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Allevare un cane e altri racconti

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Allevare un cane e altri racconti è un’opera di Jiro Taniguchi che raccoglie diverse storie brevi, quasi tutte legate agli animali.
Nel primo racconto, Allevare un cane, Jiro Taniguchi rende omaggio all’animale che ha avuto, mostrando non solo i sentimenti legati a lui, ma come chi decide di avere un cane, sia consapevole della responsabilità che si prende. Come scrive l’autore “quando ero bambino desideravo avere un cane. Mi divertivo immaginando di correre con lui in mezzo ai campi e sulle montagne. Ma quando ne ho realmente avuto uno, mi sono reso conto dell’impegno che comportava. Non si trattava semplicemente di “possedere un cane”, ma di “vivere con un cane”.
La cosa più sconvolgente è stata doverlo portare a spasso. Inizialmente era divertente, ma una volta diventato un dovere quotidiano ha assunto un aspetto diverso. Dovevo portarlo fuori due o tre volte al giorno. Anche con la pioggia, il vento o la neve. Un cane giovane, qualsiasi tempo faccia, esce di casa con gioia. Ciò mi rendeva esausto. Tutte cose a cui non avevo pensato prima. Un cane non fa i bisogni intorno alla cuccia. Li trattiene finché è il momento di uscire. Inoltre ama correre. Infine, non avevo riflettuto sul fatto che invecchiando avrebbe avuto bisogno di cure. Due anni fa il mio cane mi ha lasciato. Aveva quindici anni. Dopo aver assistito alla sua morte, quella parte di me che identifico come “desiderio di creare” ha subito un piccolo cambiamento. Mi è venuta voglia di lasciare un ricordo di lui, sotto forma di storia della sua vita e della sua morte.”
In questa storia i protagonisti sono Tam, un incrocio tra un terrier e uno shiba, e una giovane coppia sposata; viene raccontato l’ultimo anno di vita del cane, con le forze che cominciano a scemare, facendolo camminare sempre più piano, fino a quando anche andare a fare la passeggiata per i suoi bisogni diventa un problema. Giorno dopo giorno Tam invecchia, diventando sempre meno autonomo, necessitante sempre più di cure; non riesce più a camminare, viene nutrito tramite flebo, ma sembra non soffrire. Fino a quando, una notte, si spegne accanto alla coppia. Una perdita dolorosa, ma Tam ha lasciato qualcosa di molto più grande e importante della perdita.
Trascorre un anno e in un angolo del giardino c’è ancora la cuccia di Tam; la coppia, anche se aveva deciso di non avere più animali, prende un gatto, una persiana cui danno il nome di Borò. Dopo la diffidenza iniziale (la gatta era passata da un proprietario all’altro), l’animale si abituata, fino a quando si accorgono che è incinta. Tre bei cuccioli nascono, facendo così concludere il racconto Vivere con un gatto, che prosegue in Vista sul giardino, dove la coppia si trova a vivere con quattro gatti e a prendere la decisione di far adottare i cuccioli; ma dopo la straziante separazione con uno dei cuccioli dalla madre, decidono di tenere gli altri due, conducendo una vita tranquilla.
Tranquillità che viene scossa dall’arrivo di Aki, la nipote, figlia della sorella della moglie: in Le giornate in tre, viene mostrata il breve periodo che i tre passano insieme, con la ragazza che sta passando un periodo difficile per il cercare d’accettare che la madre si risposi dopo la morte del padre. Grazie anche ai tre gatti, all’occuparsi di loro, e all’attenzione data dagli zii, specie lo zio che condivide con lei la passione del baseball, la ragazza supera il periodo di crisi, tornando a casa e scoprendo che va d’accordo con il compagno della madre, anche lui con la passione del baseball.
Nel bellissimo Terra promessa, il protagonista è Okamoto, un quarantenne appassionato d’alpinismo, che torna nella catena dell’Himalaya dopo che cinque anni prima non era riuscito a scalare l’Annapurna, perdendo in quell’occasione un suo compagno. Okamoto, ha messo su famiglia, avuto due figli, ma non è mai riuscito a dimenticare la montagna, alle sensazioni che essa gli dà scalandola. Soprattutto non dimentica, chango, il leopardo delle nevi che vive su quelle cime, l’incarnazione della dea che vive Sull’annapurna, che in un qualche modo è stato fautore della sua salvezza. Okamoto riesce a raggiungere il suo obiettivo; sulla cima, riflette che quando si affronta la montagna, bisogna amarla. E per tornare vivo è essere amato dalla montagna.
La spada nell’ombra, la luna del mattino, mostra invece le selvagge terre dell’Alaska del 1899, la corsa all’oro che contraddistinse quelle lande e un misterioso straniero giunto da lontano per rendere giustizia a un increscioso fatto avvenuto anni prima.
Un pedigree centenario rivede come protagonista un animale, in particolare Belle, un bellissimo esemplare di pastore tedesco portato via dalla sua famiglia per essere usato nella Seconda Guerra Mondiale contro gli americani. Creduta per morta (durante quel periodo, tutti gli animali venivano uccisi e le loro pelli usate per cucire le divise dei militari), la sua padroncina scopre, attraverso un articolo di giornale che parla di un cane dell’esercito giapponese, che Belle è ancora viva e vive in America con l’addestratore che l’aveva trovata sul campo di battaglia. Dopo tante lettere al comandante supremo delle forze alleate in Giappone, riesce a riabbracciare la sua amata cagna, consentendo la prosecuzione della sua stirpe all’interno della famiglia Umehara.

Allevare un cane e altri racconti è una bellissima raccolta, poetica e toccante, che mostra il legame tra uomo e animali; con il suo tratto preciso e dettagliato, Jiro Taniguchi mostra la quotidianità con le sue tante sfumature, mostrando sentimenti e pensieri profondi, rivelando l’umanità che si cela dietro le piccole grandi cose della vita di persone comuni. Tavole stupende che coinvolgono il lettore in storie che arrivano nel profondo, proprio come sanno fare gli animali con una purezza d’animo che noi umani abbiamo perduto.

1 comment to Allevare un cane e altri racconti

  • […] Attraverso cinque capitoli, di cui tre divisi in due parti, Jiro Taniguchi racconta alcune avventure di K, personaggio misterioso ma dalla grande conoscenza delle vette dell’Himalaya. Individuo singolare, che agisce solo per ragioni sue, K ha un gran rispetto per la montagna ed è proprio questo rispetto, il suo entrare in sintonia con essa, e gli insegnamenti avuti dai Gujuz, un popolo di montanari, che gli permettono di compiere imprese che agli uomini sembrano impossibili. Attraverso l’esperienza di K viene mostrata non solo la bellezza della montagna, ma anche la sua durezza, la sua forza, le sue leggi che agli esseri umani possono sembrare crudeli e spietate. Ma la montagna non è qualcosa a disposizione degli uomini, è un luogo dove risiedono grandi potenze della natura: venti spaventosi, temperature proibitive, valanghe, pareti insormontabili. Tutti si fidano di K e hanno un gran rispetto per lui, anche se non è originario delle terre dell’Himalaya e non si sa nulla del suo passato. Ma chi sia per davvero, è un enigma; Jiro Taniguchi lo mostra, almeno una piccola parte, nel capitolo quattro, facendo intuire che tipo di persona era un tempo e come l’esperienza con la morte lo abbia fatto divenire quello che è adesso. Un capitolo triste e malinconico, ma che mostra anche come arriva il momento di svoltare pagina e andare avanti. K è una bella storia, anche se non poetica e riuscita come Terra Promessa, presente nella raccolta Allevare un cane e altri racconti. […]

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