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Squid Game, Hunger Games e Battle Royale: punti in comune

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Squid Game, Hunger Games e Battle Royale che cosa hanno in comune?
Praticamente partono dalla stessa idea che delle persone sono prese e fatte partecipare a un gioco dove vengono massacrate per il divertimento di altri; per lo più tali partecipanti sono individui comuni che devono divertire gente ricca e al potere che fanno scommesse su chi riuscirà a sopravvivere e vincere. Il livello di violenza è molto elevata.
uno degli elementi più conosciuti di Squid GameQuesti appaiono gli unici elementi che li accumunano, dato che le origini sono differenti. Battle Royale e Hunger Games nascono come libri e poi sono divenuti film, mentre Squid Game che era nato per essere un film è divenuto poi una serie tv perché quando venne proposto non trovò nessun produttore a causa della violenza della trama. Battle Royale e Hunger Game (almeno nel primo capitolo della storia scritta da Suzanne Collins) vedono come protagonisti degli adolescenti, mentre in Squid Game partecipano degli adulti. Sia in Battle Royale sia in Hunger Game vige un regime totalitario che costringe i ragazzi a partecipare al cruento gioco dove solo uno può vincere, mentre in Squid Game le persone sono libere di partecipare al gioco. In Battle Royale e Hunger Games i partecipanti si eliminano tra loro, mentre in Squid Game non è sempre così e spesso è il gioco a eliminare i giocatori.
Anche le origini sono diverse. Gli Hunger Games sono nati a seguito di una rivolta dei vari distretti di Panem contro il regime totalitario che ha sede a Capitol City, una punizione per ricordare sempre che non ci si deve ribellare al potere. In Battle Royale, la Repubblica della Grande Asia Orientale (versione totalitaria del Giappone) usa il gioco per spezzare lo spirito dei cittadini e così non spingerli a ribellarsi. In Squid Game le persone che partecipano al gioco sono perlopiù povere o indebitate e cercano di vincere per cambiare la loro vita.
Se però si va oltre le differenze, si vede che tutti e tre i lavori sono opere di denuncia. Battle Royale fu creato da Khousun Takami per denunciare il sistema scolastico giapponese, che spinge troppo alla competizione gli studenti. Hunger Game denuncia una società che spettacolarizza tutto, anche la morte. Squid Game denuncia le disparità socio-economiche, mostrando le crudeltà che possono essere commesse in nome dei soldi e dal sistema economico.
Non solo: le tre opere mettono i risalto anche altre cose, facendo in primis fare un ragionamento sulla fiducia. Senza la fiducia nei propri simili non ci può essere comunità e non ci si può opporre ai sistemi che soggiogano: se la gente pensa di non potersi fidare di nessuno, allora i sistemi hanno ottenuto una vittoria schiacciante, a cui nessuno mai si opporrà. Se non c’è la fiducia, resta spazio solo per rassegnazione, opportunismo ed egoismo. Tutte cose che non vanno a far altro che rafforzare i sistemi e mantenere ferrea la presa sulle persone, che non vedono possibilità di cambiare le cose, restando ferme a subire, anche se trovano tutto ingiusto, convinte che nessuna ribellione possa andare a buon fine, che non ci possa essere nessun cambiamento.
Elementi interessanti, che giustificano il successo avuto dai tre lavori, ma c’è dell’altro che spiega perché hanno avuto tanto seguito: consciamente o inconsciamente, le persone sono affascinate, alle volte in maniera morbosa, dal vedere le sofferenze altrui. C’è qualcosa nel dolore, nella morte degli che attira le persone a guardare eventi tragici che coinvolgono i propri simili. Non si tratta di una cosa recente, nata con i media, che magari si è rafforzata e ha avuto maggiore diffusione con essi, ma che esiste da prima del loro avvento. Se ci si pensa, quando capita qualcosa di brutto, ci sono sempre gruppi di persone che si assembrano per assistere a eventi tragici, quali incidenti d’auto, incendi o, se si guarda alla storia, alle esecuzioni pubbliche con vere e proprie folle ai piedi dei patiboli.
L’argomento è complesso e sarebbe lungo approfondire le ragioni di tale fascinazione, tuttavia non si può fare a meno di notare che opere del genere attirano tanto anche per questo.

2 comments to Squid Game, Hunger Games e Battle Royale: punti in comune

  • L’evento spettacolare e violento è sempre un catalizzatore di attenzione. Così negli spettacoli come nella vita vera (quando guardiamo il video di un incidente aereo o stradale, di un attentato ecc…). Quindi sì, la gente vede gli altri soffrire mentre se ne sta al sicuro, questo elemento è però abbastanza comune negli spettacoli (più o meno in tutto l’horror lo spettatore è terrorizzato da quello che succede ma “alla fine è solo un film…”).
    Io personalmente, al di là della spettacolarizzazione, ho provato compassione per chi cadeva.
    Nelle tre produzioni (Hunger Games, Battle Royale, Squid Game) la gente partecipa (volontariamente o meno) a una competizione di violenza spettacolarizzata. In tutte e tre le storie (nonostante le differenze) l’elemento comune più forte per me è quello sociale/distopico.

    Un punto di forza di Squid Game è che i giocatori sono in qualche modo “affratellati” dalla sorte anche quando si devono battere fra loro. Non ci sono le squadre che si fronteggiano, ognuno è per sé e se si formano gruppi durano solo per un gioco.
    In Battle Royale i ragazzi sono costretti a combattere in un mondo distopico; in Hunger Games più o meno è lo stesso ma ci sono quelli degli stati ricchi che vanno nelle squadre più forti, e si divertono ad ammazzare i poveri (nel film però gli va male…).
    In Squid Game i giocatori sono tutti poveracci e devono giocare, e ammazzarsi, perché gli organizzatori, così come le regole del mondo dei ricchi, li fanno combattere fra loro (metafora della realtà).

    • Ci sono persone come te che vanno oltre la spettacolarizzazione e si soffermano a riflettere (a me Battle Royale colpì molto per la questione fiducia verso l’altro), ma ci sono tanti che si soffermano solo alla superficie e si fanno colpire solo da come si muore o dalla perdita del personaggio cui ci si era affezionato. Un peccato, perché si perdono dei messaggi importanti.

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