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Dragon Trainer 2

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Dragon Trainer 2Visivamente Dragon Trainer 2 è superiore al predecessore: belli i paesaggi e le animazioni dei draghi, spettacolari le scene di volo che riescono a trasmettere la sensazione di libertà e infinito nel cavalcare sopra le nuvole e nello sconfinato spazio aperto del cielo.
Ottimamente riuscite le gag, mai fuori luogo e sempre azzeccate, riuscendo così nell’intento di divertire e intrattenere il pubblico.
Il punto più debole è la scelta della storia da raccontare, che non ha la forza del primo Dragon Trainer, dato che è già stata giocata la carta di ribaltare il modo di vedere e vivere (dove i draghi non sono più solo bestie da combattere e uccidere, ma esseri con cui convivere e cooperare formando una società che prospera e sviluppa), proponendo la solita minaccia che arriva da lontano che vuole spazzare via tutto, distruggendo quanto creato e assoggettando a una vita di schiavitù.
Trascorsi sei anni dalla svolta che ha cambiato la vita a Berk, la trama si concentra su Hiccup e sul fatto di dover prendere sulle spalle la responsabilità di guida del suo villaggio, dato che il padre vuole lasciargli il posto, avendo piena fiducia in lui. Ma Hiccup, come ogni giovane ha paura della responsabilità, preferendo viaggiare e scoprire terre nuove, ma soprattutto scoprire chi è. E’ proprio nel suo viaggiare che ritrova la madre, ritenuta uccisa da un drago (si chiarisce così la ragione per cui il padre ce l’ha avuta tanto con queste creature, che non era solo per questione di tradizione dell’essere cacciatore) e capisce da dove ha origine il suo modo di agire, il suo non conformarsi alle regole e mantenere una mentalità incondizionata dalla maggioranza, seguendo il proprio cuore.
Fino a questo punto va tutto bene, è bello lo sviluppo della storia, il messaggio di poter convivere pacificamente anche se si è diversi, l’amore per la natura e gli animali; come è bello quando i genitori si incontrano nuovamente dopo anni di lontananza.
Il film però comincia a scadere con la comparsa del nemico con le solite manie di onnipotenza e conquista, che vuole assoggettare tutti con la forza. Come scade quando s’immette una scelta alla Could Montain (d’accordo che serve per il percorso di crescita di Hiccub per divenire il nuovo capo, ma non ce n’era davvero bisogno). Anche il motivo per cui tutti i draghi finiscono per schierarsi con il nemico non è delle scelte più salde, come è scontato e un po’ debole il modo in cui si riesce ad avere alla fine la meglio (tutto si basa sul legame dell’amicizia e sull’essere uniti nel combattere), lasciando un’apertura nel finale da usare per un eventuale seguito o per un’altra serie televisiva (il nemico sconfitto viene lasciato andare).
Un buon film, che intrattiene e fa trascorrere un’ora e quaranta piacevole e divertente, ma che come trama e messaggi trasmessi fa un passo indietro rispetto al precedente, risultando un’occasione persa per farne un ottimo film, mancando di trovare quel coraggio nelle scelte che, invece di ricalcare cliché noti, avrebbe potuto portare anche al capolavoro.

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