Il sognare non è mai fine a se stesso: svolge diverse funzioni, influenzate da fattori interni ed esterni. Emozioni ed esperienze vissute durante la giornata, nel passato, ansie, aspettative, timori, vengono rielaborate dalla mente durante il sonno; si può dire che il sogno sia una sorta di guardiano, sia per preservare il sonno (di cui l’uomo ha assolutamente bisogno per il proprio benessere) dal risveglio, sia per supportare la psiche da eventi che l’hanno toccata nel profondo.
Ma dato che le funzioni sono diverse, vanno analizzate una per volta, a cominciare dal sogno come esaudimento di desiderio.
Il desiderio ha valenza sia positiva, sia negativa: può essere la realizzazione di impulsi, voglie che sono state viste come negative e pertanto represse, un tendere verso quelle parti più oscure della propria indole che vogliono essere celate. Insomma mancanze, come si è visto in un altro post.
La realizzazione attraverso il sogno è una sorta d’appagamento, di un mezzo per adempiere quanto si vorrebbe ma non si ha il coraggio d’attuare. Tali contenuti (negativi) nell’analisi sono definiti catagogici; mentre quelli che spingono l’uomo a elevarsi, a mirare a ideali, sono definiti anagogici.
E’ sorprendente come i desideri abbiano un raggio d’influenza così grande da toccare molteplici aspetti dell’esistenza, dall’esteriorità all’interiorità, come possano condizionare l’individuo e la sua vita. Non per niente poeti e filosofi di tutti i tempi hanno compreso come nel sogno il desiderio è il padre del pensiero e sia rivelatore di quello che si cela nell’anima; uno specchio capace di mostrare ciò che l’io cosciente non è in grado d’accettare. Mezzo rivelatore di speranze mai pronunciate (o a cui si è rinunciato), di frustrazioni e ossessioni.
Anche mentre stavano camminando, Ariarn non smise di pensare all’incontro avuto nel sogno.
Era nei pressi della piazza, camminando tra aiuole di fiori gialli, rossi e indaco, all’ombra delle fronde degli alberi; la gente attorno a lui discorreva tranquillamente, seduta nelle panche a bearsi della serenità del luogo.
Un riflesso dorato aveva attirato la sua attenzione. Avviandosi lungo lo spiazzo, non riusciva a smettere di seguire la fluente chioma castana che sgusciava tra la folla. Vedeva sempre di più della figura sfuggente mentre s’avvicinava: capelli morbidi che si riversavano sulla pelle scoperta delle spalle come una cascata di miele, accarezzandola dolcemente, sospinti all’indietro da una leggera brezza. Una tunica bianca, ornata da una cintura marrone ai fianchi, aderiva su un corpo aggraziato, seguendo i movimenti sinuosi.
Ariarn sentì un tuffo al cuore quando si voltò verso di lui e vide un viso delicato attraversato da una ciocca di capelli spostata dal vento. Con un gesto della mano, la donna se lo scostò dal viso e sorrise.
Un sorriso che non avrebbe scordato, capace di scaldarlo come mai era successo.
Con il fiato corto, la vide dirigersi verso di lui e prendergli la mano quando gli fu vicino, reclinando leggermente il capo e mostrando la morbida linea del collo.
«Vieni.» Gli disse con brio, ridendo divertita alla sua sorpresa. Lo tirò gentilmente presso di sé.
Ariarn non oppose resistenza, perso nel guardare il sorriso velato dai capelli che si spostavano sul volto e le rapide occhiate degli occhi grigio-verdi.
Presto gli edifici, la gente, il magnifico tempio furono alle spalle. Non s’inoltrarono nella foresta, come aveva raccontato Lerida, né francamente ricordava con precisione il paesaggio: aveva il sentore di colline e fiumi che scorrevano accanto, ma la sua attenzione era puntata sulla figura che lo stava guidando.
Il passo rallentò e si trovò a camminare al suo fianco, la mano sempre stretta in quella di lei. I capelli celavano sempre in parte il suo volto, il capo leggermente inclinato a guardare il terreno, ma che non le labbra abbozzanti al sorriso, come se fossero sempre pronte a farlo sbocciare.
Sentiva la fragranza della sua pelle, il profumo di fiori ed erba che emanavano i suoi capelli, come se per tutta la vita non avesse vissuto che all’aria aperta.
Non si ricordò per quanto avessero camminato: avrebbero potuto continuare all’infinito.
A un certo punto la luce cominciò ad avvolgerli, a sostituirsi al paesaggio, fino a essere immersi in un calore benevolo e confortante.
La donna gli si mise davanti prendendogli entrambe le mani, fissando gli occhi nei suoi.
«Riposa ora, combattente.» Gli disse con voce squillante e suadente in un dolce sussurro.
«Molte sono le battaglie che hai combattuto e altre ti stanno attendendo. Lascia le preoccupazioni e dai riposo al corpo e allo spirito. Persino i più resistenti e temprati possono spezzarsi se non si concedono una pausa.» Con una mano gli accarezzò la faccia incorniciata dalla barba. «Molte sono le ferite della tua anima e così pesante il fardello che porti senza condividerlo con nessuno, sacrificandoti per gli altri senza chiedere nulla in cambio.» Una vena di tristezza e malinconia comparve nel suo sguardo.
«Non esiste buona azione, generosità che non sia ricompensata. Devi solo aspettare ancora un poco: l’amore vero non cresce ovunque.»
Ariarn fece per parlare, ma non ci riuscì, la mano delicata di lei posatisi sulla sua bocca. «Abbi fiducia. Come dici tu, senti che questa è la verità e s’avvererà. E’ una promessa.»
La luce si fece più intensa, avvolgendola completamente e celandola alla vista. «Ricordati di me: mi rincontrerai e allora sarò con te.»
Si era risvegliato sereno, rigenerato, come se molti pesi gli fossero stati tolti. Il sogno gli aveva lasciato una piacevole sensazione di benessere, sicuro però che con il nuovo giorno sarebbe svanita.
La scoperta del sogno collettivo lo aveva però indotto a ricredersi, convinto che fosse molto di più di quel che gli era apparso al risveglio. Di qualsiasi cosa si trattasse, era sorpreso di come fosse riuscito a raggiungere un angolo così segreto della sua anima, mettendolo a nudo.
Dopo le esperienze avute con l’ingresso nei Guardiani, era arrivato alla conclusione che avere l’amore di una compagna gli fosse precluso; la possibilità di perdere la persona amata a causa della strada intrapresa l’aveva fatto riflettere a lungo, ma non era stato l’unico elemento ad averlo fatto giungere a quella convinzione. Era diverso dagli altri, era andato lontano in una maniera che non poteva essere raggiunta, compresa e condivisa da nessuno, costringendolo a un’esistenza destinata a non essere amata.
Il sogno gli aveva dato una visione di speranza e con l’immagine di un sorriso nel cuore avrebbe atteso, perché sentiva che un giorno le cose sarebbero cambiate.
Ma non ancora.
Non ancora.
Io sogno tornadi (ultimamente accomapgnati da cadute di aerei e tanta acqua) ed è chiaro che questo altro non è che la rivelazione della paura di perdere tutto ancora una volta.
Ok.
Com’è che invece il mio cliente ha sognato suo padre defunto e ha vinto 250 mila euro? Posso scambiare i miei sogni con i suoi?
Mortacci…
Sulla caduta degli aerei sembra essere il bisogno d’evasione, di andare lontani da situazioni che vanno strette, a cui però si è costretti ritornare dopo qualche momento di stacco.
L’acqua ha tanti significati, tra i più conosciuti quello di simbolo di vita (la vita viene dagli oceani) e spiritualità. Forse nel tuo sogno è la ricerca, il bisogno di elevarti, avere qualcosa di più da ciò che ha da offrire un’esistenza come quella che propone la società attuale.
Sul perché a certuni capitano certe cose, non guardare me: la fortuna non passa dalle mie parti 😛
Senti ma io ti assumo come interpretatore ufficiale die miei sogni 🙂
Perché no 😉