
Un novembre di nebbia e pioggia è stato il mese che ormai si sta concludendo. Un mese grigio, capace di ammantare le atmosfere con tocchi di malinconia, d’indefinito, come se non dovesse avere fine.
So never mind the darkness we still can find a way
‘Cause nothin’ lasts forever even cold November rain
Ma come cantavano i Gun’s, niente dura per sempre e come le stagioni, così l’umore. Tutto è un mutare, un lento trasformarsi, come il passaggio che può avvenire durante il periodo autunno/invernale dalla pioggia alla neve. Uno sfumare verso atmosfere sì fredde, ma più vicine al sogno.
This is a moment
Of belief
This is a moment
Made of dreams
You found me here today
On the coldest winter night
This moment is our right
Così direbbero i Kamelot in On The Coldest Winter Night, perché la neve con i suoi fiocchi che cadono dal cielo, i cristalli di ghiaccio che si formano sulle superfici, ha questo potere.
Ma la neve, come l’inverno, non è solo qualcosa da sogno, cotonoso e soffice come i fiocchi che tanto spesso la rappresentano: è feroce, predatoria alle volte.
Simile al balzo di uno squalo che esce dall’acqua.
O di un lupo che salta per azzannare.
La natura, come in ogni stagione, può essere dura, inflessibile. Ma in ogni suo aspetto mantiene sempre bellezza; magari tremenda, spietata, ma sempre affascinante.
Il Sorvegliante li condusse fuori dell’ateneo in disuso attraverso uno dei tanti passaggi; arrivato al suo termine, toccò in alcuni punti la superficie rocciosa. Ci fu un debole scatto e una porta segreta si aprì verso l’esterno.
Una stretta cengia, sferzata da folate di vento, era circondata dagli imponenti e massicci pilastri del cielo, divinità di pietra sorte a sorreggere la volta celeste: le montagne dure, insensibili e allo stesso tempo magnifiche. Una presenza che richiedeva rispetto e intimoriva, che poteva uccidere, ma che si poteva arrivare ad amare. Una bellezza fredda, tagliente, fatta di gole profonde, cime innevate, crepacci, che erigeva formidabili barriere per imporre deferenza, che non ammetteva interferenze nel suo dominio.
Eppure chi aveva vissuto in quei luoghi nei tempi passati, era riuscito a entrare in sintonia con quella natura.
Il sentiero che attraversarono era stato ricavato dal fianco della parete, seguendo la linea sinuosa e frastagliata. E non era l’unico. Per centinaia di metri, sopra e sotto di loro, le montagne erano attraversate da gallerie e sentieri. E ponti ad arco che s’innalzavano sopra balzi e gole buie: nei confronti dei titani rocciosi non erano che semplici linee sottili e fragili, che potevano essere spezzate al minimo capriccio della natura. Eppure dopo secoli continuavano a svettare salde e orgogliose, sfidando i rigori e le leggi delle montagne.
Inoltrandosi tra le vette, l’intreccio di ponti e sentieri si fece più numeroso; grandi aperture sulle pareti fecero la loro comparsa, porte di città sorte nel cuore della roccia, come spiegò il Sorvegliante.
Il sole sulle loro teste non spezzò il freddo del vento pungente, che scendeva rapace dai bianchi pendii ghiacciati, costringendoli ad avvolgersi strettamente nei pesanti mantelli .
Per tre giorni camminarono sull’orlo di baratri e passaggi dove regnava un’ombra perenne, attraversando gli archi sospesi nel vuoto, avvolti da un senso di leggerezza nel ritrovarsi sospesi a centinaia di metri dal suolo.
La sera della terza giornata i monti Areula aprirono la loro morsa: la verde pianura, con alle spalle l’imponente massiccio di Mohar Rhedonil, si stendeva sotto i loro piedi.
«Brighest.» Annunciò il Sorvegliante puntando un dito davanti a sé.
L’inverno, la neve, il freddo. Tutte cose che rendono estenuanti i week end al canile non solo per i volontari ma anche per i pelosi senza casa. per non parlare anche delle persone sole, nullatenenti, private anche della speranza.
Eppure è la stagione migliore per scrivere. E io scriverò tanto.
Con le giornate più corte e più fredde, viene naturale stare in casa, in compagnia, o magari dedicarsi alla scrittura, con magari una calda tazza di cioccolata o un bevanda corroborante 🙂 : d’estate i richiami sono tanti e l’attenzione va verso altri lidi :).
La neve è bella ( i cani vanno pazzi, giocano che è un piacere 🙂 ); la nebbia è deprimente, specie se si hanno situazioni esistenziali difficili, e non aiuta l’animo.