Per governare un impero, per governare un centinaio di imperi, era necessaria una certa obiettività. Tutto doveva essere usato, doveva essere rifatto in qualunque modo lui gradisse. Aveva avviato importanti progetti edilizi per glorificare il suo governo, ma pochi capivano che l’importante non era il completamento, ma il lavoro stesso e ciò che implicava: il suo controllo sulla loro esistenza, la loro lealtà, il loro lavoro. Poteva farli sgobbare per decenni, vedere generazioni di quegli idioti passare uno a uno, tutti obbligati a lavorare ogni singolo giorno della loro vita, e ancora continuare a non capire che cosa significasse per loro dare a lui, a Kallor, così tanti anni della loro esistenza mortale, così tanta parte che, in verità, qualsiasi anima razionale avrebbe ululato per la crudele ingiustizia di una vita simile.
Per quanto lo riguardava, quello era il vero mistero della civiltà, e per quanto la sfruttasse, alla fine non era più vicino a comprenderla. Quella disponibilità di persone per altri versi intelligenti (be’, ragionevolmente intelligenti) a impacchettare e poi svendere raccapriccianti percentuali delle loro limitatissime esistenze, totalmente al servizio di qualcun altro. E la ricompensa? Ah, un po’ di certezza, forse. Il cemento che era la stabilità. Un tetto sulla sesta, qualcosa nel piatto, l’amata prole, ognuno di loro destinato a ripetere l’intero ciclo. Ed era uno scambio equo?
Per lui non lo sarebbe stato. Lo sapeva, lo aveva sempre saputo. Lui non avrebbe mai svenduto la sua vita. Non avrebbe servito nessuno, non avrebbe piegato il suo lavoro alla costruzione della ricchezza sempre crescente di qualche idiota che riteneva che la sua parte dell’accordo fosse profonda nella sua generosità e fosse, senza alcun dubbio, il più prezioso dei doni. Che riteneva -che lavorare per lui o lei fosse un privilegio. Per tutti gli dei! Che presunzione!
Ma quante norme del comportamento civile erano studiate per perpetuare tali notevoli schemi di potere e controllo dei pochi sui molti? Norme difese fino alla morte (solitamente dei molti, raramente dei pochi) con leggi e guerre, minacce e repressioni brutali. Ah, quelli erano giorni, no? Ah, come si era gloriato in quell’oltraggio!
Non sarebbe mai stato uno tra i tanti. E lo aveva provato, più e più volte. E avrebbe continuato a provarlo.
I Segugi dell’Ombra. Prima Parte – Steven Erikson pag. 244-245
Questo è lo sfruttamento di cui sempre l’umanità è soggetta.
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