“Se non ritornerete come bambini, non entrerete nel regno dei cieli.” (Matteo 18, 3)
Questo è una delle frasi del Vangelo cui si fa più riferimento quando si vuole indicare il tornare ad acquisire una mentalità più aperta, disponibile, fiduciosa verso l’esistenza, dove la vita viene vista come opportunità scoperta, proprio come fanno i bambini, che ancora non sono condizionati dalle delusioni, dalle perdite che il vissuto comporta: si tratta di quell’entusiasmo, di quell’innocenza che tanti individui dimenticano e che nelle religioni spesso è associato all’Eden, al Paradiso Perduto, prima che avvenisse la Caduta e al conseguente allontanamento da quel luogo e stato di pace.
Per molti la perdita dell’innocenza è ritenuta qualcosa di necessario per evolvere e maturare, acquisire conoscenza, perché se si resta nell’innocenza si rimane chiusi in un bozzolo, protetti ma limitati come succede con il bambino quando è nell’utero della madre. Ma innocenza non va intesa come ingenuità, dipendenza: tale considerazione può portare a un rinnegamento dell’innocenza, spingendo a divenire duri e cinici, insensibili alle tante sollecitazioni che la vita ha da dare, degli individui che più che esseri umani appaiono come qualcosa d’inumano, cellule impazzite di un organismo più grande. Seguendo tale strada, si ha la convinzione che adeguarsi al sistema imperante, sopprimendo desideri, sogni personali, sottostando ai diktat di chi guida le masse (politici, cariche religiose, imprenditori) e detiene il potere, sia la soluzione migliore per vivere in questo mondo.
Ma se si è sinceri con se stessi, ci si accorge che tutto ciò non dà soddisfazioni, rende infelici, generando nell’animo uno scontento che si fa sempre più grande, generando una rabbia che cresce fino al punto che non può più essere trattenuta ed esplode, con tutte le conseguenze che ne conseguono. L’assoggettarsi a un sistema bestiale (termine che non va inteso con riferimento al mondo animale, ma alla Bestia che diversi testi religiosi citano, come a esempio la Bibbia) porta a una condizione di schiavitù che sopprime l’autentico io delle persone fino a quando questo non si ribella e porta a quelle esplosioni di gesti violenti e omicidi che all’apparenza sembrano non trovare risposta, ma che sono un segnale inequivocabile di quanto grande è il disprezzo per la vita e di quanto ci si è allontanati da essa.
Per chi invece ha in sé, o riscopre, l’innocenza, non è così. Perché l’ Innocente crede nella vita, la rispetta in ogni sua forma, sia quella che è in lui, sia quella che è negli altri e ciò lo porta a un vivere più soddisfatto ed equilibrato. L’Innocente è quella parte dell’uomo che continua ad avere fede nella vita, nei suoi lati migliori, anche quando tutto volge al peggio e sembra che tutto sia perduto, perché ha la speranza che le cose possano migliorare e quanto c’è di buono abbia la meglio sul male.
Spesso chi è Innocente viene visto come qualcosa di puro, ma anche di fragile, di debole, incapace di difendersi, che preferisce scappare e rifugiarsi in un mondo di fantasia per non incorrere nel male di cui il mondo è tanto pieno, allontanandosi dalla realtà: questi sono aspetti di sé che l’Innocente deve perdere, deve sacrificare (il sacrificio dell’ Innocente che tanto spesso appare nei miti e nelle religioni, come succede a esempio nel sacrificio di Isacco ) per essere quell’incarnazione di portatore di speranza, di fiducia in ideali e sogni di cui tanto l’umanità ha bisogno per non perdere se stessa e finire schiacciata sotto il pesante giogo della schiavitù, in qualsiasi sua forma.
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