Su Avengers: Infinity War avevo già espresso i miei dubbi sulla fedeltà all’opera originale. Il film porta il titolo della seconda storia riguardante la serie dell’Infinito, mentre la trama è un connubio tra The Thanos Quest (per buona parte) e Il Guanto dell’Infinito (minima parte). Rispetto al Thanos originale, quello cinematografico è sempre fuori di testa, ma è un fuori di testa più “razionale”: se nel fumetto Thanos con il potere del Guanto elimina metà della popolazione dell’universo per compiacere l’amata Lady Morte (che nonostante ciò non lo fuma proprio), nella pellicola fa lo stesso ma con una motivazione differente, ovvero che l’universo per quanto grande è un sistema con risorse finite che non possono sostenere tutti gli esseri viventi esistenti, e pertanto una metà va eliminata perché continui a esistere.
Anche il Guanto ha subito delle modifiche: il suo potere è sempre grande, ma più limitato rispetto alla versione fumettistica (nel fumetto è Thanos a limitare la forza del Guanto per dare una minima possibilità agli eroi uniti di combatterlo), senza contare che chi lo usa ne subisce danno perché il potere di tutte le gemme è troppo per un solo individuo (già una singola gemma annienta un normale essere vivente).
Fatte queste premesse e prendendo atto che Marvel fumetti e Marvel film sono due mondi separati, Avengers: Infinity War è un prodotto ben confezionato, visivamente eccezionale, ma che non coinvolge eccessivamente. Questo non è colpa sua, ma è dovuto al fatto che risente del difetto di tutti i crossover: con tanti protagonisti in scena è molto difficile approfondire la caratterizzazione di tutti. Ciò è avvenuto nei film che hanno preceduto Avengers: Infinity, dove i vari protagonisti (Iron Man, Capitan America, Thor, Pantera Nera) hanno avuto lo spazio necessario per ricevere una caratterizzazione adeguata. La stessa cosa avviene anche nei fumetti, dove, se si cerca l’approfondimento sul singolo, si deve seguire la sua serie regolare, mentre il crossover, il grande evento, è un qualcosa per far vedere uno scontro epocale che porterà sconvolgimento nella vita di ogni protagonista e nel mondo.
Per chi non ha seguito nessuno (o solo alcuni) dei film precedenti, risulta difficile apprezzare o comprendere appieno Avengers: Infinity War con tutte le storie e gli eventi che convergono in un unico punto. Si può dire che alla Marvel hanno saputo tirare bene le redini di quanto orchestrato, anche se non è piaciuto l’aver reso Bruce Banner/Hulk una macchietta per far divertire; ci sono alcuni momenti che si distinguono, come ci sono alcune scene che caratterizzano un poco i personaggi (riguardanti Thanos e la coppia Visione e Wanda), mentre ci sono dei momenti dove le scelte dei personaggi lasciano un poco perplessi (come non trovarsi d’accordo quando il pazzo titano fa notare che è stato un errore non usare una delle gemme in possesso degli eroi, a meno che tale scelta non trovi una solida spiegazione in Avengers: Endgame).
Il finale di Avengers: Infinity War è stranamente in linea con alcune parti del fumetto, con metà della popolazione dell’universo sparita (l’inizio di Il Guanto dell’Infinito) e con Thanos che, soddisfatto di aver raggiunto il suo obiettivo (e se possibile, in qualche modo in pace) dismette gli abiti da guerra e si ritira su un pianeta a vivere da contadino (la fine di Il Guanto dell’Infinito).
In definitiva, Avengers: Infinity War non è un film da bocciare, ma non è neppure tra i migliori realizzati dalla Marvel (essi sono da ricercare tra il primo Iron Man, il primo Avengers, Captain America: The Winter Soldier, Captain America: Civil War e Doctor Strange); effetti speciali ben sviluppati, un discreto fan service (di cui alcune volte si poteva fare a meno), coerenza in alcuni casi latitante (anche con solo alcune gemme Thanos non poteva essere colpito, tant’è che nel fumetto neppure decine di forze cosmiche unite riescono a fargli un graffio: la sua sconfitta avviene solo grazie all’intervento di Adam Warlock, nel film assente, che sa qual è il vero punto debole di Thanos).
Piccola curiosità. La nuova arma di Thor, Stormbreaker, in realtà, anche se con sembianze un po’ diverse, è l’arma appartenente a Beta Ray Billy, un personaggio creato nel 1983 da Walt Simmons e uno dei pochissimi capace d’impugnare Mjolnir oltre al Dio del Fulmine; dopo uno scontro con Thor per il possesso del martello, visto il suo essere degno, Odino, commissiona ai nani di Nidavellir di forgiare un altro martello con il metallo Uru, Stormbreaker, per l’appunto.
A quanto pare l’universo Marvel (quello dei fumetti, da cui si origina il tutto) è più infantile di quanto pensassi. Thanos, visto nei film, mi sembrava un personaggio con una personalità e una motivazione, magari non il massimo, ma pur sempre una base razionale del suo agire diversa da “io sono cattivo e spacco tutto.”
Se invece lo faceva per i capricci della sua bella… be’, siamo messi male, e anche peggio.
Dipende sempre dall’approccio dell’autore alle storie. Considera che questo crossover è proprio degli inizi degli anni novanta e portava avanti l’immagine creata di Thanos fino ad allora; un lettore maturo alza un po’ le sopracciglia dinanzi a certe scelte (io l’ho fatto per le motivazioni prese da Thanos per abbassarsi i poteri e poter combattere contro i supereroi per far colpo su Lady Morte), ma è una storia che si lascia leggere (io l’ho apprezzata per i disegni di Perez e perché m’interresava il personaggio di Warlock).
Non tutte le le storie del mondo Marvel sono di questo livello; prendi per esempio Spider-man: Blue e Hulk: Grigio di Loeb, Moonknight: Il fondo di Huston, X-23: Bersaglio X e X-23: Innocenza perduta: sono storie mature e non solo avventure di supereroi.
Per quanto riguarda i crossover, di quelli che ho letto i meglio riusciti sono House of M (cui penso abbia dato ispirazione a Wandavision, ma ne parlerò in un altro articolo) e Original Sin.
[…] di una delle Gemme dell’Infinito e per questo Thanos e i suoi seguaci gli daranno la caccia in Avengers – Infinity War. Come background per personaggi che hanno avuto decine di anni di fumetti che li hanno visti […]