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Ciuffo Giallo

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Il pulcino Ciuffo Giallo si godeva la bella giornata di primavera. I boschi erano tuti verdi, i campi pieni di fiori, il canto dei grilli era dappertutto e il sole splendeva alto nel cielo azzurro: non vedeva l’ora d’incontrare i suoi amici.
Pigolando tutto contento, zampettava per i prati quando vide in mezzo all’erba un pacchetto rosso e nero dalla forma tonda. Ciuffo Giallo si avvicinò con calma e cominciò a girarci intorno. Non riusciva proprio a capire che cosa fosse, ma di sicuro doveva trattarsi di un regalo, visto il bel nastro che aveva in cima. Sì, doveva trattarsi di un regalo e qualcuno lo aveva perso.
Ma chi poteva essere stato?
Si guardò attorno: non c’era nessuno. Questo era un bel guaio. Che cosa doveva fare?
Gli venne un’idea: avrebbe chiesto agli uccelli del bosco.
Ciuffo Giallo si caricò il pacchetto sulla schiena e s’incamminò verso il boschetto di querce. Presto la stanchezza cominciò a farsi sentire. Ah, se solo avesse potuto volare! Avrebbe risparmiato tempo e fatica! Purtroppo era ancora troppo piccolo per farlo e quindi doveva per forza zampettare. Facendosi coraggio, prese il sentiero del bosco e s’inoltrò in mezzo agli alberi.
Il primo uccello che incontrò fu un picchio. Provò a chiamarlo più volte, ma l’altro era troppo impegnato a battere il becco su una vecchia quercia e non gli rispose.
Poco dopo incontrò un gruppo di ghiandaie che litigavano per mangiare le bacche di un cespuglio: di nuovo non fu ascoltato.
Si fermò vicino a un piccolo ruscello per bere. Appoggiò il pacchetto vicino a un sasso e andò a dissetarsi. Quando ebbe finito e si voltò, c’era sul sasso una gazza che guardava con occhi sgranati il pacchetto. Vedendolo avvicinarsi la gazza gli sorrise. «È bello sbrilluccicoso. È tuo?»
Il pulcino la guardò titubante: la mamma gli aveva raccontato delle brutte abitudini delle gazze. «Sì.»
La gazza ci rimase male. «Oh, che peccato. Mi sarebbe piaciuto rubacchiarlo un po’: sarebbe stato proprio bene nel mio nido.» Sospirò. «Sarà per un’altra volta.» Lanciò un ultimo sguardo al pacchetto poi spiccò il volo.
Rimasto solo, Ciuffo Giallo s’accovacciò, pensando a cosa fare. Forse non era stata una buona idea venire nel bosco per trovare una risposta. Ma visto che ormai c’era, avrebbe fatto qualche altro tentativo.
Passò il pomeriggio a fare domande a tutti gli uccelli che incontrava, ma nessuno gli fu d’aiuto.
“E adesso che faccio?” pensò grattandosi la testa con un’ala.
«La risposta che cerchi non la troverai tra gli uccelli» risuonò una voce profonda sopra di lui.
Ciuffo Giallo alzò lo sguardo e vide un grosso gufo appollaiato su un ramo.
«Quella che porti con te è roba degli umani» spiegò il gufo.
«E come faccio a sapere a quale umano appartiene? Sono tantissimi!» disse sconsolato Ciuffo Giallo.
«Se è qualcosa di prezioso, allora chi l’ha perso lo verrà a cercare: riportalo dove l’hai trovato» sentenziò il gufo.
Ciuffo Giallo sospirò. “Tutta questa fatica per niente.”
Si caricò sulla schiena il pacchetto e tornò indietro. Quando fu vicino al prato dove l’aveva trovato, vide due umani, un maschio e una femmina, intenti a cercare qualcosa in mezzo all’erba: il gufo aveva ragione.
Attento a non farsi vedere, raggiunse una grossa pietra che spuntava in mezzo al prato. Poggiò il pacchetto vicino a un gruppo di margherite in modo che il sole si riflettesse sulla carta luccicante e poi si andò a nascondere dentro un cespuglio.
Poco dopo i due umani si avvicinarono alla pietra: nell’aria si levarono esclamazioni di gioia.
Ciuffo Giallo, sorridendo, li osservò allontanarsi. Era stata una faticaccia, ma ne era valsa la pena perché era bello vedere qualcuno felice.

Ciuffo Giallo è il secondo racconto che ho scritto per Piccoli Grandi Sognatori; alla seguente pagina è possibile vedere il video che è stato realizzato.

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