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Nel precedente post parlavo di come si è perso il senso della misura, e in un certo qual modo si può dire lo stesso per Qiddiya City, dove ci sarà il primo quartiere al mondo dedicato interamente ai videogiochi. Tuttavia, è ingiusto fare un paragone tra questo quartiere e Comedian: perché se è una boiata pazzesca pagare più di sei milioni di dollari per una banana (e alla fine dei conti non si ha nessun tornaconto), con Qiddiya City si parla di ingenti investimenti che però sono volti a creare introiti ancora maggiori, perché quanto legato al mondo dei videogiochi è un business enorme, molto più grande di mercati come quello dei libri o del cinema. Quindi c’è un senso nell’aver voluto creare un quartiere totalmente dedicato ai videogiochi. E non si può negare che tutto questo non sia affascinante: anche se i tempi in cui videogiocavo sono finiti da un pezzo, se succedesse (cosa alquanto improbabile) di ritrovarmi in quel luogo, mi perderei nel guardare e visitare tutti gli intrattenimenti realizzati, perché si deve ammettere che quello che è stato creato è qualcosa di meraviglioso.
Oltre che meraviglioso, ha pure un senso la sua realizzazione, visto che sarà sede di eventi dedicati al gaming e soprattutto agli Esports, tornei di grande risonanza che attirano migliaia di giocatori e soprattutto tantissimi sponsor con i loro forti investimenti. Turismo, pubblicità: quanto fatto a Qiddya City, renderà moltissimo in fatto di guadagni e per questo si è investito così tanto.
Tuttavia, non si può evitare di fare una riflessione: è logico che s’investa pensando al guadagno. Ed è altrettanto logico che si guardi dove si possa guadagnare di più. Però fa pensare come si pensi più al superfluo che al necessarrio. Sia chiaro non si sta puntando il dito a chi crea tutto questo: la cosa dipende anche molto dalle persone, visto quanto giocano, quanto spendono in tutto ciò che è legato ai videogiochi. Imprese e imprenditori investono poi di conseguenza in base alla domanda. E con i videogiochi di domanda ce n’è in abbondanza.
Però è stridente vedere quanti miliardi vengono investiti per i videogiochi e quanto poco in confronto viene investito per la ricerca, per non parlare dei tagli che vengono fatti alla sanità (chissà perché viene in mente l’Italia); si fa molto meno per contrastare la povertà, le differenze sociali, gli interventi da effettuare in zone colpite da calamità naturali. Va bene svagarsi e divertirsi, ma queste cose dovrebbero venire dopo che si è pensato alle priorità; avrà anche un senso dare dei servizi a centinaia di migliaia di persone appassionate di videogiochi, ma si hanno decine di milioni di poveri (non si è voluto esagerare, ma sarebbe meglio parlare di centinaia di milioni) che hanno bisogno di beni essenziali come cibo, medicine, posti dove dormire.
Differenze sociali ce ne sono sempre state al mondo, c’è sempre stato chi poteva permettersi di tutto e chi non aveva niente. Tuttavia, l’umanità dovrebbe essere evoluta e aver capito che certe cose non andavano bene, che se l’uomo si considera essere superiore ed evoluto dovrebbe aver superato e risolto certe situazioni. Invece si è sempre a parlare di condizioni vecchie come il mondo, a dimostrazione che certe misure non sono state ancora colmate e forse non si vuole colmarle.
Ci sono molti progetti sauditi che forse non vedremo mai… compresa la città nel deserto lunga decine di chilometri.
Progetti di un governo arcaico e autocratico che deve fingere di essere avanzato, di un paese che non avrà per sempre i benefici del petrolio. Io mi chiedo: in un mondo dove la connessione è così importante, perché uno dovrebbe andare in un posto particolare per i videogiochi? E noto inoltre, dall’immagine, che questa sembra più una specie di Disneyland…
Gli Esport sono un po’ come le Olimpiadi o i Mondiali di calcio: hanno bisogno di una sede quando si svolgono. Il motivo è quello ben conosciuto: circolano tanti soldi. Il problema è che dietro le luci luccicanti si nascondono tante ombre.