È di questi giorni la proposta fatta dal Viminale di far fare lavori socialmente utili e degli stage in azienda ai rifugiati; si sta valutando infatti a chi chiede rifugio di dare in cambio la propria manodopera.
Qualcuno potrà vedere una cosa giusta in tutto ciò, un dare e un avere, dato che in molti criticano i rifugiati e il loro “farsi mantenere” e “mangiare sulle spalle degli italiani”.
Tuttavia non si sta prendendo in considerazione una cosa, sottovalutando gli eventuali sviluppi del passare di questa proposta, proprio come è successo con i famosi voucher, nati inizialmente per pagare alcuni lavori stagionali in campagna (come la raccolta frutta) e poi diffusisi in maniera spaventosa, venendo utilizzati per sostituire altre forme di contratto e di pagamento. Un utilizzo spesso indebito per far sì che chi pagava potesse risparmiare.
Se la proposta passasse, ci si ritroverebbe con persone che lavorano gratuitamente, permettendo un risparmio notevole in fatto di denaro. Risparmio non solo per la collettività nel caso dei lavori socialmente utili, ma anche per gli imprenditori. Sì, perché il passo del far lavorare i rifugiati in ditte private a costo zero sarebbe breve; si avvererebbe così il sogno degli imprenditori di avere manodopera senza spendere un centesimo. Non solo questo sarebbe uno sfruttamento bello e buono e una forma di schiavitù celata sotto sembianze di buonismo, ma sarebbe anche rischioso per i lavoratori dipendenti pagati regolarmente, che rischierebbero di essere sostituiti da queste persone, andando così ad aumentare il numero d’individui che hanno perso il posto di lavoro e fanno fatica a trovarne un altro. Ci si troverebbe alle solite: pochi che si arricchiscono sempre di più sulle spalle degli altri, e tanti che diventano sempre più poveri.
È tutto un divenire e potrà quanto espresso sopra sembrare un voler pensare male, ma purtroppo ormai si hanno avute troppe dimostrazioni di cose fatte per favorire i soliti pochi. Non deve sorprendere tutto ciò: siamo nell’Era dell’Economia e tutto ciò che s’inchina al denaro e ai ricchi è vista come cosa buona e giusta.
Luigi Pintor, in un memorabile editoriale di diversi anni fa, scriveva che essere immigrati in Italia era peggio che avere il cancro… Mai però come oggi il giudizio di Pintor è apparso così vero e reale e, contemporaneamente, a tratti, quasi un po’ naif. Mai egli avrebbe immaginato, infatti, che sui cancelli dei centri di accoglienza, sparsi in tutta Italia, un giorno avrebbe campeggiato la scritta “Il lavoro gratuito vi darà asilo”.
Questo è quanto si legge nell’articolo de Il Fatto Quotidiano sulla proposta del Viminale. La frase Il lavoro gratuito vi darà asilo colpisce con forza perché è molto simile una frase purtroppo molto famosa, Il lavoro rende liberi, o come è conosciuta nella lingua originale che l’ha coniata, Arbeit macht frei.
Qualcuno potrà obiettare che è esagerato e inappropriato paragonare la proposta italiana a quanto fatto dal nazismo, ma si è davvero sicuri che non si sta percorrendo lo stesso percorso? Allora era in nome di un ideale malato, ora in nome dei soldi, ma la dignità umana viene sempre calpestata ugualmente.
Dopo varie forme di (ri)avvicinamento alla schiavitù (lavori sottopagati, lavori gratis in cambio di “visibilità”, lavori stagionali durissimi e mal pagati, pagamento con voucher anche per attività di fatto continuative ecc.), dai che ci stiamo proprio arrivando ufficialmente a formalizzare la schiavitù in piena regola, facendola passare anche per una cosa buona (il buon Orwell ci aveva visto giustissimo sulle capacità di edulcorare tutto linguisticamente). Davvero come si può avanzare si può anche retrocedere, tra i corsi e ricorsi della Storia.
Orwell ci aveva davvero visto giusto.
Potrebbe avere un senso far fare qualcosa a questa gente… ma cosa? E comunque oggi la cosa peggiore che avere il cancro ce l’ha chi non è ricco (che sia rifugiato o italiano…).
Qualcosa va fatto, ma non quello che si sta proponendo di fare.
Come dici tu, o sei ricco oppure sei nella melma.