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Il Salone del Libro e l'effetto gregge

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Il Salone del Libro di Torino come ogni anno è passato e ognuno tira le somme. I grandi gruppi, le grandi case editrici sono soddisfatti dell’affluenza avuta ai loro stand (con i mezzi a disposizione che hanno è una cosa normale), i piccoli editori un po’ meno, nonostante qualche buon risultato ottenuto, mentre per altri il quadro non è per nulla positivo.
Che l’editoria in Italia sia una giungla è un fatto e che il settore in questo periodo sia in crisi è un altro dato di fatto. Chi vuole avere a che fare con questo mondo sa che dovrà fare i conti con un mondo duro, dove emergere è difficile e ci sono pochissimi spazi per stare a galla, a meno che non si abbiano gli appoggi giusti. Lo scenario non è affatto consolante: l’Italia non è un paese per esordienti e per meritevoli, non si vuole scommettere su qualcosa di nuovo, ma si ricalcano copioni talmente visti che sono logori e che si riconoscono al primo sguardo.
Le riflessioni sulla questione potrebbero essere tante, ma in merito a questo argomento le lascio ai commenti dei post linkati in precedenza nell’articolo. Voglio invece soffermarmi su un annuncio in particolare emerso dal Salone del Libro, ovvero quello inerente la trilogia I Canti delle Terre Divise di Francesco Gungui, dove è stato proclamato come un’opera di successo, date le ottime vendite ottenute.
Da questa affermazione è sorto qualche dubbio. In primis, come si fa a parlare di ottime vendite riguardo la trilogia dato che gli ultimi due volumi sono usciti da poco (l’ultimo da due settimane): non ci sono numeri a sufficienza per avere un quadro ben delineato, specie dinanzi a quanto sto per scrivere. Tempo fa, facendo un giro per le librerie della città della provincia dove risiedo, ho dato uno sguardo sugli scaffali e non trovando il primo romanzo della serie, mi sono informato sul perché non venisse tenuta: la risposta è stata perché non vende. Non si hanno numeri alla mano per poter dire che quanto riportato sopra non corrisponda a verità, tuttavia il dubbio sorge (essendo in Italia di sospetti se ne hanno sempre, visto quello che succede ogni giorno): o ho avuto il caso d’andare in librerie sfortunate in un periodo sfortunato oppure sono le solite mosse italiane per indurre le persone a comprare, un escamotage che gioca sul fatto che la massa tende ad andare dietro la maggioranza, a ciò che va per la maggiore e proprio per questo vengono fatte certe affermazioni.
Se si vuole capire il meccanismo che si cela dietro questo modo di fare si legga questo articolo: è inerente i sondaggi, ma il processo di condizionamento è lo stesso, dato che gioca sull’effetto gregge e sul fatto che la gente non usa la propria testa per pensare, ma si adatta a seguire la corrente.
Di fronte a ciò, come ci si può fidare di chi lancia certe affermazioni? Come non si può vedere che c’è chi come sempre cerca di sfruttare, prendendo tranquillamente in giro?

2 comments to Il Salone del Libro e l’effetto gregge

  • Questo succede praticamente sempre.
    Anzi, alcuni usano persino la psicologia inversa, e funziona persino quella, perlopiù con coloro che sono convinti di saper pensare fuori del gregge.
    É una triste realtà. Fa anche un po’ ridere, a dire il vero. 🙂

    • Per vendere si usano tutte le tecniche possibili e immaginabili, questo è un fatto. Però la gente dovrebbe ragionare con la propria testa, essere in grado di dare giudizio, cosa che purtroppo non è abituata a fare e che non si acquisisce facilmente, dato che occorre tempo, allenamento ed esperienza.

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