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L'epoca del Covid-19

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Partiamo da questo brano per capire l’epoca in cui stiamo vivendo. Il libro delle epoche dà uno spunto per capire l' epoca del Covid-19L’unico principio etico condiviso da tutte le popolazioni della C.O. è, oggi, lo stesso che potrebbe avere un criminale angosciato: «Speriamo di tirare avanti ancora un po’, prima che me la facciano pagare». E al contempo, l’effetto degli impulsi distruttivi che quelle popolazioni nascondono a se stesse diventa sempre più evidente: proprio grazie allo sviluppo tecnologico voluto, diffuso e imposto ovunque dall’Occidente, l’umanità intera è costretta a sperare di tirare avanti ancora un po’, prima che gran parte del pianeta diventi inabitabile.

Nulla lascia sperare che tale situazione cambi in meglio, dentro la Bestia, nei prossimi due anni. Una distruttività ereditaria e tanto cronicizzata non si guarisce in un tempo breve.

Quel che la Bestia potrebbe fare per limitare il disastro delle sue popolazioni (se tale sarà il suo intento) sarebbe considerarle nel loro complesso il più grande dei suoi «errori storici», e immobilizzarle, ingessarle per una quindicina d’anni in regimi dittatoriali. (pag. 140-141)

Questo è quanto scrive Igor Sibaldi nel suo Libro delle Epoche riguardo il periodo di tempo compreso tra il 2012-2018, un’epoca che lui ha identificato come quella del Non si può più aiutare nessuno; un’epoca che, come scrive nel suo libro, si è già verificata altre volte (1796-1802, il periodo delle guerre napoleoniche; 1868-1874, il tempo della nascita dell’Italia e del sordido Criminal Tribes Act; 1940-1946, la Seconda Guerra Mondiale), segna la fine di tutto ciò che è invecchiato e del nuovo che non si è ancora imposto.

Adesso, nel 2020, siamo nell’epoca successiva, quella chiamata Apice della Tensione, quella in cui ci si accorge che i meccanismi avviati nella precedente possano non fermarsi più e allora sorge la paura e il bisogno di salvare quel che si può prima che gli impulsivi distruttivi portino via tutto. Nelle epoche analoghe a questa, in due casi su tre non ci si riuscì. Nel 1802-1808 ripresero le guerre che vedevano coinvolti Napoleone e i suoi avversari; nel 1874-1880 dilagò il colonialismo; il 1946-1952 fu invece il tempo della Guerra Fredda.

Vi fu, in tutto ciò, un evidente vantaggio generale. La psicosi della guerra fredda bloccava ogni impulso, permettendo a tutti di aspettare, immobili: e non tanto che accadesse qualcosa, ma che anno dopo anno si placassero, lentamente, le grandi energie distruttive dell’epoca precedente. Chissà quali conflitti sociali si sarebbero potuti scatenare, se non ci fossero state la paura del comunismo, da una parte, la paura del capitalismo, dall’altra, e la paura della bomba atomica a dominare su tutto. Ancora una volta, i «noi» della Bestia riuscirono a salvarsi convincendo ognuno che il nemico fosse altrove: all’Ovest, per chi era all’Est, e all’Est per chi era all’Ovest. E fu anche meglio dell’Imperialismo di settant’anni prima, che aveva richiesto guerre vere, spesso molto calde, in luoghi lontanissimi; adesso, bastava la guerra fredda – cioè il pensiero di una guerra – a ipnotizzare le menti, a obbligarle a obbedire. (pag.144-145)

Ci sono molti punti in comune con il periodo in cui ci troviamo: molte parti (sia in Italia sia all’estero) vedono il nemico come qualcosa che viene dall’esterno (per una parte degli italiani sono gli immigrati, per gli americani sono i cinesi e viceversa), ma è soprattutto la paura di una minaccia invisibile ma ben presente a costringere tutti a bloccarsi, a venire ingessati. Come si è ben capito, si sta parlando del Covid-19; forse è una forzatura vedere le cose in questo modo, forse quanto espresso da Sibaldi nel libro è soltanto una delle tante teorie che sorgono create dalla mente dell’uomo, eppure non si può non tenere presente che ci sono periodi che ciclicamente si ripetono e che la nostra epoca sia una di esse. Come non si può non tenere conto che il sistema creato è arrivato al limite ed è giunto il momento di fermarsi; di questo stop ne ha giovato per un poco senza dubbio la natura, ma ne avrebbero dovuto giovare anche le persone che avrebbero avuto modo di riflettere su quanto di sbagliato c’è nel modo di vivere attuale e su cosa fare per cambiare. Al momento però pare che la lezione che sta impartendo il virus non sia stata recepita, dato che tanti vogliono tornare a fare tutto come prima. Ma non si può tornare come prima. E non si possono più ignorare i tanti problemi che ci sono; soprattutto non si possono ignorare mentalità traviate e fallimentari come stanno purtroppo dimostrando tanti parti della politica in primis, ma che apaprtengono anche a milioni d’individui che stanno continuando a confermare di non avere capito niente (consigli la lettura di questo articolo scritto da Andrea D’Angelo).

(Nota per chi non conosce l’opera Il libro delle epoche. C.O. sta per Civiltà Occidentale. La Bestia non va intesa come una figura mitologica del libro dell’Apocalisse, ma come un qualcosa che non ha un corpo fisico come l’hanno le persone ma che ha un oragnismo fatto di tempo; essa rappresenta il Soggetto Collettivo, qualcosa di più grande di un io, un qualcosa in cui convergono le idee e le mentalità dei gruppi che tentano di condizionare e soggiogare i singoli).

2 comments to L’epoca del Covid-19

  • Questo è uno strano modo di interpretare i periodi storici, che non ho capito benissimo… Dovrei trovare tempo e leggere il libro, magari…
    Però è vero che siamo in un periodo di transizione. L’impero USA non è così più egemone, il capitalismo non funziona più, i paesi una volta egemoni e più o meno prosperi non riescono a mantenersi tali. Una volta sarebbe stata la premessa di una nuova guerra.
    Ora no, salvo imprevisti (credo).
    Nell’era delle armi nucleari i cambiamenti non possono essere tanti netti, immediati e radicali.

    • Il riassunto che ho fatto è limitativo e non riesce a spiegare bene il tutto, ma la lettura completa rende la comprensione più chiara del tema trattato da Sibaldi.
      Che sia in atto un cambiamento è un fatto: non si poteva andare avanti come prima. Come si procederà non è chiaro, ma non sono propenso all’ottimismo: la strada da percorrere sarà dura.

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