Ci sono sogni che svolgono la funzione d’ammonimento, mettono in guardia l’individuo sul non essere pronto per una certa prova o su certi comportamenti che possono danneggiare i rapporti con gli altri. I moniti onirici possono anche essere avvisaglia di stati fisiologici che minano la salute del sognatore di cui non è ancora consapevole.
Possono essere angoscianti, terrificanti, causa d’ansia e apura, ma sono proprio queste emozioni a spingere il sognatore a porre maggiore attenzione a certi aspetti della propria esistenza trascurati, che si vogliono ignorare o di cui non ce ne si rende conto.
Ridiscesa la scalinata del santuario, si lasciarono alle spalle i resti del complesso, percorrendo la vasta distesa verde che si estendeva oltre le ultime pietre della civiltà passata. Piccoli ruscelli di acqua chiara gorgheggiarono al loro fianco, lanciando scintillanti riflessi di luce. Le colline e le basse montagne si fecero più vicine.
L’immagine riportò i pensieri di Reinor alle ore del sonno.
Come gli altri aveva visto rivivere il luogo in cui erano accampati. La sete di conoscenza non lo aveva abbandonato neanche in sogno e non aveva potuto fare a meno di entrare nella grande biblioteca. File di librerie dagli scaffali stipati di tomi affiancavano tavoli con sedie dagli alti schienali: un mare di conoscenza che non aspettava altro d’essere sfogliato e studiato. Il suo sguardo aveva spaziato da una scansia all’altra, scorrendo i titoli d’ogni volume: in quel luogo erano custoditi libri considerati fondamentali e rarissimi negli atenei, ritenuti perduti nel trascorrere delle ere.
Stava per scegliere il primo volume quando con la coda dell’occhio aveva percepito un movimento sulla sinistra. Si era voltato riuscendo a scorgere il lembo di un mantello che spariva dietro l’angolo di un pilastro. Dimentico di quello che stava facendo, si mosse per scoprire la causa del movimento.
Era cominciato una sorta d’inseguimento, dove riusciva solamente a cogliere di sfuggita l’inseguito, senza mai raggiungerlo. Spinto dalla necessità di raggiungerlo si ritrovò alla luce del sole, seguendolo in mezzo alla folla. Immerso nel candore degli edifici e nei colori rilassanti della natura, il nero in cui era ammantata la figura solitaria appariva in stridente contrasto.
Era riuscito a farsi più vicino allungando il passo o forse fu l’altro a permetterlo, accorciando il proprio. L’ampio mantello avvolgeva completamente la figura, nascondendo ogni fattezza, sfiorando la superficie del terreno; non si scorgevano nemmeno i piedi, dando l’impressione che fluttuasse.
Lontani dalla folla e dal grande tempio camminarono senza una meta in un mondo bianco che sfumava in un tenue grigio. Un mondo fatto di neve e di nebbia. In un paio d’occasioni gli parve che stessero attraversando un valico montano con cime invisibili.
«Questo è il cammino che ti sei scelto.»
Aveva supposto che la voce provenisse dalla figura, ma l’essere non si girò e continuò a camminare come prima; aveva la sensazione che il sussurro fosse intorno a lui, senza venire da un punto preciso.
«Una strada solitaria, lontana dagli altri, fatta di tristezza e rinunce, che pochi possono precorrere e solo i grandi riescono a giungere alla fine. Questa è stata la tua vita finora, il mezzo che hai usato per crescere e arrivare a essere quel che sei: un sacrificio che ti porterà a raggiungere il tuo obiettivo.» La voce parlava calma, rilassante. «Non fallirai nel momento della prova: supererai il giorno per cui ritieni essere nato.» Disse confortante la voce. «Ma non è necessario che intristisca la tua vita rinunciando a viverla per gli altri: questo non ti sarà di maggior aiuto nel raggiungimento del tuo scopo. C’è forza anche nelle piccole cose d’ogni giorno: la felicità non ostacola la crescita, dà più energia per proteggere ciò che è prezioso. Ricorda: quello che hai scelto fa parte della tua vita, ma non può essere tutta la tua vita. Cosa accadrà quando avrai raggiunto il tuo obiettivo? Che valore avrà l’esistenza, privata dell’unico scopo che hai scelto? Cogli quanto di buono e bello c’è in ogni istante o a essere proiettato verso il futuro ti ritroverai a non avere vissuto.» L’essere s’inoltrò nella foschia. «La vita è fatta anche di luce, non di solo nebbia e ombra.» Il sussurro si fece più lieve. «Il giorno che tanto aspetti arriverà e non fallirai: questa è la promessa per il tuo sacrificio e sarà mantenuta. Vivi e cerca di essere felice, se lo vuoi; anche a te la felicità può appartenere.»
Prima che svanisse nella nebbia gli era parso che si voltasse a guardarlo e di riuscire a scorgere un volto sotto il cappuccio.
«Non fallirai.» Udì un’ultima volta.
I sogni potevano avere molti significati: erano manifestazioni delle inquietudini personali, parti sconosciute dell’inconscio, rimembranze di eventi passati. Secondo alcuni studi erano l’avviso di futuri eventi che si stavano avvicinando, una sorta di veggenza. Una teoria aleatoria, da molti ritenuta inaffidabile, da trattare con cautela. Il futuro era sempre in movimento, instabile, intento a rimodellarsi come le nuvole.
Non era un estimatore di quegli studi, anche se non escludeva nulla a priori. Il futuro era forgiato con le proprie azioni: in questo credeva. Perciò aveva intrapreso con tanta determinazione il cammino di Usufruitore: nulla doveva più intromettersi nella sua vita e cambiargliela.
Le parole del sogno lo fecero riflettere: erano un conforto, ma gli avevano instillato il dubbio sulla giustezza dei mezzi usati. Esisteva un’altra strada che lo conducesse alla meta senza essere solo, senza privazioni, senza far sì che la sua vita fosse occupata da una sola ragione?
La felicità poteva essere sua, se lo voleva, aveva detto la voce; forse doveva modificare l’atteggiamento per attuare lo scopo ricercato. Ma l’importante era sentire reale la possibilità di riuscire nel suo scopo.
Leave a Reply