anni prima, aggiungendo quelle parti che erano state tagliate) e con L’Ultimo Cavaliere della serie della Torre Nera, tanto per fare qualche esempio.
Che queste scelte siano buone, sta al singolo lettore deciderlo: per chi non ha mai letto tali opere può essere un’occasione per scoprirle in una versione migliorata, per chi l’ha letto dipende (personalmente non sono per il riacquisto di opere che già possiedo, ma chi è patito e magari colleziona può essere motivo di felicità).
Ragiono invece sulla questione scrittore. Non condivido molto il modificare la storia una volta pubblicata e messa in vendita. Uno, per una questione di rispetto nei riguardi di chi ha già speso dei soldi per acquistare l’opera. Due, quando si procede per la pubblicazione, si deve avere la forma definitiva: se si hanno delle incertezze, è meglio chiarirle prima di dare il romanzo alle stampe.
Posso comprendere che in successive ristampe si correggano refusi che erano scappati alla prima edizione, ma non che si cambi la storia, perché questo modo di fare rischia di suonare come un modo per fare soldi e spingere i fan all’acquisto di qualcosa di diverso e perciò nuovo, anche se in verità è in gran parte lo stesso.
Un modo di fare del genere posso accettarlo da un autore che mette a disposizione gratuitamente un proprio lavoro e poi in seguito lo modifica magari anche grazie ai commenti ricevuti dai lettori. Come invece si è visto fare, risulta essere una decisione che può infastidire, perché uno scrittore deve avere le idee ben chiare di quello che vuole far leggere quando mette in vendita il suo lavoro.

Beyond the Red Mirror

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Beyond the Red MirrorSono passati cinque anni da quando i Blind Guardian hanno pubblicato At the Edge of Time, presentando al pubblico quel capolavoro che è Wheel of Time, e la curiosità e l’aspettativa per il nuovo album in uscita a inizio del 2015 erano alte. Beyond the Red Mirror non le ha deluse, anche se non ci sono brani dell’epicità e della bellezza di Wheel of Time, ma si sa che nella carriera degli artisti, per quanto bravi, i capolavori non sono merce frequente.
I Blind Guardian confermano la loro bravura e cura nei dettagli, sfornando un album solido, che continua sulla strada di quanto visto in precedenza. Un lavoro impegnativo, dato che ha visto coinvolti due cori e tre orchestre per portare a compimento l’opera, oltre alla realizzazione dei testi delle canzoni che raccontano una storia che affonda nei miti arturiani, come si può già intuire dal nome che porta il protagonista delle vicende cantate, Arthur; ormai è un marchio di fabbrica della band ispirare le proprie canzoni al mondo del fantastico (letterario e cinematografico).
Il coro che fa da intro a The Ninth Wave riecheggia di toni e atmosfere medievaleggianti che fanno venire subito alla mente il film Excalibur di John Boorman del 1981, lasciando spazio poi alla voce graffiante e arrabbiata di Hansi Kursch, ma continuando a duettare con il vocal fino a quando non entrano in scena le chitarre con la loro forza, con toni che ricordano quelli dell’album A Twist in the Myth.
Di Twilight of the Gods si è già parlato, e allora si passa a Prophecies che inizia con tonalità da ballad per lasciare quasi subito però il posto all’impronta potente di chitarre e batteria. At the Edge of Time (la quarta canzone riporta lo stesso nome dell’album precedente) è un’altra canzone dall’incedere potente, epico, con musicalità che ricordano quelle di Fly (di nuovo fa capolino l’album A Twist in the Myth). Ashes of Eternity invece ricorda sonorità presenti in Imagination from a Another Site: un’altra canzone rocciosa e ben realizzata.
Ma è con Holy Grail che s’incontra la canzone migliore dell’album: potente, travolgente, evocativa, l’emblema dell’epicità (già il titolo dice tutto di quale può essere il tema del brano). I Blind Guardian danno il meglio di sé, riportando all’orecchio dell’ascoltatore sonorità già ascoltate (Imagination from a Another Site).
Subito dopo questa canzone, per chi acquista la versione limitata in digipack, c’è Distant Memories, un brano con sonorità completamente nuove per le band: bella, ma cui occorre farci l’abitudine, dato quanto si è abituati con il marchio di fabbrica dei Blind Guardian.
Passata questa parentesi si ritorna si ritorna alle classiche note del gruppo con The Throne, dove forte è il tema del legame che esiste tra la terra e il re, come ben è stato fatto vedere già nel film già citato Excalibur. Sacred Mind, con il suo titolo, può far venire in mente Sacred Word dell’album precedente, ma le somiglianze sono solo nel nome, dato che le sonorità sono completamente differenti: più melodica e potente la seconda, più veloce e aggressiva la prima.
Coinvolgente la ballad Miracle Machine che in alcuni passaggi di piano fa venire alla mente i Queen, si arriva infine a concludere l’album in bellezza con The Grand Parade.

Beyond the Red Mirror è un buon album, ma risulta essere un gradino sotto (forse anche due) a At The Edge of Time, perché risulta veramente difficile confrontarsi con canzoni come Sacred Word, A Voice in the Dark e soprattutto Wheel of Time.

Mancanza di manutenzione

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In Italia, è un dato di fatto, non si fa più manutenzione; cosa ancora più grave non si vuole più fare manutenzione per tagliare le spese, per non avere costi. E’ un dato di fatto che in qualsiasi ambito si guardi si debba riscontrare questo stato delle cose: ne è stato un esempio quanto è accaduto con Big Snow, ma basta guardare lo stato delle strade, le numerose frane che così di frequente si verificano sul territorio italiano. Per non fare delle spese necessarie, si va poi a finire con il ritrovarsi in situazioni gravi, che portano ingenti danni, con la successiva richiesta di ingenti quantità di denaro per fronteggiare l’emergenza. Esborso che non sarebbe necessario se si facesse un minimo di prevenzione e chi di dovere facesse la sua parte.
E invece esiste un lassismo, un restare fermi, uno scaricare la responsabilità su altri che ormai è la regola. Un altro esempio è l’incuria in cui versano fiumi e torrenti: le loro sponde non vengono più pulite come una volta, si lascia che la vegetazione cresca incontrollata. Peggio ancora, quando un albero cade nel corso d’acqua lo si lascia dove è caduto, a causare blocchi. Almeno fino a quando non arrivano piene e viene trasportato a valle, dove inevitabilmente va fermarsi contro i sostegni dei ponti. A lungo andare si creano delle dighe naturali che ostruiscono il corso d’acqua, portandolo a fuoriuscire e allagare strade, campi, abitazioni; in alcuni casi però la forza dell’acqua è tale da abbattere, sradicare il ponte, come le immagini sottostanti dimostrano.

Ponte crollato a Monte S. Pietro

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Un fatto che non si sarebbe verificato se gli enti preposti avessero fatto il loro dovere. La cosa ancora più grave in tutta questa situazione è che se qualcuno prova a rimuovere rami e alberi caduti che ostruiscono il corso del fiume, incorre in sanzioni, perché è considerato furto allo stato. Non solo non si vuole far niente, ma si punisce anche chi vorrebbe fare qualcosa di utile.
Inutile osservare come non ci sia da meravigliarsi su come si sia ridotto il paese con un modo di fare del genere.