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Frammenti di mondo 4

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Certi luoghi acquistano rinomanza per via dei fatti di cui sono stati palcoscenico: grandi gesta, atti d’eroismo o d’efferata crudeltà e violenza.
Percorrere quello che è stato un campo di battaglia può far tremare il cuore, scosso dallo spasmo del coraggio di guerrieri che si sono scontrati tra colpi e schizzi di sangue. Entrando in una casa dove c’è stato un omicidio o un suicidio si può avvertire un senso di disagio, d’ansia, la spinta ad allontanarsi dal posto dove la morte è stata protagonista.
Con il passare del tempo le storie che li riguardano perdono nitidezza, i contorni si fanno più indefiniti e sbiaditi: le vicende narrate diventano racconti, i racconti leggende.
E’ l’immaginazione umana che rende certi luoghi pregni di un’atmosfera capace di sopravvivere per generazioni, caricandola di un’aura che sa di soprannaturale. Una proiezione dell’interiorità che non si riesce a comprendere.
Ma può succedere che a forza di crederci i luoghi si trasformano per davvero, divenendo quello che la gente vuole; paesaggi da sogno, luoghi di pace, ma anche zone da incubo, dove sembra che ci siano entità pronte a braccare e strangolare.
L’uomo è capace di ciò perché è un Creatore, ma spesso è inconsapevole di questa sua natura e gli riesce più facile demandare questa responsabilità ad altri, il più delle volte entità superiori, Dei, che forgiano il mondo.

Il Bosco delle Paludi.
Ripide pareti di canyon racchiudevano paludi mortifere. Acque stagnanti lambivano radici d’alberi contorti. Colline impervie fitte di vegetazione. Montagne statuarie dalla dura scorza rocciosa.
Una costante foschia ammantava tutto, un alone di morte che sembrava prosciugare la vita con il suo semplice soffio.
Una costante foschia ammantava tutto, rendendo ancora più angosciante il suo paesaggio, un alone mortifero che sembrava prosciugare la vita con il suo semplice soffio.
Il clima soffocante e malattie causate da venefici insetti, erano i nemici meno visibili dell’aspro territorio, ma non per questo meno temibili delle bestie cresciute al suo interno: temprate dal duro habitat, cresciute costantemente a fianco della morte, avevano acquisito una forza e un’astuzia superiore ai normali animali selvaggi.
Molti racconti folcloristici narravano di creature leggendarie che dimoravano in quelle terre dalla notte dei tempi, la loro vita prolungata per molte esistenze umane: esseri che parevano usciti dai miti più antichi, creature delle favole più oscure dove i personaggi che li incontravano non andavano incontro a una lieta fine. Mostri volanti, creature delle paludi, bestie tutte artigli e denti, serpenti capaci di sradicare alberi: vi era tutto il corollario del folclore umano a raccontare i misteri e i pericoli del Bosco delle Paludi.
Tante erano le storie e le leggende di quel luogo, dagli spargimenti di sangue più cruenti alle imprese eroiche più disperate, ma ve n’era una che più di tutte era raccontata, quella che meglio rappresentava quella terra; non esisteva uomo che, conoscendo il Bosco delle Paludi, non sapesse tale racconto.
Si narrava che negli eoni passati, quando il mondo era ancora giovane e nuovo, chi lo aveva creato, alla fine dell’ingente lavoro, si era ritrovato a contemplare l’opera, ammirandola in tutte le sue sfumature. Ci mise molto tempo per rimirarla nella sua interezza, ma che cos’era il tempo per chi era nell’eternità?
Quando la sua mente decise che occorreva dare un tocco in più al mondo, si ritirò per meditare, ma mentre si allontanava la sua attenzione fu colta da alcune briciole: inginocchiatosi le sollevò per vedere di cosa si trattava. Sparsi nel palmo della sua mano vi erano boschi, paludi, canyon, colline, montagne: tutti rimasugli di quanto era stato creato. Con la mente indirizzata altrove, non sapendo cosa farsene di quegli scarti, li appallottolò insieme e se li buttò alle spalle, non curandosi di dove andassero a finire e dimenticandosi subito dell’accaduto.
Il pallino di materiale primordiale volò per l’universo e andò a depositarsi nel mondo, formando il Bosco delle Paludi. Alcune versioni suggerivano che a seguito di questa mancanza, la caoticità era entrata in un mondo fatto di perfezione ed equilibrio, dove tutto sarebbe scorso fluido e incorrotto fino alla fine dei giorni. Filosofi e teologi sbuffavano quando sentivano proferire queste parole, ma la maggior parte della gente preferiva ascoltare questa favola piuttosto delle lunghe prose su cui disquisivano i saggi.

3 comments to Frammenti di mondo 4

  • Eccomi di ritorno dalle ferie!
    Molto evocativo questo pezzo, l’atmosfera è palpabile. Tutto sommato, non è nemmeno troppo lungo per una lettrice/peccatrice come me 🙂

    • Bentornata 🙂 Le ferie sono sempre cosa gradita!
      Grazie, ci sono diversi modi per fare una descrizione, ma comunque c’è stata un’evoluzione nella fase di scrittura: i pezzi postati sul sito sono in ordine diciamo cronologico, e dato che il romanzo si è sviluppato nell’arco di cinque anni, si nota la differenza di stile con i primi brani.

  • samNo Gravatar

    Spunto veramente interessante…

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