Che cos’è una leggenda?
E’ una storia che racconta di tempi, personaggi, vicende di un passato lontano, dove molte cose vengono amplificate, edulcorate e la realtà di ciò che è stato viene modificato, alle volte assumendo toni quasi magici. Passando di generazione in generazione ciò che è accaduto veramente viene dimenticato, dove ognuno se può tenta di tirare l’acqua al suo mulino, specie quando si parla di eroi di cui si è la discendenza o ai quali si è in un qualche modo legati: possono essere d’ispirazione, si è spinti a sognare delle loro imprese, a voler seguire le loro orme. Chiunque, specie bambini e giovani, hanno desiderato essere al fianco degli eroi o essere come loro; si sono sognate grandi imprese, atti eroici, l’acclamazione e l’approvazione della gente da cui si viene riconosciuti come grandi. E’ questo che i poemi, le storie raccontano e fanno credere; ma nessuno di essi racconta le miserie e gli stenti dei viaggi, i momenti della paura, delle insicurezze, dei ripensamenti, di come spesso l’esito di uno scontro, una vicenda è dovuto più che altro al caso, alla fortuna, piuttosto che al coraggio e al valore. Perché una leggenda è grande e gloriosa solo nella mente di chi la immagina.
Ma una leggenda può uccidere?
Sì, se ci si spinge a emulare gesta che fanno fare sciocchezze, ad andare al di là delle proprie capacità.
Sì, se supportata da ignoranza, superstizione e questo celare, non vedere tiene nascosto un pericolo di cui sarebbe meglio essere a conoscenza. Di certo esistono credenze che condizionano e limitano, facendo vivere in un piccolo mondo, una piccola valle.
Proprio come accade in La valle degli eroi di Jonathan Stroud, dove il giovane Halli scopre molte verità nascoste sulla sua famiglia, sulle storie tramandate e ritenute verità, quando invece la verità parla di una realtà totalmente diversa da quella in cui si è creduto. Una realtà diversa dalle leggende, dove il pericolo è insito proprio in quello che si riteneva dovesse proteggere: in questo lo scrittore inglese è bravo nel mostrare come di epico nella realtà non c’è proprio nulla, facendo vedere invece come la grandiosità lascia il posto all’amarezza, alla piccolezza delle persone con le loro ottusità e limitatezze, dove di grandioso c’è solo il rimanere abbarbicati a quanto si conosce, senza cercare d’andare oltre.
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