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Campo di concentramento di Natzweiler-Struthof

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Hanno sollevato molte polemiche (giustamente) le parole della ministra Roccella quando ha detto che le gite scolastiche servono per dire che l’antisemitismo è solo antifascista. A parte l’ennesimo tentativo di minimizzare i crimini del fascismo e cercare di farlo passare per quello che non è (va ricordato che il fascismo è stato una cultura di violenza, odio e morte, ispiratore del nazismo e di quello che poi è venuto dopo), e già questo basterebbe per comprendere la portata dell’intervento della ministra e di cosa ha tentato di fare, non ci si può però non soffermare sull’ignoranza di quello che è stato detto (e con ignoranza si intende in questo caso mancanza di conoscenza); inevitabilmente viene da domandarsi se la ministra sia mai stata in visita a un campo di concentramento o si sia anche solo soffermata a guardare video, foto su di essi o ad ascoltare le testimonianze di chi è sopravvissuto a quegli orrori. Sinceramente non so se questo è avvenuto (anche se da come è intervenuta qualche dubbio che questo sia avvenuto c’è), posso parlare solo per me, dato che sono stato tra quelli che, come dice la ministra, sono stato in gita scolastica (seconda superiore) in un campo di concentramento e più precisamente in quello di Natzweiler-Struthof.

Campo di concentramento di Natzweiler-Struthof - Entrata

Campo di concentramento di Natzweiler-Struthof - Torretta

Di gite scolastiche ne ho fatte diverse nella mia carriera da studente e il viaggio a Natzweiler-Struthof non lo definirei una gita scolastica (di solito in gita ci si diverte anche, ma in quella non è stata così: non c’era niente per cui divertirsi perché non c’era niente di divertente) ma una presa di coscienza.

Campo di concentramento di Natzweiler-Struthof - Paesaggio

Come si vede dalle foto, c’era neve dappertutto (il periodo era quello di febbraio) e nevicava praticamente ogni giorno. C’era bianco ovunque: sui tetti delle case, sul terreno, sulle foreste. Anche il cielo era bianco, vuoi per le nubi, vuoi per la nebbia. Di solito pensando a paesaggi innevati si pensa a tante cose, come la bellezza del paesaggio, il poter sciare; in quei luoghi ammantati di neve non c’era nulla di tutto ciò, solo un’atmosfera cupa e deprimente.
Mi ricordo il freddo che ho provato, un freddo pungente nonostante il vestiario pesante (sotto la giacca imbottita aveva una maglia di pile e sotto una maglietta dalle maniche lunghe di lana); e se io vestito in quella maniera provavo quel freddo, che cosa dovevano aver provato le persone imprigionate lì, vestite solomente con abiti che erano poco più di pigiami (vedere foto)?

Campo di concentramento di Natzweiler-Struthof - Vestiti prigionieri

Persone non solo vestite poveramente, ma anche deperite per il poco cibo che veniva dato, per i lavori che dovevano fare, minate non solo nel fisico ma anche nello spirito per essere considerati inferiori, per essere trattati come animali.
Anche se non ho fatto le foto delle foto esposte, mi ricordo fin troppo bene delle immagini di corpi smembrati, di tronchi aperti e svuotati perché dovevano essere studiati.

Campo di concentramento di Natzweiler-Struthof

Quella non fu una gita scolastica, ma un contatto con una delle parti peggiori dell’umanità, la parte più spietata, crudele, violenta e piena di odio di cui fascismo e nazismo sono stati portatori. Certe persone, prima di parlare di certe cose dovrebbero documentarsi. O forse si sono documentate, ma non gli importa: gli importa solo tirare acqua al proprio mulino, chiudendo gli occhi per portare avanti un’ideologia che hanno fatto propria ma di cui non voglio ammettere quanto sia stata bieca, distruttiva e omicida.

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