L’Italia sembra mettersi davvero d’impegno quando si tratta di dimostrare la sua incompetenza. Ed è ancora più interessante vedere che lo fa su una questione importante come quella della vaccinazione contro il Covid: a volte ci si chiede se l’improvvisazione e la mancanza di organizzazione e preparazione non siano in realtà qualcosa di espressamente voluto. Non si sa a che scopo, ma questo è il sospetto che si fa sempre più largo nella mente.
Dopo che le prenotazioni per potersi vaccinare erano state sospese in diverse occasioni, quando finalmente si ha la possibilità di fare la benedetta vaccinazione contro il Covid, per poter accedere all’hub vaccinale si scopre che occorrono pagare 2 E per il parcheggio nell’area dove vengono somministrati i vaccini (Unipol Arena), a meno di non lasciare l’auto distante e andarci a piedi (ma se si devono accompagnare persone anziane con problemi e acciacchi nel camminare, questa soluzione non è quella che si può scegliere, quindi occorre pagare). Sul foglio della prenotazione ci si raccomanda di arrivare puntuali, di non arrivare in anticipo ma di rispettare l’orario del foglio per non creare assembramenti, ma seguire tale esortazione è resa assolutamente inutile dal fatto che il governo (altra perla dopo le altre propinate) ha deciso che dal 16 agosto tutti quelli compresi tra i 12 e i 18 possono recarsi nei centri vaccinali senza prenotazione (questo è un bello schiaffo in faccia per chi ha dovuto invece prenotarsi e aspettare, dimostrando che ci sono due pesi due misure, alla faccia dell’uguaglianza), e così ci si trova con file strette di decine e decine di persone (alla faccia dell’evitare assembramenti, ma era prevedibilissimo che sarebbe successo questo: come mai le teste fine al governo non ci sono arrivate? Proprio per questo in Lombardia è stata mantenuta la prenotazione anche per tale fascia di età).
Così, invece di cavarsela in pochi minuti, ci si ritrova a perdere un’ora, dove, visto il gran numero di persone, i rischi di contagio aumentano e un luogo per la prevenzione del Covid diventa un luogo potenzialmente più pericoloso di un centro commerciale o che altro. Non contento di questo, il governo, come ha dimostrato più volte da quando è iniziata la pandemia, si diverte a cambiare le regole ogni quindici giorni, creando come se non bastasse ulteriore confusione, e così, l’appuntamento del richiamo del vaccino viene passato da trenta e passa giorni a ventuno. Questo sembrerebbe un bene, se non fosse che il cambiamento porta l’utente a dover poi tribolare per l’incompetenza del personale: non viene dato nessun foglio stampato come quello della prenotazione, ma si scrive a biro sul bigliettino dell’avvenuta prima dose la nuova data, senza dire né il luogo né l’orario, e solo se il vaccinando chiede, gli viene detto che la sede e gli orari sono gli stessi della prima dose.
Uno pensa che sia tutto a posto, ma non è così. Fatta la vaccinazione e consegnato il modulo compilato con i propri dati (quello che è stato visionato dai medici prima della vaccinazione), un’altra addetta informa che perché la prenotazione sia valida nella nuova data, occorre andare subito a uno sportello Cup e cambiare la data vecchia con quella nuova, perché altrimenti rimane valida quella avuta con la prenotazione (ovvero la seconda dose dopo trenta giorni).
Si va allo sportello Cup della farmacia più vicina dove (dopo aver perso ulteriore tempo) si scopre però che per il nuovo giorno indicato non ci sono più posti liberi, che c’è solo il giorno dopo; naturalmente l’addetta non può essere di nessun aiuto, dato che non sa nulla riguardo tale questione e non può fare nulla per verificare le cose o che altro, e quindi occorre prendere la nuova data che non è quella indicata. Uno dice poco male, un giorno dopo non cambia nulla, ma fatta la prenotazione (prima no?), un’altra addetta dice che se però all’hub vaccinale hanno dato l’altra data, allora significa che è già stato registrato il richiamo e occorre presentarsi il giorno precedente alla prenotazione appena fatta.
Il malcapitato che ha appena fatto la prima dose del vaccino, a cui cominciano a fumare perché già da prima giravano per essere sottoposto d mesi al bombardamento mediatico che ci si deve vaccinare ma che si è trovato ad avere a che fare con i muri alzati dal governo e tutti gli ordini e contrordini impartiti, a questo punto porge la fatidica domanda: qual è la data giusta? La risposta è di un candore fantastico: non lo sappiamo, torni all’Hub vaccinale e parli con l’amministrazione e vedrà che le diranno che la data valida è quella che hanno dato loro (ma se è stato appenda detto che non lo si sa?)
Il malcapitato che ha appena fatto la prima dose del vaccino non resta che ritornare all’hub e perdere di nuovo tempo per riuscire a parlare con un addetto cui spiegare la propria situazione (e nel mentre cercare di stare lontano al fitto flusso di genitori che portano figli senza appuntamento a farsi vaccinare); quando finalmente riesce a trovare una buonanima che lo ascolta, questa si ritrova a non saper come rispondere. La buonanima allora fa aspettare di nuovo l’utente e va a parlare con uno dei medici che controllano i moduli. Al ritorno, porge le scuse della dottoressa con cui ha parlato per il casino che l’addetta del dopo vaccinazione ha fatto nel suo caso, perché non era necessario recarsi al Cup, e di tenere come data quella del promemoria dell’appuntamento del richiamo avuto dallo sportello Cup.
La cosa sembra essersi risolta, anche se all’utente, confuso da aver avuto nel giro di breve tempo diverse versioni della stessa questione, qualche timore rimane e spera di non avere brutte sorprese il giorno in cui andrà a fare il richiamo della vaccinazione. Una certezza però ce l’ha: per una cosa di pochi minuti, ha dovuto tribolare e perdere diverse ore, oltre a perdere tranquillità e serenità (e aver voglia di mandare tutto a…)
Ma questa è l’Italia, la terra dei cachi, di papaveri e papi e appalti truccati, come canterebbe Elio, e quindi ormai ci si dovrebbe avere fatto il callo. Nonostante ciò, si è stanchi di tribolare causa incompetenza altrui, a partire da chi governa, e si avrebbe voglia di polverizzare a pedate il fondoschiena di chi crea questi casini, come direbbe Don Camillo di Guareschi. Soprattutto, si avrebbe voglia di fare una cosa: visto che tanti dicono che i cittadini sono i datori di lavoro di chi sta al governo, allora si vorrebbe licenziare in tronco (senza nessuna buonuscita, ma chiedendo i danni) tutti coloro che non hanno saputo gestire a dovere non solo le vaccinazioni ma tutta la questione pandemia (si è tanto criticato, anche giustamente, il governo Conte, ma su quello Draghi, che ha fatto lo stesso, non si dice nulla).
Dulcis in fundo, ma non meno importante, occorre ricordare un piccolo suggerimento per chi deve organizzare le cose: brîsa ciapér pr al cûl.
Da quando tutto questo macello è iniziato, è stato commesso un errore dopo l’altro, e l’Italia ha pagato con molti morti. Ho scritto alcuni post sul mio blog commentando la pandemia nei primi mesi, poi mi è un po’ passata la voglia. Sono sgomento per i toni che ha raggiunto la polemica sul Green Pass (che io ho fatto, dopo essermi regolarmente vaccinato).
I toni accesi e le idiozie, le accuse colme di disprezzo e odio fra le due parti. Ricordo che all’inizio, poiché in Italia non ci facciamo mancare niente, un sacco di gente si faceva punto d’onore di saltare la coda e ottenere la vaccinazione prima dei soggetti a rischio. Ora ci sono molti che invece non vogliono saperne. Ma visto che tra questi moltissimi sono medici, non voglio accodarmi a quelli che li insultano dall’alto della propria sapienza acquisita su facebook. Spero solo che tutto questo schifo finisca alla svelta.
Troppi sono stati gli errori commessi, soprattutto a livello comunicativo: troppe cose contrastanti sono state dette, troppe cose venivano cambiate da un giorno all’altro. L’ultima di aprire ai giovani che si possono vaccinare senza prenotazione e che devono essere accompagnati da entrambi i genitori è stata una perla: ho visto genitori accompagnare un figlio a vaccinarsi e portarsi addietro gli altri figli che non dovevano vaccinarsi, così ci si trovava con gruppetti familiari di cinque/sei membri che andavano a ingrossare le file per niente. E non sto parlando di un caso isolato, ma ne ho visti una decina nel tempo che ho dovuto aspettare. Assembramenti assolutamente non necessari che hanno fatto salire la possibilità di contagio.
Ma quelli che prendono decisioni come questa, si rendono conto di quello che fanno? La usano la testa? O ancora peggio, si rendono conto di avere una testa con cui pensare o vanno semplicemente dietro al primo che dice una qualche sparata? Quasi quasi sarebbero da denunciare, visto il casino che hanno combinato col permettere a questi giovani di vaccinarsi senza prenotazione.
La massa non è da meno: quando si parlava che la vaccinazione serviva per tutelare la propria salute e quella altrui, pochi ascoltavano, ma appena si è detto che se non ci si vaccina non si può avere il green pass e quindi non si può andare in tanti posti (oddio! saltano spritz e discoteche!), ci si è riversati in massa a vaccinarsi.
Davvero uno schifo.