L’anno del Demone, secondo volume di Le Cronache delle spade di Inazuma di Steve Bein, è un buon libro ma non raggiunge il livello del suo predecessore, La figlia della spada. Come nel primo volume, la narrazione è divisa tra passato e presente: nel passato si narrano le vicende di Daigoro, personaggio già incontrato e possessore della spada Vittoria Gloriosa Indesiderata, e di Kaida, una ama (pescatrice subacquea) che vive in una sperduta isola e che sogna di andarsene per stare così lontana dalla gente limitata del suo villaggio e soprattutto dalla perfidia delle tre sorellastre, che fanno di tutto per rendere la sua vita un inferno. Nel presente continua la storia di Mariko, alle prese con un intricato e misterioso caso in qualche modo legato al lascito del suo senpai.
Tutto ruota attorno alla Maschera del Demone, un oggetto che pare avere un legame particolare con la spada Vittoria Gloriosa Indesiderata: la prima volta viene usata per ritrovare la spada da una nave inabissata (la parte che vede protagonista Kaida). Nella seconda il possessore dell’artefatto sviluppa un’ossessione verso l’arma dopo che essa l’aveva danneggiata ai tempi di Daigoro. Cosa che si ripete la terza volta quando viene rubata da casa di Mariko. In più ci i aggiunge la presenza del Vento, un clan di shinobi dalle grandi capacità e dall’ampio addestramento, che può essere considerato un protagonista del romanzo al pari di Kaida, Daigoro e Mariko.
La parte più interessante, a mio avviso, è quella riguardante Daigoro, giovane signore del casato Okuma (e ora anche giovane sposo) impegnato nel difficile compito di governare le sue terre e seguire il bushido, la strada del guerriero: essere governante, fare la cosa giusta e camminare sulla via dell’onore sono spesso difficili da far coesistere e per Daigoro le cose non si mettono bene, soprattutto quando per non far uccidere un innocente attira le ire di Shichio, generale agli ordini del reggente Hideyoshi (figura storica realmente esistita) e possessore della Maschera del Demone. Ossessionato dall’avere la spada di Inazuma, cerca in ogni modo di eliminare il povero Daigoro. E anche se quella di Daigoro è la parte migliore, presenta una scena che lascia perplessi: benchè possegga una spada prodigioda come Vittoria Gloriosa Indesiderata (capace di far vincere sempre chiunque non abbia sete di combattimento ma che combatte solo perché costretto), fa un po’ pensare come un diciassettenne menomato a una gamba fin dalla nascita possa mettersi a correre e sconfiggere (anche se con l’aiuto di un membro del Vento e di Katsushima, un ronin) una cinquantina di soldati. Personalmente la trovo una cosa un poco inverosimile (non lo sarebbe se fossimo in una seduta di D&D o in un fumetto di supereroi, ma in una storia del genere per me lo è).
La parte inerente Mariko è sì valida, ma non allo stesso livello del romanzo precedente: ci sono le indagini sulla setta che vuole cambiare l’ordine stabilito, c’è il nesso tra la maschera e la spada, c’è il ritrovamento della spada (che avviene un po’ per caso), ma benchè il tutto scorra abbastanza agevolmente, manca quel pathos che invece in La figlia della spada era ben presente.
In definitiva L’anno del Demone è una lettura godevole, ma un paio di gradini sotto il romanzo precedente alla saga scritta da Steve Bein.
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