La scomparsa di figure come Mandela lasciano un vuoto difficile da colmare. Ma più che fare un elenco di tutto ciò che ha fatto, va ricordato come lo ha fatto: seguendo quello in cui credeva, perché era giusto, perché esiste qualcosa di più elevato dell’uomo, che va ascoltato, anche se può portare a pagare un prezzo molto alto quale essere osteggiato, imprigionato, perdere l’affetto dei cari ed essere solo nel cammino che si è scelto.
Ma questo è essere Uomo.
Per questo la poesia di William Ernest Henley, usata nel film Invictus di Clint Eastwood, è ciò che più si avvicina a rappresentare questa figura.
Dal profondo della notte che mi avvolge,
buia come il pozzo più profondo che va da un polo all’altro,
ringrazio gli dei qualunque essi siano
per l’indomabile anima mia.
Nella feroce morsa delle circostanze
non mi sono tirato indietro né ho gridato per l’angoscia.
Sotto i colpi d’ascia della sorte
il mio capo è sanguinante, ma indomito.
Oltre questo luogo di collera e lacrime
incombe solo l’Orrore delle ombre,
eppure la minaccia degli anni
mi trova, e mi troverà, senza paura.
Non importa quanto sia stretta la porta,
quanto piena di castighi la vita,
io sono il padrone del mio destino:
io sono il capitano della mia anima.
Leave a Reply