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Mirai

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MiraiMirai, pellicola d’animazione del 2018 diretta da Mamoru Hosoda, è una storia di crescita, raccontata attraverso l’esperienza un po’ particolare di Kun, un bambino di quattro anni un po’ viziato, e di come la sua vita cambia con l’arrivo della sorellina Mirai (che in giapponese significa Futuro: una scelta non certo casuale, visto come si svolgeranno le vicende).
Dapprima entusiasta, il piccolo Kun vedendo tutte le attenzioni dei genitori rivolte alla nuova arrivata, si sente geloso, tradito e abbandonato, convinto che il papà e la mamma vogliano più bene a Mirai che a lui. Dopo l’ennesima volta in cui si sente messo da parte, corre in giardino, sotto l’albero cui la casa è stata un po’ particolarmente costruita attorno, e in quel momento accade qualcosa di strano che non capisce; dopo quel fatto compare uno strano uomo con baffetti che si fa chiamare Principe; oltre ai baffetti ha anche una coda, che presto Kun ruberà e farà sua. In breve scoprirà che Principe altro non è che il suo cane Yukko, che gli rivelerà che lui ha provato proprio quello che sta passando lui, dato che con la nascita di Kun è stato messo da parte e ha ricevuto meno attenzioni.
Ma le sorprese non sono finite qui: quando il padre si dimentica di mettere a posto le bambole dell’Hinamatsuri (festa delle bambine che cade il 3 marzo: seconda la credenza, i genitori, pregando, passano la sfortuna alle bambole, proteggendo così le loro figlie dalla malasorte), compare una ragazza che gli spiega di essere la Mirai del futuro (questo sempre dopo che Kun è andato nel giardino) e che deve aiutarla a mettere via le bambole altrimenti non si sposerà (sempre secondo tradizione, se le bambole non vengono riposte il giorno dopo la fine della festa, la ragazza sarà costretta ad aspettare un anno per sposarsi); aiutati da Principe/Yukko, e non senza peripezie per non farsi scoprire dal padre intento a lavorare in casa, riusciranno nell’impresa.
Dopo l’ennesimo capriccio fatto con la madre per avere una bicicletta, Kun corre in giardino e viene trasportato in un altro luogo, dove incontra una bambina che riconosce essere sua madre da piccola (ha visto una sua foto in precedenza); andrà a casa sua e scopre che anche a lei è stato negato di avere qualcosa (la nonna non gli ha preso un gatto per via dell’allergia). Insieme metteranno a soqquadro la casa, salvo poi sentire il forte rimprovero della nonna per la confusione creata.
Un nuovo incontro avviene quando Kun s’arrabbia perché il padre, preso dall’occuparsi della piccola Mirai, non l’ha aiutato a imparare ad andare in bici senza rotelle: sbalzato dal giardino a un hangar di motori di aeroplani, incontra un uomo che pensa essere il padre (mentre invece si tratta del suo bisnonno) che gli dice che c’è una prima volta per tutto e facendolo andare a cavallo e in moto gli fa vincere la paura di provare. Il giorno dopo l’esperienza, Kun chiede di andare al parco e riprovare a imparare ad andare in bici; dopo diversi tentativi, ci riuscirà.
L’ultima esperienza Kun l’ha quando litiga con la madre perché vuole un paio di pantaloncini diversi e si rifiuta di partire con loro per le vacanze; appena mette piede in giardino, sente la voce di un ragazzo (lui fra qualche anno) che lo redarguisce, ritrovandosi all’improvviso a una fermata di treno dove chi gli ha rivolto la parola gli spiega che sta sbagliando, ammonendolo di non salire sul treno. Ma Kun non lo ascolta e si ritrova nella grande stazione dei treni di Tokyo, perdendosi; si rivolge allo strano uomo degli oggetti smarriti, ma non conoscendo il nome di nessun parente, rischia di finire sul treno che conduce nella Terra dei Bambini Soli. E rischia di finirci anche la piccola Mirai, comparsa all’improvviso; ma Kun riesce a salvarla e a dire che è suo fratello. A quel punto l’addetto agli oggetti smarriti chiama Mirai e al posto della neonata compare la sorella adolescente che viene dal futuro, che lo riporta a casa. Mentre stanno volando verso casa, dirigendosi all’albero del giardino, Mirai gli spiega che quello è il grande albero della storia della loro famiglia, dove sono raccolti i capitoli (passati, presenti e futuri) dei suoi appartenenti; adesso devono trovare il capitolo esatto in cui Kun deve rientrare.
Kun scopre eventi che riguardano il padre (le sue difficoltà da piccolo a imparare ad andare in bici), la madre (che non volle più un gatto dopo che uno di loro uccise una rondine), il bisnonno (ferito gravemente durante la Seconda Guerra Mondiale, che decise di voler vivere a tutti i costi e così poter sposare la bisnonna) e il suo cane (che da cucciolo lasciò la madre per andare a vivere con i genitori di Kun) e capirà che senza di essi lui e la sorella non avrebbero potuto esistere.
Ritornato nel suo tempo, andrà in vacanza con la sua famiglia.
Mirai è un bel film, senza però essere eccezionale; certe scene sono divertenti, altre toccanti, il tutto con un protagonista che alterna tra l’essere dolce e l’essere irritante, come spesso fanno i bambini della sua età. Una pellicola che lascia qualcosa di buono alla fine e per questo occorre fare un plauso a Mamoru Hosoda.

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