La storia dimostra come la vita pacifica non sia tra le opzioni preferite dall’essere umano : non è esistito un periodo nel quale non ci sia stato un qualche conflitto bellico. Gli anni di pace tra una guerra e l’altra sono sempre stati pochi. E più la popolazione mondiale è divenuta numerosa, più le guerre si sono fatte numerose e frequenti.
Odi, faide, volontà di sopraffazione, d’impossessarsi dei beni di altri popoli: spesso i conflitti non sono stato altro che un modo per arricchire i potenti, far sì che le loro ricchezze aumentassero. Ma se per chi era a capo di una nazione si trattava di denaro e potere, perché le popolazioni li hanno seguiti? Senza il loro consenso, nulla i governati avrebbero potuto fare: e allora perché gli sono andati dietro? La gente comune non aveva nulla da guadagnare: rischiava in prima persona mentre chi li guidava se ne stava tranquillo al riparo; subiva ferite, menomazioni, perdeva gli affetti, spesso la vita e quando tutto finiva, se era riuscita sopravvivere, non era più quella di prima, rimaneva segnata per tutta la vita dagli orrori che aveva vissuto.
Spesso si è trattato di condizionamento, di aver voluto credere a parole e ideali che li hanno illusi. Tutto questo è stato dovuto all’ignoranza e alla pigrizia mentale di non farsi domande su quello che stava facendo. Ma di fondo, nell’uomo, c’è una forte dose di aggressività e violenza. Certo, è una parte della sua natura, che c’è sempre stata, che salta fuori in caso di bisogno, quale la fame o la propria sopravvivenza : alle volte è stata coltivata come punto di forza, alle volte è stata controllata per creare ordine, proprio come hanno fatto le società civili.
Ma le cosiddette società civili non hanno reso consapevole l’essere umano della violenza e dell’aggressività, si sono semplicemente limitate a reprimerla. E questo non è un bene.
La maggioranza ritiene che una società come questa, ordinata da leggi, strutture, istituzioni, non possa dare adito alla violenza, che se esiste è perché gli individui sono malati, afflitti da qualche disturbo psicologico. Non si rende conto che invece è la società, con il modo di vivere che ha instaurato, con i suoi diktat, con il suo sfruttamento, risucchiare energia a coloro che l’hanno creata, che non fa altro che far accumulare negli individui l’insoddisfazione, il malcontento, portandoli a vivere sempre più tesi, senza riuscire mai a staccare. Anche quando si trovano a fermarsi, sono così abituati a vivere nella frenesia che non riescono a vivere nella pace, nella tranquillità, debbono essere sempre di corsa, sviluppando un’adrenalina che li rende sempre più aggressivi, intolleranti verso gli altri, facendo divenire il prossimo un parafulmine di tale energia accumulata che deve essere scaricata. Nel modo in cui vivono, gli individui non riescono a rendersi conto di qual è la causa scatenante degli stati che provano: l’unica risposta che riescono a trovare è che se vivono così è colpa degli altri e che per questo gliela devono far pagare, scaricando su di loro tutta la loro aggressività.
L’uomo non riesce a capire che è lui la causa del suo mal, ma ricerca sempre all’esterno capri espiatori per non vedere la realtà, incapace d’accettare che è stato lui a permettere tutto ciò.
E’ così che si arriva a conflitti mondiali come quelli già vissuti. Ma benché essi appartengono al passato, non significa affatto che essi non possano tornare: i loro abiti possono essere diversi, ma la loro natura è sempre la stessa. E se non si sta attenti, il loro ritorno potrebbe non essere tanto lontano, vista la carica di tensione che pervade i popoli e che aspetta solo d’essere liberata.
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