Nonostante la non troppo convincente prima stagione di Record of Ragnarok (la visione di alcune puntate relative il secondo e terzo incontro, tra Zeus e Adamo e tra Poseidone e Sasaki Kojirō, non mi hanno entusiasmato), ho deciso di vedere la seconda. O meglio, ho voluto vedere lo scontro tra Eracle e Jack lo Squartatore, dato che le premesse erano interessanti, visti i contrasti che si andavano a creare. Per gli dei c’è Eracle, antico eroe e semidio greco conosciuto e amato da tutte le parti per il suo valore e le sue imprese; per gli umani c’è Jack lo Squartatore, una tra le figure più oscure e misteriose della storia umana.
Cominciamo subito dalle cose che non vanno.
Innanzitutto continuano a esserci gli spiegoni, che occupano troppo spazio per mostrare la storia dei personaggi, andando a interrompere lo scontro in maniera inopportuna.
Poi i tifosi, davvero fastidiosi, oltre che inutili.
Infine, la rivisitazione della figura di Eracle, che può fare storcere il naso ai puristi della mitologia: il suo vero nome è Alcide ed è un ragazzino mingherlino che le prende da tutti, ma che ha un forte senso di giustizia. La sua determinazione lo porta a divenire più forte e a mettersi sempre dalla parte del giusto e del più debole: è lui l’unico che si oppone ad Ares e alle sue armate quando gli dei decidono di punire gli uomini colpendo la città di Tebe. Lo scontro è senza storia, ma Alcide, ricordandosi di un racconto sentito da piccolo, beve l’ambrosia, il sangue di Zeus, e ne acquisisce la forza, sbaragliando le armate divine e tenendo testa al dio della guerra; Zeus interviene fermando la battaglia tra i due (una scazzottata) e propone ad Alcide di salire all’Olimpo e divenire il dio della giustizia. L’uomo accetta, a condizione che gli uomini vengano risparmiati. Zeus acconsente e così Alcide diventa una divinità, prendendo il nome di Eracle in onore di Era. Questa rivisitazione, per far vedere quanto era buono Eracle e quanto amasse gli uomini, è una forzatura, perché Eracle è sempre stato figlio di Zeus ed è sempre stato molto forte; senza contare che da sempre è stato odiato da Era perché non faceva che ricordargli i tradimenti che il marito Zeus perpetrava nei suoi riguardi.
Passiamo alle note positive.
La grafica e i disegni sono molto migliorati.
La figura di Jack lo Squartatore, di cui si sa davvero poco, ha avuto un approccio abbastanza convincente. Jack è il figlio di una prostituta, il primo dopo che lei aveva abortito per cinque volte, e vive con lei in un bordello; la madre è l’unica a trattarlo con riguardo, dato che tutti lo maltrattano, e lei e il suo amore sono le uniche ragioni che rendono la vita sopportabile. Jack ha una particolarità: è in grado di vedere il colore delle emozioni umane. Tuttavia, questa capacità non gli permette di capire che quello che crede amore della madre nei suoi riguardi è in realtà l’amore che lei prova per il cliente di cui lui è padre, e che sta aspettando che torni a prenderla per mantenere la promessa fatta tanti anni prima; Jack insomma non è altro che un mezzo per ottenere ciò che vuole. Quando lei scopre che l’uomo, ora divenuto un famoso sceneggiatore, si è sposato, mostra la sua vera natura, causando un forte shock in Jack, al punto che lui la uccide; subito dopo Jack va ad ammazzare il padre biologico, dando il via così alla sua leggenda di serial killer.
E per finire c’è lo scontro, che non è il solito confronto di forza contro forza, ma d’intelligenza e astuzia contro potere smisurato. Provare simpatia per Jack è impossibile, un assassino che ha usato la violenza per legare a sé una valchiria, ma non si può negare la sua intelligenza nell’elaborare la tecnica per affrontare l’avversario. Innanzitutto ha preparato il terreno di scontro, chiedendo che l’arena fosse una riproduzione di Londra, ambiente che conosce molto bene, e ha sfruttato la sicurezza di Eracle nel confidare troppo nella propria forza. Poi ha fatto del sotterfugio e dell’inganno la sua arma migliore, ingannando l’avversario e tutti gli dei su quale fosse la sua arma divina: prima fa credere che fosse il gigantesco paio di forbici che impugnava, poi che fosse la borsa che portava al fianco, in grado di creare gli oggetti che desiderava, quando invece erano i guanti che indossava, capaci di rendere qualsiasi cosa toccasse un’arma divina (l’intera Londra lo diventa), persino il suo sangue. Queste sue abilità lo portano incredibilmente alla vittoria, permettendo all’umanità di arrivare al pareggio.
La bellezza dello scontro non è però la parte migliore, perché alla fine c’è da fare i conti con la realtà: benché la vittoria sia stata indispensabile per gli uomini, loro non la volevano per il gran disprezzo che provavano per l’assassino. Nessuno ha fatto il tifo per Jack, nonostante combattesse per salvare l’umanità (anche se le sue ragioni non erano così elevate: voleva vedere il colore delle emozioni di un dio che muore): viene fischiato e odiato da tutti perché tutti volevano che Eracle vincesse. L’unica che prova un po’ di empatia per lui è una prostituta che lavorava con la madre e che ha visto in che condizioni era vissuto da piccolo. E l’unico che ha provato amore per lui è stato proprio il suo avversario, che anche in punto di morte ha mostrato il suo incrollabile amore per l’umanità intera e quindi pure per lui; in fondo, tutto quello che Jack aveva voluto era di essere amato.
Il quarto scontro di Record of Ragnarok fa salire di un gradino la serie, dando non solo un combattimento che non è fatto di due forzuti che si menano e basta, ma regalando anche un certo livello d’introspezione (purtroppo, le puntate dopo di esso non hanno fatto sì che ci fosse lo stesso interesse per proseguire nella visione).
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