Berserk è stato uno dei manga pubblicati più apprezzati dal pubblico: denso, profondo, toccante. Ma anche ben disegnato, caratterizzato nei personaggi, che prende ispirazione da molteplici fonti, quali cinema, letteratura, religioni.
La dimostrazione che la bontà di un’opera non sta solo nell’originalità, come spiego nell’articolo pubblicato per FM: “Per realizzare prodotti di qualità in molti, sia addetti ai lavori del mondo editoriale, sia semplici lettori, hanno la convinzione che si debba creare qualcosa di originale, di mai visto prima. Se ci si ferma a riflettere, è qualcosa di praticamente impossibile: sia perché ormai si è scritto di tutto (la scrittura è una forma d’arte che l’uomo ormai porta avanti da secoli), sia perché le tipologie di storie possono essere elencate sulla punta delle dita di un individuo. Osservando semplicemente i miti, ci si accorge di come, pur cambiando cultura e periodo storico, questi sono sempre gli stessi; basti pensare semplicemente al racconto del Diluvio Universale, che viene raccontato decine di volte da popolazioni differenti, dove cambia solamente il nome dei protagonisti o della divinità. L’apparenza può essere differente, ma la sostanza è sempre la stessa.
Allora che cosa rende particolare e affascinante, di qualità, un racconto?
Certamente le emozioni che sa far nascere, gli echi di cose antiche smarrite appartenute un tempo all’essere umano e che vengono risvegliate. Ma soprattutto è la capacità di una storia d’essere specchio per chi legge, perché quello che si vuol vedere narrata è la Storia dell’Uomo, il cammino che l’Individuo nella vita percorre, con le sue insidie, i suoi nemici da sconfiggere, i suoi tesori da scoprire come ricompensa per le sue fatiche.
Allora, non è l’originalità l’elemento importante per creare una buona storia, quanto la sua ricchezza, la cura ai dettagli e alle sfumature, anche se prese da altri racconti.
La prima parte dell’articolo (diviso in quattro per la sua lunghezza eccessiva) mostra la storia dei personaggi e del mondo in cui interagiscono, per permettere a chi non conoscesse il manga di farsi un’idea di cosa ha di fronte, ma anche per essere un punto di riferimento per la lettura dei successivi paragrafi, viste le molti fonti d’ispirazione che si vanno a far vedere.
Bell’articolo, aspetto le “puntate” successive. Ricordo di aver letto qualche anno fa un’intervista (su qualche sito, ma non ricordo quale) a Kentaro Miura nella quale lui appunto spiegava come per ispirarsi per Berserk si fosse immerso nello studio delle fiabe tradizionali europee (a partire da quelle raccolte dai fratelli Grimm) e nella storia del nostro Medioevo e della sua cultura. Questo non inseguire il mito della originalità a tutti i costi è una caratteristica molto orientale ma era anche nostra fino più o meno al ‘600. Fino all’epoca prebarocca il valore di un testo era basato più su quanto bene imitasse i grandi testi dell’età classica e l'”originalità” veniva come minimo considerata una bizzarria se non peggio. Comunque anch’io amo Berserk, anche se trovo che anche questo manga non è immune da un’altra caratteristica comune a diversi autori giapponesi, a mio parere, e cioè il dilungarsi eccessivo dell’opera senza che sia chiaro (neanche all’autore stesso) dove si andrà finalmente a parare e se mai ci si arriverà!
Grazie 🙂
Nelle prossime puntate l’articolo parlerà dell’ispirazione avuta dalle fiabe (tra le quali quelle dei fratelli Grim), dalla storia, dal cinema, dall’arte, dalle religioni (non dico l’ordine per mantenere un pò il fattore sorpresa 😉 ).
Quello che dici è vero: certe serie si dilungano troppo. Se da un lato può far piacere, dall’altro fa perdere quella forza che si aveva all’inizio. Ma si sa, quando un prodotto rende, lo si vuole spremere finchè ha da dare.