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La scorrettezza del politicamente corretto

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Il politicamente corretto, inutile usare giri di belle parole, ha ormai fatto uscire di zucca tante persone: troppe sono le cose assurde che stanno accadendo. Perché un conto è essere educati e avere rispetto, e un conto è attaccarsi a certe regole per attuare  degli stravolgermenti, facendo andare le cose secondo la volontà di alcuni che vogliono imporre il loro punto di vista. In molti casi è di censura che si tratta: una censura sciocca, senza fondamenti e senza ragionamenti, dove l’illogicità e la follia la fanno da padroni. Una follia che non risparmia niente e nessuno.
Poche settimane fa era toccato al sostituire “Buon Natale” con “Buone feste” per essere più inclusivi, per non mancare di rispetto a chi non era cristiano. Ma che mancanza di rispetto si ha verso chi non è cristiano nel dire Buon Natale? Fare come si era proposto di fare non è ugualmente manchevole di rispetto verso chi è cristiano? Ci sono forse delle persone che meritano più rispetto di altri, che sono più uguali di altri, citando La fattoria degli animali di Orwell?
Anche Biancaneve è fin ita nel mirino del politicamente corretto Pochi mesi prima era finita nella polemica la favola di Biancaneve e i sette nani, con il bacio dato dal principe a Biancaneve inteso come molestia sessuale perché non è consensuale, visto che la ragazza dorme: “non può essere vero amore se soltanto uno dei due è consapevole di quello che sta accadendo”. E al diavolo tutto il significato della favola: via un altro pezzo di cultura. Non contenti di ciò, dopo la polemica su Biancaneve, è toccata a quella sui sette nani, con Peter Dinklage che critica il live action recente: “Sono rimasto sorpreso di sapere che Disney si è detta orgogliosa nella scelta, per il ruolo di Biancaneve, di un’attrice latina. Per poi continuare a raccontare la storia dei sette nani… Una storia fottutamente arretrata, di sette nani che vivono nelle grotte. Tutto il rispetto per l’attrice e le persone che pensavano di fare la cosa giusta, ma dico io cosa stai facendo?”
Non poteva mancava Harry Potter, finito nell’occhio del ciclone come la sua creatrice, che è stato definito da un’università inglese offensivo: la Chester University ha posto un “content warning” agli studenti che intendono leggere il libro, incluso nel corso universitario Approcci alla Letteratura, presieduto dal professor Richard Lehay. “Sebbene in questo corso studiamo una serie di libri per giovani adulti, la lettura di alcuni di questi può causare difficoltà nel trattare temi come la sessualità, il genere, la razza e l’identità. Questi temi saranno trattati criticamente, oggettivamente e soprattutto, con rispetto. Se qualcuno ha problemi con i contenuti ne parli con il professore del corso”. Ma che danni possono fare i libri di Harry Potter? Si possono criticare per lo stile, per la caratterizzazione dei personaggi, per i buchi di trama, per le scelte sbagliate, ma non certo per i temi trattati. Sessualità? I personaggi arrivano a baciarsi e basta, di sesso neanche l’ombra. Il tema della razza? Perché si parla di babbani (gente senza potere) e di gente che si ritiene un’elite e considera chi non è come loro un inferiore? Allora dovremmo censurare l’intera storia.
Stessa sorte di Harry Potter hanno subito Hunger Games e Queste oscure materie.
Si vuol parlare della Rowling, che, per aver criticato l’uso dell’espressione, “persone con le mestruazioni”, invece che “donne con le mestruazioni”, si è presa della transfobica? Il rispetto ci vuole sempre sull’identità di genere (e non solo quello), ma scatenare polemiche così accese, chiedendo di boicottare il lavoro della scrittrice inglese è qualcosa di eccessivo. Il movimento LGTB si è scagliato con forza contro la Rowling senza capire che l’autore è una cosa e le opere sono un’altra. Però, se l’andamento è questo, se certe cose valgono per qualcuno, devono valere anche per altri. Gli LGTB hanno osannato l’opera Sopravvissuti di Richard K. Morgan perché dava spazio agli omosessuali, ma non hanno pensato che tale opera poteva essere considerata offensiva per il compiacimento dell’uso delle scene di sesso scritte apposta per avere la loro approvazione? E non è che si rimane scandalizzati perché si mostra sesso omosessuale: anche Marie Lu e Sana Takeda hanno fatto la stessa cosa nella serie Monstress e non ha dato per niente fastidio, visto che è un modo per parlare della discriminazione di chi è considerato diverso. Allora cosa cambia? Che se si prende un libro fantasy, ci si aspetta di trovare un fantasy, non della pornografia: quella si sa dove trovarla. Quello che non piace in ciò che ha fatto Morgan è la furbizia che ha messo in atto, camuffando una cosa per mostrarne un’altra: le scene che lui descrive non sono letteratura, sono pornografia. C’è modo e modo di scrivere e quello di Morgan non è stato di certo quello giusto. Ma invece di essere criticato ed etichettato come successo alla Rowling, è stato elogiato.
Si vuole parlare della pretestuosa polemica del politicamente corretto su Le avventure di Huckleberry Finn di Mark Twain perché veniva usato il termine negro? Un minimo di intelligenza avrebbe dovuto far pensare in che periodo e contesto è stato scritto il libro e quindi comprendere perché era stato usato un certo termine.
Questi solo alcuni esempi, ma di casi del genere ce ne sono a bizzeffe e non è una cosa nuova (non dimentichiamoci le numerose polemiche sollevate negli anni ’90 sulla serie manga e animata di Sailor Moon, per il fatto che c’erano ragazze che si baciavano o di ragazzi che si trasformavano in ragazze) e fanno capire alcune cose: uno, che invece di pensare a problemi seri ci si perde dietro polemiche inutili; due, che in nome della correttezza si sta cercando di limitare il pensiero. Ma perché si vuole censurare la storia su un maghetto e invece si lascia correre quando ci sono decine, centinaia di persone che fanno il saluto romano e inneggiano al fascismo? Perché ci si preoccupa di una storia inventata e non si fa niente contro un’ideologia che è costata milioni di morti e che ancora oggi continua a mietere vittime con le sue campagne di discriminazione e odio?
Questo politicamente corretto è molto scorretto e bisognerebbe fargli provare il suo stesso modo di fare: chissà se imparerebbe qualcosa.

4 comments to La scorrettezza del politicamente corretto

  • Si potrebbe parlarne a lungo. Mi limito a dire che trovo veramente ironico che, a fronte della debolezza percepita (io appartengo a una minoranza, una categoria svantaggiata, e mi stai offendendo) ci sia una pretese di zittire l’altro (allora non puoi parlare perché se no mi offendi). Salvo che poi, spesso, i finti progressisti del politicamente corretto usano un linguaggio atroce contro chi non gli va a genio.

    • Se si continua di questo passo, non si potrà dire più nulla, neanche la più semplice: metti che a uno gli scappi che gli piacciono i capelli neri e booom, parte la crociata di quelli coi capelli biondi, rossi e castani che urlano che sono discriminati.
      Si sta facendo ironia, tuttavia, si sta notando che c’è chi vuole una certa inquadratura. Non ho seguito Sanremo, ma ho letto in rete le polemiche della politica contro Zalone: s’indigna, senza tenere conto che lei fa molto peggio, visto che, oltre a tenere nascosta la verità, se ne frega dei veri problemi (e mentre tutti i politici erano indaffarati a litigare per quella farsa chiamata elezione del Presidente della Repubblica, c’era gente che continuava a morire nel mondo del lavoro, senza che la politica faccia niente per fermare questa piaga)

  • Tutto è sbagliato quando si esagera e sono tendenzialmente d’accordo con quanto hai scritto. Anche perché il rispetto si dimostra in modi che vanno ben oltre le parole e tutte queste attenzioni del politicamente corretto non è che un modo estremamente superficiale, come tutto ultimamente, di porre rimedio a problemi che hanno radici molto profonde.

    Sulla fiaba di Biancaneve, però, devo fare una precisazione. Nella versione originale, quella dei fratelli Grimm, la ragazza non si risveglia per un bacio. Il principe trova la bara di vetro e, restandone incantato, decide di portarla al suo castello per poterla guardare all’infinito. Durante il tragitto, il sobbalzare del carro fa sputare a Biancaneve il pezzetto di mela che aveva in gola, e questo la risveglia dall’incantesimo. 🙂
    Un saluto.

    • Le favole originali differiscono praticamente sempre da quelle della Disney. Mi viene sempre in mente quella di Cenerentola, più cruenta di quella realizzata in pellicola: in una versione, la matrigna fa automutilare le due figlie perché il loro piede possa entrare nella scarpa. I Grimm hanno fatto poi di peggio; chissà cosa si direbbe di questa fiaba oggi secondo il politicamente corretto.

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