Ho parlato di Planescape: Torment recensendo Dungeons & Dragons – L’onore dei ladri, asserendo che sarebbe stato più che adatto per la realizzazione di un film perché si è dinanzi a una gran bella storia.
Innanzitutto, parliamo dell’ambientazione. Planescape si differenzia dal più conosciuto mondo di Faerun perché mentre il secondo è la classica ambientazione composta da elfi, nani, gnomi, orchi, goblin, draghi, oggetti incantatti, magie (insomma, si pensi al genere sword and sorcery), il primo presenta un sistema più complesso. Innanzitutto, si può dire che Planescape sia un punto di raccordo con le altre ambientazioni di Dungeons & Dragons, collegandole attraverso portali magici; ciò rende molto interessante e varia la scelta del tipo di storie che si possono raccontare, oltre alla possibilità di visitare i vari Piani presenti in esso: ci sono quelli Interni (divisi in Elementali, Para-Elementali e Quasi-Elementali), quello Etereo, quello Astrale e quelli Esterni, probabilmente i più interessanti (tra i quali si possono citare Carceri, Baator, Abisso, Elysium). Il tutto fa centro a Sigil, la città delle Porte, completamente contenuta all’interno di un toroide di cui ricopre la superficie interna, situata in cima alla Spira, un picco di altezza infinita al centro delle Terre Esterne. Non c’è un cielo, ma solo una luce diffusa che illumina tutto; il passare dei giorni è creato dall’aumentare e diminuire dell’intensità della luce. Sigil è controllata dalla misteriosa Signora del Dolore (“Lady of Pain”), che tipicamente non si occupa degli affari giornalieri, ma interviene solo quando qualcosa minaccia la stabilità di Sigil stessa. Normalmente appare come una donna fluttuante in una lunga tunica che indossa una maschera metallica circondata da lame. Le sue motivazioni sono imperscrutabili, ma chi anche accidentalmente la offende o le si oppone viene scuoiato vivo o teleportato nel suo labirinto segreto. (1) Oltre alla Signora del Dolore, ci sono quindici fazioni, ognuna delle quali ha le proprie caratteristiche, i propri fini e i propri segreti.
Con queste basi e questa ambientazione, la Black Isle nel 1999 realizzò il videogioco Planescape: Torment. Sebbene apprezzato dalla critica, il gioco non andò bene in termini di vendite (in Italia non ebbe una traduzione ufficiale, la ottenne nel 2002 con una patch gratuita realizzata dall’Italian Translation Project), ma col tempo ebbe il riconoscimento meritato, perché si era dinanzi a una storia davvero profonda e articolata. Qualcuno dinanzi alla grafica potrebbe storcere il naso facendo il confronto con quelli attuali (ma si consideri che sono passati venticinque anni dall’uscita), ma se si vogliono fare confronti, allora c’è da dire che molti dei videogiochi attuali impallidiscono a livello di trama e personaggi. Soprattutto si differenzia da molti giochi attuali e del passato perché non tutto viene risolto combattendo; certo, si può scegliere la via del combattimento, ma le ricompense e le scoperte migliori si ottengono attraverso scelte basate su riflessione e conoscenza, non per niente la scelta migliore nel creare e sviluppare il personaggio è concentrarsi su caratteristiche come intelligenza e saggezza, così da poter scoprire molti più aspetti della storia del protagonista.
Ed eccoci al protagonista, attorno cui ruotano tutti i personaggi e la trama. Nameless One (uno senza nome) si risveglia all’interno di un obitorio, senza ricordarsi assolutamente nulla: non sa niente di sé, degli altri, degli eventi che l’hanno portato dov’è. Le uniche indicazioni che lo possono aiutare sono i tatuaggi che ha sul corpo, dove ci sono delle sue memorie. Questi e Morte, un teschio volante parlante che gli gira sempre intorno e ciarla in continuazione; assieme a lui, uscito dall’obitorio, comincia il suo lungo viaggio alla ricerca della storia su se stesso, sul perché sia praticamente immortale (pochissime cose gli possono dare la morte definitiva, come un potente oggetto incantato o la Signora del Dolore) e perché le figure più tormentate siano attratte da lui. Un viaggio attraverso Sigil e i Piani, dove incontrerà tracce su suoi precedenti passaggi, personaggi che hanno già avuto a che fare con lui, ma non solo (attenzione, spoiler): avrà a che fare con sue precedenti incarnazioni, che hanno pensato e agito in maniera differente: c’è stato un tempo in cui era pazzo, un altro in cui era freddo, distaccato e calcolatore, pronto a usare e sacrificare chiunque per raggiungere i suoi scopi (insomma, un vero bastardo). E poi c’è la prima, quella che ha dato il via a tutto, quella che ha rischiato d’infrangere i Piani per poter rimediare a tutto quello che ha fatto; la più comprensiva, quella con più rimpianto (questa è la risposta che dà a una delle domande più importanti del gioco: che cosa cambia la natura di un uomo?), quella che lo porterà all’epilogo della sua lunga e tormentata storia. Un epilogo che fa avverare le parole di una persona che tanto l’ha amato e che è giunta a morire per lui, ma non solo, che ha continuato a esistere anche dopo la morte per poter essergli di aiuto: “Ecco cosa vedono i miei occhi, amore mio, liberi dalle catene del tempo: incontrerai tre nemici, ma nessuno di loro più pericoloso di te stesso al pieno della tua gloria. Sono ombre del male, del bene e della neutralità, animate e forgiate dalle leggi dei piani. Giungerai ad una prigione costruita sul pianto e sul dolore, dove perfino le ombre sono impazzite. Là ti verrà richiesto di compiere un terribile sacrificio, amore mio. Per porre fine alla cosa, dovrai distruggere ciò che ti tiene in vita e non essere più immortale. So che devi morire… Finché puoi ancora. Il cerchio deve chiudersi, amore mio…”
Giunto alla Fortezza dei Rimpianti, situata nel Piano Negativo, affronterà Trascendent One, la sua mortalità corporeizzata, nata da un rituale perpetrato da Ravel Puzzlewell, strega notturna e la più potente delle Sorelle Grigie, per ottenere l’immortalità e rimediare a tutti i peccati commessi, perché una sola vita non sarebbe bastata per redimersi; il problema con questo rituale era che ogni volta che Nameless One moriva e rinasceva, un’altra persona moriva al suo posto, divenendo un’ombra dannata. Col tempo, tutto ciò avrebbe portato alla fine della vita, mettendo fine all’esistenza sui Piani. Ridivenuto una sola cosa con la sua mortalità, Nameless dirà addio ai suoi compagni giunti con lui fino a quel punto, scontando la sua pena combattendo nell’Ade nella Guerra Sanguinaria, uno scontro senza fine tra le forze del Caos e quelle della Legge (Demoni contro Diavoli), dove chissà, forse un giorno potrà, scontata la sua pena, trovare redenzione.
Per questo motivo nell’articolo precedente dicevo che con Planescape: Torment c’erano tutte le basi per fare un film basato sul mondo di D&D e di far saltar fuori qualcosa di davvero buono, perché si è dinanzi a una storia che ha lasciato un profondo segno nel mondo dei videogiochi.
1. https://it.wikipedia.org/wiki/Planescape
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